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Tutte le operazioni clandestine di Damasco

L’offensiva autunnale del Mukhabarat punta a dividere definitivamente le opposizioni siriane e provocare rivolte in Turchia

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Mentre un team internazionale di venti esperti dell’OPAC (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) è arrivato in Siria attraverso il confine libanese per iniziare le operazioni di pre-smantellamento degli arsenali chimici, la guerra civile siriana si fa sempre più complicata.

 

Fonti molto accreditate lanciano una serie di nuovi allarmi riguardanti il governo siriano, chiamato in causa per alcune torbide operazioni d’intelligence in Siria e all’estero. Non si tratta tanto della recrudescenza e dell’intensificarsi delle manovre di guerra (peraltro ampiamente in atto a tutto dispetto e detrimento dei colloqui di pace, vedi i bombardieri di Assad che colpiscono scuole e ospedali quanto e più di prima).

 

Si tratta piuttosto dell’attivismo delMukhabaratovvero il servizio segreto di Damasco che, se possibile, rende ancor più pericoloso il proseguimento della guerra.  Pare, infatti, che gli agenti damasceni stiano lavorando su più fronti per provocare nuove rivolte, tanto in Siria quanto in Turchia.

 

 

Il servizio segreto in Siria
Per quanto concerne la Siria, si ritiene che il servizio abbia segretamente foraggiato e gestito il gruppo ribelle ultra-radicale noto ai più come Stato Islamico per l’Iraq e il Levante(ISIS), in parte in maniera esplicita e in parte senza che i suoi stessi membri ne abbiano consapevolezza.

 

ISIS non è una sigla nota nella galassia dei ribelli, tantomeno nel terrorismo internazionale. Sconosciuta fino a pochi mesi fa, una volta emersa dalle ceneri dello Stato siriano, a detta di tutti non era però direttamente annoverabile né tra le fila dei qaedisti né tra le altre brigate che combattono Assad sin dal 2011. Anzi, gli stessi ribelli nutrivano forti sospetti sul fatto che vi potesse essere uno Stato straniero dietro allo Stato Islamico per l’Iraq e il Levante, considerato anche che tutte le opposizioni (pur divise in fazioni) per lo più si riconoscono tra loro come siriane.

 

La stessa Jabhat Al Nusra, la principale milizia ribelle di matrice qaedista, è entrata in conflitto con l’ISIS proprio per le sue ambiguità, che vanno dalla componente straniera all’incertezza ideologica. Questo, nonostante le dichiarazioni fatte a suo tempo alla Reuters dal presunto capo di Al Qaeda in Iraq (AQI), Abu Bakr al-Baghdadi.

 

 

Cosa è lo Stato Islamico per l’Iraq e il Levante
Lo Stato Islamico per l’Iraq e il Levantefa la sua comparsa in Siria solo nell’aprile di quest’anno, radicandosi soprattutto nelle province di Raqqa e Idlib. Il gruppo balza alle cronache con l’omicidio di Kamal Hamami, noto anche come Abu Bassir al-Ladkani, comandante e figura di spicco dell’Esercito Libero Siriano. Hamami cade in un’imboscata a Latakia (cittadina nel nordovest della Siria che affaccia sul Mediterraneo), ma appare chiaro fin da subito che l’omicidio non è avvenuto per mano dell’esercito di Assad né per mano dei miliziani di Hezbollah e nemmeno per volere dei pasdaran iraniani. Fino a oggi, il mistero circa la sua morte era considerato irrisolto.

 

Due mesi dopo, è il 21 settembre, Antoine Mallohui, un funzionario siriano che aveva defezionato dal regime per unirsi alla causa dei ribelli, viene rapito dall’ISIS. Poco tempo prima (29 luglio) anche il negoziatore gesuita, Padre Paolo Dall’Oglio, cade nelle mani del gruppo estremista (si era recato a Raqqa proprio a fine mese, entrando dalla frontiera di Tell Abiad, con l’aiuto dei combattenti curdi).

 

 

Divide et impera
Lo scopo di reclutare e manovrare a proprio piacimento le milizie dell’ISIS da parte del servizio segreto siriano è chiaro: gettare discredito e spaccare in due le opposizioni che lottano contro il regime, seguendo l’antica tecnica deldivide et impera. Questo nella convinzione che, così facendo, tra gli osservatori internazionali (leggi Stati Uniti d’America) si sarebbe quantomeno instillato il dubbio che, in caso di vittoria dei ribelli, era possibile che la Siria conoscesse una sostituzione della dittatura alawita di Assad con un ancor più deleterio radicamento di Al Qaeda. Cosa che avrebbe frenato gli aiuti dell’Occidente e permesso una repentina retromarcia sull’esplicito sostegno occidentale ai ribelli. In buona parte, è proprio ciò che è avvenuto negli ultimi mesi.

 

 

L’infiltrazione in Turchia di gruppi terroristici
Ciò detto, il Mukhabarat starebbe operando alacremente per minare gli equilibri anche in Turchia. Ankara è notoriamente un acerrimo nemico di Bashar Assad e il suo esercito lavora al confine turco-siriano sia per contenere le insurrezioni curde sia per impedire uno sconfinamento della guerra. Dietro alle continue scaramucce di confine, il servizio segreto siriano opererebbe sobillando direttamente i più pericolosi gruppi rivoluzionari turchi, spronandoli all’insurrezione e sostenendoli economicamente.

 

Fonti accreditate rilevano come ilMukhabaratadesso finanzi DHKP-C, un’entità terroristica di stampo marxista-leninista (per capirsi, sono i responsabili dell’attentato all’ambasciata USA ad Ankara che ha ucciso l’attentatore e una guardia). Ma il servizio segreto di Assad avrebbe infiltrato anche l’organizzazione terroristica MLKP, altro gruppo comunista extra-parlamentare turco che ha trovato in Latakia la propria base operativa.

 

Infine, manovra la Syrian Resistance (noto anche come Fronte Popolare per la liberazione del Sanjak di Alessandretta), una milizia sciita alawita pro-regime accusata di aver compiuto attentati tanto in Siria quanto in Turchia e il cui capo, Mihrac Ural (anch’egli da tempo rifugiato a Latakia), opera da tempo per provocare la sollevazione delle minoranze sciite turche contro Ankara.

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Luciano Tirinnanzi