elezioni usa 2020
(Ansa)
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Elezioni Usa, la situazione negli stati chiave

Dall'Ohio alla Florida la lotta tra Bidene Trump ruota attorno ad alcuni stati, in bilico

A ormai poche ore dal voto americano, la situazione sondaggistica non sembrerebbe arridere troppo a Donald Trump. La media di Real Clear Politics dà il presidente indietro di oltre 6 punti a livello nazionale, mentre Joe Biden risulta avanti nei principali Stati chiave. Come se non bastasse, i democratici parrebbero confortati dall'elevato ricorso al voto anticipato nelle scorse settimane: uno strumento che tradizionalmente è l'asinello ad utilizzare maggiormente. Eppure la situazione resta complessa. Innanzitutto anche in casa democratica si teme un errore nei sondaggi, simile a quello verificatosi nel 2016. Più nello specifico, inoltre, sono settimane che gli istituti di ricerca stanno battibeccando tra loro. Da una parte, ci sono quelli che potremmo definire "mainstream", secondo cui il presidente risulterebbe ormai quasi spacciato. Dall'altra, realtà più piccole preconizzano una vittoria di Trump per la presenza di "elettori nascosti" che faranno valere oggi il proprio peso. Tuttavia, al di là di queste considerazioni generali, vale forse la pena di guardare alle singole aree, per cercare di capire come possa evolversi la complicata partita elettorale americana. Perché Trump, queste presidenziali, può ancora vincerle.

Florida:

Con i suoi 29 grandi elettori, è uno degli Stati chiave di queste presidenziali. E' dal 1924 che un candidato repubblicano non arriva alla Casa Bianca, senza prima aver conquistato la Florida. In tal senso, è chiaro che vincere in loco per Trump risulti di fondamentale importanza. Per quanto il presidente possa anche matematicamente permettersi di perderlo, ben difficilmente senza il Sunshine State nutre concrete speranze di essere riconfermato. Stando ai sondaggi, la situazione è in bilico, visto che la media di Real Clear Politics attribuisce a Biden un risicato vantaggio dello 0,9%. Se il candidato dem sembra stia riuscendo a sottrarre a Trump gli anziani delusi dalla gestione del coronavirus, il presidente parrebbe stia avanzando nel voto ispanico degli under 45. Tutto questo, mentre sta puntando su alcune carte precise in loco: l'anticastrismo e la difesa della libertà religiosa. Senza poi ignorare che una quota consistente di latinos non sia ostile nei confronti della linea dura, proposta da Trump, sull'immigrazione clandestina. Avanzare tra gli ispanici può in generale consentire al presidente di erodere la tradizionale base del suo rivale democratico. La Florida dovrebbe tra l'altro essere uno degli Stati in grado di dare i risultati definitivi abbastanza presto. Dall'esito qui capiremo quindi se Trump avrà o meno delle reali chances di riconquistare la Casa Bianca.

Pennsylvania:

E' l'altro Stato dirimente di queste elezioni. Con 20 grandi elettori, è qui che si gioca una delle partite più importanti. Nel 2016, Trump era riuscito a strappare quest'area ai democratici con uno scarto dell'1%. E Biden, questa volta, deve essere in grado di espugnarla, se vuole realmente far riottenere all'asinello il controllo della Rust Belt. Qui Trump ha effettuato una vera e propria rimonta nel corso del mese di ottobre: quattro settimane fa, secondo Real Clear Politics, il vantaggio locale di Biden era del 6,3%: oggi è dell'1,2%. Fondamentale per il presidente si è rivelata la strenua difesa della fratturazione idraulica: controversa tecnica di estrazione del petrolio e del gas naturale, a cui è strettamente legata l'economia della Pennsylvania. Biden ha pagato forti ambiguità su questo fronte, oltre al fatto di aver scelto un'ambientalista anti-fratturazione idraulica come Kamala Harris quale propria candidata vice. Se riesce a difendere il cosiddetto Keystone State, Trump conferma la sua attrattiva per i colletti blu e può permettersi al limite anche di rinunciare ad altri Stati della Rust Belt. Perdere in Pennsylvania, significherebbe per lui invece dover compensare adeguatamente altrove: una strada oggettivamente in salita.

Michigan e Wisconsin:

Vinti per un soffio da Trump nel 2016, i sondaggi danno qui il presidente in maggiore difficoltà quest'anno. Secondo Real Clear Politics, Biden è avanti del 6,7% in Wisconsin e del 4,2% in Michigan. La partita non è comunque chiusa: soprattutto in Michigan dove – negli ultimi sette giorni – Trump ha guadagnato circa 4 punti. In entrambi gli Stati, il presidente sta battendo sul tasto del commercio internazionale, rivendicando la rinegoziazione del Nafta e – soprattutto – ricordando che Biden – da senatore del Delaware – fu tra i principali fautori dell'ingresso della Cina nel Wto. Temi sensibili in loco, rispetto a cui l'ex vicepresidente si è posto nettamente sulla difensiva.

Nevada e Minnesota:

Pur trattandosi di due Stati molto diversi per numero di grandi elettori, composizione etnica ed economia, vale la pena considerarli insieme perché sono Stati in cui Trump – pur avendovi trovato la sconfitta quattro anni fa – risulta competitivo. In Minnesota, Biden è avanti del 4,3%, mentre in Nevada del 2,2%. Non è quindi affatto escludibile che il presidente possa riuscire a conquistarli. In Nevada, Trump – come in Florida – punta molto sul voto ispanico, mentre in Minnesota potrebbe avere successo non solo la sua posizione sul commercio internazionale ma anche –chissà– la sua linea "law and order". Il tema dell'insicurezza nelle città – spesso amministrate da sindaci democratici – non è stato granché affrontato dai sondaggi. Ma si tratta di un elemento che potrebbe contribuire a mobilitare gli "elettori nascosti" nelle periferie urbane: dal Minnesota alla Pennsylvania.

Texas e Arizona:

Si tratta di due Stati tradizionalmente repubblicani, su cui tuttavia Biden punta molto per cercare di portare a Trump la guerra in casa. Secondo Real Clear Politics, l'ex vicepresidente è avanti in Arizona dello 0,9%, mentre in Texas è l'inquilino della Casa Bianca ad essere lievemente in testa, con l'1,2%. Si tratta di una partita delicata per Trump. Una sua eventuale sconfitta in Arizona potrebbe anche essere tollerabile, mentre perdere in Texas significherebbe un colpo probabilmente fatale per il presidente. Va comunque detto che, al di là delle suddette rilevazioni, resta difficile per Biden riuscire a strappare al rivale degli Stati tradizionalmente repubblicani. Innanzitutto perché si tratta di territori di confine e, in tal senso, le posizioni ambigue di Biden sul fronte migratorio possono costituire un problema. In secondo luogo, una "sorpresa" positiva per Trump potrebbe arrivare proprio dalle minoranze etniche. Lo scorso 26 ottobre, il New York Times ha rilevato che Biden in Texas stia riscontrando forte freddezza da parte degli elettori ispanici locali.

Ohio:

Rispetto ad altri anni, stavolta si è parlato meno dell'Ohio. Secondo Real Clear Politics, in loco risulta in testa Trump con l'1,4% di vantaggio. La battaglia è quindi aperta. Senza dubbio si tratta di uno Stato matematicamente importante (ha 18 grandi elettori). E notoriamente, tranne che nel 1944 e nel 1960, chi vince in Ohio arriva poi alla Casa Bianca. Un fattore questo non tanto (o comunque non solo) legato alla matematica dei grandi elettori, ma anche alla capacità che questo Stato tradizionalmente ha di "fiutare" il sentimento generale dell'elettorato americano. Pur non potendo quindi certo adagiarsi sugli allori, il pur risicato vantaggio di Trump può lasciare significativamente accese le speranze dei repubblicani.

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Stefano Graziosi