Università, test di accesso
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Università: ecco perché il numero chiuso è un falso problema

L'importante è garantire l'accesso ai ragazzi che se lo meritano ma sono economicamente svantaggiati

A inizio settembre si sono svolte le temutissime prove d'ingresso per le facoltà a numero chiuso, vero e proprio incubo delle aspiranti matricole, in particolare di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria, per le quali quest'anno sono state presentate più di 80 mila domande per le prove di ammissione, delle quali all'incirca 67 mila solo per Medicina a fronte di 9.779 posti disponibili; peraltro, 600 in più dello scorso anno.

Tuttavia la questione centrale resta quella di sempre, ovvero se l'introduzione di un numero limitato di iscrizioni sia legittimo oppure in contrasto con il diritto allo studio garantito dalla nostra Carta costituzionale oltre che dalla normativa comunitaria.

Inutile ricordare che in merito a questa problematica vi sono state numerose sentenze del Consiglio di Stato a partire dal 2008, della Corte costituzionale e sinanche della Corte europea dei diritti dell'uomo che, seppure con diversi approcci motivazionali, hanno stabilito che il numero chiuso all'università è del tutto legittimo e non in contrasto con i principi della Convenzione europea.

Eppure, nonostante le varie decisioni tra le quali, come si è detto, quella dei giudici di Strasburgo, l'annosa querelle è tutt'altro che superata essendo non pochi coloro che continuano a considerare fortemente ingiusta e discriminatoria la selezione in quanto ritenuta violativa del diritto all'istruzione.

L'attualità della problematica non è rappresentata dalla possibilità di pianificare le iscrizioni universitarie in linea con le leggi ormai da tempo in vigore, quanto le concrete modalità applicative delle stesse. Infatti vi è ormai una diffusa consapevolezza che l'istruzione, nonostante la sua indiscussa importanza, non essendo un diritto assoluto può soggiacere a talune limitazioni rappresentate, per l'appunto, da una sua regolamentazione in linea con le prescrizioni della Carta fondamentale.

Proprio la nostra Costituzione garantisce l'istruzione unicamente "ai capaci e ai meritevoli, anche se privi di adeguati mezzi di sostentamento", coloro che possono vantare un diritto pieno e assoluto "di raggiungere i più alti gradi degli studi" per i quali soccorre un vero e proprio obbligo statale di sostegno.

La questione pertanto non è quella del numero chiuso, quanto piuttosto l'individuazione di più efficaci strumenti, più volte annunciati ma a oggi non ancora individuati, che consentano modalità di selezione tali da far emergere il merito e le capacità delle aspiranti matricole e la loro attitudine e predisposizione a intraprendere quel cursus studiorum. Una più compiuta tutela del diritto allo studio non passa attraverso l'abrogazione del numero chiuso bensì garantendo una effettiva e altamente qualificata formazione universitaria, soprattutto a favore dei ragazzi che nonostante il loro desiderio e capacità, risultano penalizzati in quanto economicamente impossibilitati a perseguirlo a causa delle crescenti difficoltà che sempre più famiglie sono chiamate a fronteggiare.


(Articolo pubblicato sul n° 41 di Panorama in edicola dal 27 settembre 2018 con il titolo "La riflessione. Il numero chiuso è un falso problema: l'importante è garantire l'accesso ai ragazzi che se lo meritano ma sono economicamente svantaggiati")

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Gerardo Villanacci