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Terzo settore, mai fidarsi di certi buoni

Inchiesta sul business della solidarietà che continua a crescere e diventa sempre più opaco

Gianni Agnelli lo fulminò con una delle sue stoccate più celebri: «È un tipico intellettuale della Magna Grecia». Indro Montanelli, all’epoca direttore del Giornale, maliziosamente rettificò: «Non capisco cosa c’entri la Grecia…». Perfidia pura. Eppure Ciriaco De Mita, monumento Dc della Prima repubblica, ex premier, pluriministro e oggi sindaco della sua Nusco, è arrivato a festeggiare 90 primavere più candido di un giglio. Ovvero, come mamma l’ha fatto: incensuratissimo.

Per metà della famiglia, anch’essa illibata, la procura di Avellino lo scorso ottobre ha però chiesto il rinvio a giudizio: presunta frode a due onlus per disabili. Anna Maria Scarinzi, moglie dell’ex presidente del Consiglio e presidente dell’associazione benefica Noi con loro, è sotto inchiesta per un giro di fatture false. Indagate anche le figlie: Simona e Floriana De Mita. Avrebbero incassato consulenze farlocche. Il sindaco di Nusco non è coinvolto. Ma si sarebbe attivato per far ottenere l’accreditamento, e i relativi fondi, all’Aias di Avellino.

De Mita, indimenticato oratore, capace due anni fa di strapazzare Matteo Renzi in un dibattito tv sul Referendum, non commenta. Mentre la moglie s’è sfogata qualche mese fa: «Ho solo fatto del bene». Già, attenti ai buoni. Le accuse di aver malversato con i soldi per i disabili sono tutte da dimostrare. Ma l’indagine dei magistrati irpini è una delle tante. Negli ultimi mesi, decine di inchieste hanno svelato le bugie nascoste dietro la solidarietà. Onlus, ong, associazioni senza scopo di lucro ed enti di varia foggia. Una caritatevole illegalità alle spalle di ciechi, sordi, immigrati, poveri. A Limbiate, nel Milanese, a fine gennaio 2019 arrestano due persone: una finta onlus raccoglieva offerte per i bambini malati di cuore.

Che poi i capi dell’organizzazione, a loro buon cuore, spendevano: anche giocando nelle sale slot. Una truffa, sostiene la Guardia di finanza, da 110 milioni di euro. A ottobre 2018 viene scoperta una maxi evasione da 3 milioni di euro di una onlus di Caltanissetta, accreditata dall’azienda sanitaria locale. A Como finisce nei guai una finta cooperativa sociale di assistenza ad anziani e disabili: i finanzieri scoprono 3,5 milioni di tasse non pagate e 130 lavoratori irregolari. Persino gli abiti usati raccolti nei cassonetti gialli possono diventare un business. A Cagliari, un mese fa, è cominciato il processo per un raggiro alla Caritas: i vestiti destinati ai poveri finivano nelle bancarelle di Napoli.

Il presidente di un’associazione del cuneese è stato invece denunciato la scorsa estate: avrebbe venduto i vestiti firmati donati dalle case di moda per le cure dei disabili. Un supposto incasso di oltre 100 mila euro. Perfino il glorioso Soccorso alpino del Trentino è accusato di spese ingiustificate per 300 mila euro. Mentre il 20 febbraio 2019 viene condannato a tre anni Pierpaolo Cagnasso, ex presidente della sezione della Croce rossa di Piossasco, nel Torinese. Incolpato di peculato e appropriazione indebita, avrebbe sottratto all’ente 400 mila euro, dal 2010 al 2016: per acquistare auto di lusso e immobili. E poi finte raccolte fondi per comprare ambulanze, esose società sportive, false donazioni a distanza. Dilettanti.

Basti pensare al gigantesco imbroglio che avrebbe architettato monsignor Patrizio Benvenuti, alto prelato di origini argentine, residente alle isole Canarie. Una frode da 30 milioni di euro, ai danni di quasi 300 persone. Gli ignari versavano le loro offerte alla fondazione umanitaria Kepha, di Benvenuti. I soldi, invece, sarebbero finiti in un diabolico meccanismo di riciclaggio: tra società estere e italiane. Tra i beni sequestrati c’è pure Villa Vittoria, sulla scogliera di Piombino: una lussuosa dimora del 1465, progettata nientemeno che da Leonardo da Vinci ed ex residenza della principessa Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone. La proprietà, del valore di otto milioni, era intestata alla fondazione. E pare fosse usata personalmente dal munifico monsignore. Che urla al complotto: «Sono finito sulla graticola, come San Lorenzo. Mentre altri stanno a Panama…». Capiamoci: il non profit pullula di brava gente, ci mancherebbe.

Ma la carità è diventata un’industria che fa gola a molti. Anche perché il terzo settore, rivelano le ultime stime, vale oltre 70 miliardi: più della moda. E continua a crescere senza sosta. A ottobre 2018 l’Istat ha diffuso l’ultimo bollettino. Nel 2016, le istituzioni senza scopo di lucro italiane erano 343.432 e impiegavano 812.706 persone. E mentre industria e servizi ripiegano, la bontà tira sempre di più. Nel 2001 le imprese del settore sfioravano il 5,8 per cento del totale: adesso sono il 7,8 per cento. Aumentano i dipendenti. Così come le entrate. A partire da quelle delle ong.

Una recentissima istantanea l’ha scattata il 28 febbraio 2019 il portale Open Cooperazione, che da quattro anni raccoglie dati e bilanci di oltre 200 organizzazioni non governative. In un anno il «fatturato» delle prime dieci ong italiane, ultimi bilanci alla mano, è cresciuto del 12,4 per cento: da 500 milioni del 2016 a 560 milioni nel 2017. Anche gli aiuti umanitari hanno però un lato oscuro. Perlomeno secondo le procure. L’inchiesta più fragorosa coinvolge il cognato dell’ex premier, Matteo Renzi: Andrea Conticini, marito di Matilde, sorella dell’ex premier. L’imprenditore è accusato di riciclaggio.

L’indagine ruota attorno a 6,6 milioni di dollari destinati ai bambini africani e raccolti dalla Play Therapy Africa limited: socio e direttore era Alessandro Conticini, fratello del cognato di Renzi ed ex funzionario dell’Unicef in Etiopia. Quei soldi, ipotizzano i magistrati fiorentini, sarebbero finiti su conti correnti personali: per investimenti immobiliari all’estero e altre operazioni finanziarie. Andrea Conticini è accusato di aver acquistato, a nome del fratello Alessandro, quote di tre società. Quasi 134 mila euro sarebbero finiti alla Eventi 6, la società di famiglia dei Renzi, ora al centro di un’altra inchiesta della procura fiorentina che ha portato all’arresto di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier. Altri 130 mila euro li avrebbe incassati la Quality press Italia. Mentre 4 mila euro sarebbero entrati nelle casse della Dot media di Firenze, che organizzava la Leopolda dell’allora Rottamatore. I soldi girati dalle organizzazioni umanitarie alle società di Alessandro Conticini, quantificano i magistrati, sono 10 milioni. La Fondazione Ceil and Michael Pulitzer dona, attraverso Operation Usa, cinque milioni e mezzo di dollari. L’Unicef, invece, versa 3,8 milioni a Play Therapy Africa.

L’inchiesta, partita nel 2016, sembrava arenata: per procedere, mancava la querela di parte. Poi La Verità, a inizio gennaio 2019, rivela che Operation Usa ha denunciato Alessandro Conticini per appropriazione indebita. La parte lesa più nota, Unicef, decide di non procedere. Del resto, con una nota, lo scorso settembre già chiariva: i soldi pagati sono il «corrispettivo di prestazioni d’opera nell’ambito di regolari contratti». E, in assenza di nuovi e clamorosi sviluppi, «l’orientamento rimarrà di non procedere a querela». Le indagini della procura di Firenze, intanto, proseguono.

Anche i finanziamenti alle ong restano un fronte aperto. Privati, aziende, istituzioni, crowdfunding. Ma soprattutto l’Unione europea: tra il 2014 e il 2017 ha destinato alle organizzazioni non governative 11,3 miliardi di euro, di cui 5,4 miliardi destinati agli aiuti umanitari in Africa. Una miniera di quattrini gestiti con «scarsa trasparenza». L’amara conclusione non giunge da cattivisti e seminatori di zizzania, ma da un’indagine dalla Corte dei conti europea sui finanziamenti gestiti dalle ong. La relazione, pubblicata il 22 dicembre 2018, spiega: «La Commissione non dispone di informazioni sufficientemente dettagliate sul modo in cui viene speso il denaro». E questa carenza «ostacola i controlli».

Insomma: un fiume di denari pubblici scorre, senza verifiche, in nome dell’inviolabile solidarietà. Una fiducia spesso malriposta. Perfino la classificazione di ong a volte è farlocca: «inattendibile», sfumano i magistrati contabili europei. L’altra marea che continua a montare è quella dell’accoglienza ai migranti. Solo in Italia, nel 2018, è costata 4,8 miliardi. L’emergenza s’è trasformata in business. E fioccano le inchieste. Come ha raccontato Mario Giordano qualche mese fa su Panorama, partendo dal caso più emblematico. Meno di due mesi fa viene chiusa l’inchiesta sul centro di Gradisca d’Isonzo: 42 persone indagate. Tra loro due prefetti, due viceprefetti, alcuni funzionari dello Stato e i vertici di una cooperativa di solidarietà. Una storia di soldi e appalti: anzi, un’associazione a delinquere, ritiene la procura di Gorizia.

Allargando l’orizzonte, tra il 2015 e il 2017 la Guardia di finanza ha denunciato 165 persone per reati legati alla gestione dei profughi: una alla settimana, in pratica. Qual è quindi l’amorale della favola? Attenti ai buoni! Anche perché Giulio Andreotti, incontrastato dominus della Prima repubblica, ricordava: «La cattiveria dei buoni è pericolosissima». Parola di Belzebù.

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Antonio Rossitto