Sotto osservazione i militanti di Al Qaeda in carcere
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Sotto osservazione i militanti di Al Qaeda in carcere

Dopo l'attentato di Bengasi, il Dap innalza il controllo sui terroristi nelle galere italiane

Sono 40 i terroristi legati alle cellule di Al Qaeda detenuti attualmente nelle carceri italiane. Dopo l’attentato all’ambasciata Usa di Bengasi, l’amministrazione penitenziaria italiana ha innalzato il controllo sui loro comportamenti all’interno delle celle. E ovviamente anche su tutto il materiale in entrata e in uscita dal carcere.

“Al momento non ci sono segnali di allarme o di preoccupazione che giungono dalle sezioni nelle quali  questi soggetti sono reclusi- rassicura Francesco Cascini, magistrato del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria- ovviamente anche all’interno del carcere arrivano le notizie e le informazioni  di quanto accade in Italia e nel  resto del mondo. Quindi è inevitabile che anche i questi detenuti vengano a conoscenza del malessere che in queste settimane esiste in alcuni Paesi a fede islamica nei confronti degli occidentali”.

In Italia  sono tre gli istituti penitenziari attrezzati per ospitare, in altrettante sezioni realizzate ad hoc, i detenuti condannati  o imputati di  essere legati alle cellule terroristiche di Al Qaeda: Macomer, in Sardegna, Benevento e Rossano, Cosenza.  Altri soggetti, sono detenuti momentaneamente per motivi processuali, anche nel carcere di Asti. Ma negli ultimi due anni il numero dei terroristi presenti nelle carceri italiane si è quasi dimezzato. Solamente nel 2010, i terroristi islamici reclusi erano 70. Oggi, 40: 39 uomini e una donna.

“Benché la popolazione carceraria di fede islamica si aggiri attorno ai 10 mila detenuti- puntualizza Cascini- non esiste nessun pericolo terrorismo nelle nostre carceri e soprattutto, è doveroso sottolineare, che non vi è nessun contatto tra i terroristi detenuti e gli altri islamici”

All’interno dei tre istituti carcerari, spiegano al Dap, sono stati ricavati spazi dedicati esclusivamente ai terroristi dove quest’ultimi godono degli stessi trattamenti degli altri reclusi.

Pur non volendo creare allarmismi, la posizione del garante dei detenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone, è  però leggermente diversa.

“È vero che il numero dei terroristi detenuti è piuttosto contenuto ma le difficoltà della detenzione e le condizioni particolarmente disagiate in cui versano attualmente i carcerati, potrebbero rendere la situazione esplosiva”.

“La presenza di questi detenuti legati alle cellule terroristiche e la loroconvivenza con numerosa popolazione straniera di fede islamica, sfiancata da una detenzione inumana- puntualizza Franco Corleone-  può con facilità, attirare l’attenzione di gruppi con un’intelligenza strategica molto forte”.

Dunque, le condizioni di sovraffollamento delle carceri italiane potrebbero, in questo momento di grande irrequietezza  internazionale, diventare terreno fertile per reclutare nuovi terroristi.

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Nadia Francalacci