Terremoto, adesso la Campania ha paura dei vulcani
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Terremoto, adesso la Campania ha paura dei vulcani

Secondo i piani di Protezione civile, in caso di necessità i residenti dei Campi Flegrei dovrebbero essere dirottati. Ma...nelle aree colpite dal terremoto

“La Campania ha paura. Non si tratta di allarmismo in quanto il rischio di eruzioni vulcaniche e nuovi terremoti, è reale e concreto e purtroppo la nostra Regione non è preparata ad affrontarli”.

A distanza di poche ora dall’ultima devastante scossa di terremoto che domenica mattina ha distrutto il centro Italia, Francesco Borrelli, consigliere della Regione Campania, chiede ufficialmente alla Protezione Civile di far partire le prove di evacuazione dei territori a rischio sismico, vulcanico e di tsunami della Campania.

“Parliamo di milioni di persone che abitano su queste aree che non sono informati in alcun modo su come muoversi in caso di emergenza. Dobbiamo essere preparati a ogni emergenza. Dai Campi Flegreial Salernitano passando per il Vesuvio e fino a Ischia o alla stessa Irpinia che dal 1980 con il passare degli anni, sembra aver abbassato la guardia- spiega a Panorama.it, il consigliere regionale Borrelli- in molte zone colpite dal sisma in questi giorni la popolazione locale si è salvata perché era preparata su come agire. Vogliamo che lo stesso avvenga anche in Campania".

Consigliere Borrelli, è vero che in caso di un evento sismico, un’eruzione del Vesuvio o un risveglio dei Campi Flegrei, la popolazione deve essere dirottata in Umbria e Marche?
È assurdo ma è così. Vorrei sapere chi è lo scienziato della Protezione civile che ha individuato proprio nelle aree colpite dal sisma di questi mesi, le zone per ospitare gli sfollati dai territori a rischio della Campania. Sto parlando di Umbria e Marche in particolare ma anche l’Abruzzo. Queste zone, come abbiamo visto, sono ad elevatissimo rischio sismico e mi chiedo come sia stato possibile che la Protezione Civile abbia pensato di spostare delle persone da una zona “rossa” ad un’altra zona “rossa”. È incredibile e alla luce di quanto è accaduto…estremamente preoccupante.

Ci farebbe un esempio?
Gli abitanti del comune di Bacoli, uno dei più popolosi con 30 mila abitanti e quello a più alto rischio in caso di eruzione, devono essere ospitati nelle Marche e in Umbria proprio nei paesi devastati dal sisma di questi giorni. Il comune campano di Terzigno è destinato all’Abruzzo, ed infine San Gennaro Vesuviano in Umbria.

Questo è quanto ha previsto la Protezione Civile… ma a che punto sono i piani di emergenza e quelli di evacuazione?
È questa la nota veramente dolente di questa situazione. Possiamo dire che siamo in “alto mare”. Per quanto riguarda i piani di emergenza la Protezione civile ha aggiornato quello dei Campi Flegrei, non ha mai fatto quello di Ischia e ha finito poco tempo fa quello del Vesuvio. Detto ciò esiste un altro problema importantissimo: di queste modifiche ai piani d’emergenza la cittadinanza non è stata mai informata. Ergo, questo equivale a non averli neppure fatti ovviamente senza considerare che effettivamente nel caso del vulcano di Ischia e quello del Marsili non è stato fatto davvero nulla.
Poi ci sono i piani di evacuazione che sono tanto importanti quanto quelli di emergenza. Mai stato fatto niente. L’ultimo risale a 10 anni fa, al 2006, con Guido Bertolaso. In quel caso con il piano ‘mesimax’ la popolazione fu “allertata” come in caso di eruzione del Vesuvio. Oggi, ci ritroveremmo a scappare proprio come ai tempi di Pompei ed Ercolano.

Pompei, sullo sfondo del vulcano Vesuvio. ANSA/CESARE ABBATE/Ansa

In dieci anni, però, è molto cambiato il territorio in particolare dal punto di vista urbanistico…
“Altro problema non trascurabile è, infatti, l’abusivismo edilizio e l’allargamento della strada provinciale 268 che è stata individuata come una delle vie di fuga in caso di eruzioni e sisma.

Può essere più preciso?
Lungo le arterie viarie indicate come quelle fondamentali per lasciare le aree a rischio, sono state costruite senza criterio un’infinità di palazzi che ovviamente ostacolano la fuga. Poi come se non bastasse è stato effettuato un allargamento della strada 268 ma non è stato effettuato a norma o comunque con gravissimi errori di progettazione.

Che cosa vuole dire? Che è non percorribile?
Sì, in sostanza questa strada quando piove viene chiusa alla circolazione perché si allaga e risulta non percorribile in sicurezza. Quindi, in caso di terremoto o di eruzione vulcanica bisogna solo augurarsi che almeno il tempo non ci abbandoni e che in cielo risplenda il sole.

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Nadia Francalacci