corte europea
PATRICK HERTZOG/AFP/Getty Images
News

Discriminazione a una coppia gay: ecco perché Strasburgo condanna l'Italia

Quasi 13 anni fa venne negata una richiesta di ricongiungimento familiare per motivi di salute: risarcimento di 20 mila euro

Nello stesso giorno in cui le Forze Armate americane hanno annunciato di aver istituito la possibilità di arruolarsi anche per i transessuali, sancendo così una parità di diritti anche in ambito militare, è arrivata da Strasburgo la condanna per l'Italia per discriminazione nei confronti di una coppia gay in relazione a un episodio avvenuto quasi 13 anni fa.

Una situazione particolare
La Corte europea dei diritti umani ha infatti condannato il nostro Paese a versare 20 mila euro all'italiano Roberto Taddeucci e al neozelandese Douglas McCall come risarcimento per i danni morali subiti dal negato permesso di ricongiungimento familiare, richiesto da McCall per motivi legati alla salute del compagno, sentenziando che quel rifiuto ha costituito "una discriminazione ingiustificata" di una coppia omosessuale rispetto alle coppie eterosessuali, che in circostanze analoghe avrebbero potuto ottenere il diritto al ricongiungimento contraendo il matrimonio.

In particolare, nella sentenza i togati hanno sottolineato che lo Stato italiano - pur non prevedendo il matrimonio tra omosessuali - avrebbe dovuto prendere in considerazione la situazione particolare della coppia gay e non avrebbe dovuto metterla sullo stesso piano di una coppia eterosessuale non sposata.

Il commento della coppia
Taddeucci e McCall si erano rivolti alla Corte nel 2009 dopo aver cercato invano per quasi cinque anni di ottenere il permesso di soggiorno, venendo quindi costretti ad andare a vivere in Olanda. "Siamo estremamente grati che le leggi dell'Unione europea ci abbiano permesso di potere proseguire la nostra vita insieme, sebbene con alti costi sia emotivi che economici", è stato il commento della coppia. "Siamo anche molto grati agli avvocati e alle associazioni che hanno lavorato e continuano a impegnarsi per porre fine alle discriminazioni e ovviamente vogliamo anche dire grazie alle nostre famiglie e ai nostri amici, che ci hanno dato il loro sostegno durante tutti questi anni. Speriamo che questa sentenza possa essere d'aiuto per altre coppie dello stesso sesso che, anche in altri Stati, si trovino nella stessa difficile situazione".

La risposta dell'attuale Governo
"Con la legge Cirinnà abbiamo lavorato perché l'Italia si allineasse con le indicazioni della Corte di Strasburgo. Non solo un obbligo morale, ma anche un obbligo giuridico del nostro Paese. La risposta alla sentenza di Strasburgo sta proprio in questa legge": così il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha commentato la sanzione della Corte europea dei diritti umani. 

I più letti

avatar-icon

Redazione