Stato-mafia: i pm hanno invaso il campo?
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Stato-mafia: i pm hanno invaso il campo?

L’inchiesta sulla presunta trattativa fra pezzi delle istituzioni ed esponenti mafiosi sta avvelenando l’ultima parte della legislatura. All’indomani della morte del consigliere del Quirinale Loris D’Ambrosio, il pm Antonio Ingroia si è detto addirittura pronto a fermare le indagini di fronte a una ragion di stato. Ma nella democratica America si sarebbero comportati in maniera molto diversa.

Pesi e contrappesi evitano abusi di potere in difesa dell’individuo.

Negli Stati Uniti una questione che coinvolga alte autorità non sarebbe trattata da un magistrato locale, ma da una commissione parlamentare.

È difficile che negli Stati Uniti una questione di portata nazionale, che coinvolga le alte autorità dello stato (come il caso dei presunti rapporti Stato-mafia in Italia), possa essere trattata da un magistrato inquirente locale, state e district attorney o prosecutor.

E ciò per un doppio ordine di ragioni relative all’ordinamento costituzionale che alla fine del Settecento ha previsto, per la prima volta nel mondo contemporaneo, un sistema basato sui pesi e contrappesi volti a impedire gli abusi di potere. I padri fondatori degli Stati Uniti, di cultura illuminista e liberale, tenevano in massimo conto i diritti individuali, che dovevano essere salvaguardati dall’intrusione di qualsiasi autorità pubblica.

Per questo disegnarono una carta fondamentale fondata sul principio federalista che prevede due livelli istituzionali, statale e federale, ognuno con le proprie leggi e i rispettivi poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, tutti indipendenti e non gerarchicamente subordinati. Quello che noi chiamiamo lo stato di diritto, e gli anglosassoni definiscono «rule of law», è regola del Bill of rights rispettata nei rapporti tra cittadino e pubblica autorità.

Questi riferimenti al quadro istituzionale sono necessari per comprendere il motivo per cui a un qualsiasi prosecutor è interdetta la possibilità di occuparsi di vicende che toccano gli Stati Uniti intesi come governo federale. Infatti, quando insorgono questioni che hanno a che fare con le autorità politiche nazionali, è il Congresso che generalmente prende l’iniziativa di istituire, presso la Camera dei rappresentanti o al Senato, una commissione investigativa (investigating committee), con obiettivi precisi e una durata limitata entro cui deve produrre delle conclusioni, il tutto nella massima pubblicità.

Nel secondo dopo guerra sono restate famose l’inchiesta sul crimine organizzato (che mise sotto inchiesta il potentissimo sindacato dei camionisti intrecciato con la politica) a cui negli anni Cinquanta contribuì il giovane Robert Kennedy, in seguito ministro della Giustizia (Attorney general) con il fratello presidente Jfk; e quella negli anni Settanta sulla corruzione tra politica e affari che portò alla luce anche il personaggio italiano rimasto misterioso chiamato Antelope cobbler (lo scandalo Lockheed).

L’altra ragione, ancor più decisiva, dell’impossibilità per un qualsiasi magistrato di occuparsi di affari di stato riguarda ciò che la costituzione prevede per il sistema giudiziario a cui è affidato l’accertamento della responsabilità personale di presunti reati specifici commessi dal presidente e vicepresidente, da alti funzionari del governo, da membri del Congresso e da giudici federali. In tutti questi casi il procedimento di inchiesta deve essere condotto da uno special prosecutor o independent counsel, nominato su iniziativa dell’Attorney general da una corte speciale investita di particolari poteri investigativi.

Gli italiani conoscono l’impeachment a cui può essere sottoposto il presidente americano (che ha toccato solo Richard Nixon), ma la procedura di messa sotto accusa può essere applicata a tutti gli individui delle categorie sopra ricordate.

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