Schettino in tribunale: 'Ridatemi la moto'
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Schettino in tribunale: 'Ridatemi la moto'

Il Tribunale di Grosseto con un provvedimento ha congelato l'oggetto dei desideri dell'ex comandante della Costa Concordia. E questo ha scatenato la sua rabbia.

''Ci tengo molto, anche più dell'auto”. Il comandante Francesco Schettino non riesce a stare senza la sua Honda Varadero. Sembra quasi la “bizza” di un bambino piccolo che rivuole il suo giocattolo con il quale è abituato a passare il tempo libero. Peccato però che al comandante Schettino, la moto sia stata sequestrata dal giudice assieme alla casa, all’auto e al garage di proprietà.

Il motivo? I beni intestati all’ex comandante della Costa Concordia sono bloccati dal provvedimento di sequestro emesso dal gup, Pietro Molino, su richiesta della procura, a garanzia del pagamento delle spese processuali e di eventuali pene pecuniarie.

Ma lui sembra proprio non voler sottostare a tale provvedimento e rivuole la piena disponibilità dei beni, in particolare della sua moto.
L’oggetto dei suoi desideri, “congelato” dal Tribunale, è una Honda Varadero 1000, una moto gran turismo bicilindrica usatissima dal comandante di Meta di Sorrento per gli spostamenti sulla costa sorrentina.

Stessa sorte è toccata anche agli altri due imputati: l'hotel director della Costa Concordia Manrico Giampedroni (cugino del secondo ufficiale morto sul Moby Prince, 22 anni fa), e il fleet crisis coordinator di Costa Crociere, Roberto Ferrarini. Anche per loro il gup, Molino, ha deciso di sequestrare i rispettivi patrimoni.
Eppure gli altri due non si sono lamentati.

I sequestri disposti dal giudice per le udienze preliminari, vengono eseguiti formalmente presso le conservatorie generali e per quanto riguarda i veicoli presso il Pubblico registro automobilistico (Pra). Ma nonostante i provvedimenti giudiziari, i beni non vengono tolti dalla disponibilità dei legittimi proprietari. Infatti Schettino, come gli altri, li può usare ma non disporne liberamente. Ciò sta a significare che non potrà vendere la casa oppure l’auto senza l’autorizzazione, il consenso del Tribunale.

Ma evidentemente l’utilizzo del bene, non basta a renderlo felice.

In un anno e tre mesi dal naufragio del Giglio in cui sono morte 32 persone, l’ex comandante della nave da crociera, ha più volte attirato su di sé i riflettori dei media.
Indimenticabile la sua uscita con un amico in motoscafo al largo del Comune di Meta di Sorrento dove Schettino stava scontando la misura cautelare disposta del Tribunale: l’obbligo di dimora all’interno dei confini del Comune campano.

Era il 1 agosto 2012 quando fu fotografato a torso nudo, occhiali da sole e abbronzatura caraibica. Non erano trascorsi neppure di otto mesi dal naufragio e l’ episodio suscitò l'indignazione di molti familiari delle vittime e di tantissimi cittadini comuni che avevano seguito la vicenda. Le sue immagini a bordo del motoscafo infatti fecero il giro del mondo.
E adesso un’altra richiesta sulla quale proprio non vuole cedere: la moto.

Stamattina infatti davanti al collegio del riesame, composto dal presidente del Tribunale di Grosseto Michele Addimandi e dai giudici Giovanni Muscogiuri e Vincenzo Pedone,i difensori di Francesco Schettino hanno ribadito ancora una volta la volontà di ottenere il dissequestro del patrimonio del comandante. Gli altri due imputati, Giampedroni e Ferrarini hanno invece rinunciato a presentare la stessa istanza. Il collegio è poi rimasto riunito quasi un'ora per poi comunicare alle parti la volontà di riservarsi.

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Nadia Francalacci