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Roma, Spelacchio è morto: storia di un albero di Natale brutto e simpatico - Foto

L'abete rosso che "abbellisce" piazza Venezia si è seccato. Ne prende atto anche l'amministrazione Raggi. Ecco cosa è successo e perché

Se a Torino l'albero di luci illumina di magia e colori piazza Castello, e a Milano un albero di oltre 30 metri di altezza si staglia ogni notte luminoso sulla facciata di marmo del Duomo, il Natale romano è segnato da... Spelacchio. Così è stato battezzato dall'implacabile ironia romana il malridotto albero scelto dalla giunta Raggi per abbellire piazza Venezia e la Città eterna, sempre bella, ancora più bella a Natale. Spelacchio a parte.

Spelacchio, povero, a Natale neanche ci arriverà. Spelacchio è già morto. Ora lo ha annunciato anche il Comune di Roma. O meglio, Spelacchio è nato morto, come capita a tutti gli alberi di Natale privati delle loro radici. Ma Spelacchio - e la povera Virginia - è stato più sfortunato. Le proiezioni della morte su di lui sono state celeri, inclementi, funeste. Una sorta di riflesso delle difficoltà del Campidoglio in carica.  

Perché l'albero di Natale di Roma è stato chiamato Spelacchio

Ubicato in piazza Venezia e illuminato da 3 mila metri di luci l'8 dicembre 2017, l'albero di Natale del Comune di Roma ha subito acceso le polemiche divertite e l'ironia dei romani e dei social. Poco frondoso, tutt'altro che in salute, un po' racchio, è stato chiamato "Spelacchio", in contrapposizione al florido albero del Vaticano, in piazza San Pietro, nominato "Rigoglio"

Abete rosso costato quasi 50 mila euro, contro i 15 mila euro spesi per l'albero nel 2016, ha subito attratto gli sfottò. Anche politici. C'è chi ha visto in Spelacchio, povero e triste, "il vero emblema della giunta M5S guidata dalla Raggi" (Marco Palumbo, consigliere capitolino Pd, dixit). Virginia Raggi su Facebook si è difesa definendo l'albero "addobbato con semplicità e raffinatezza".

Perché Spelacchio è morto

Proveniente dalla Val di Fiemme, in Trentino, là, nella sua terra, Spelacchio era tutt'altro che spelacchiato. I forestali del luogo (la Magnifica comunità di Fiemme) assicurano che si presentava benissimo, in partenza. A gravare sulla sua bellezza originaria sono stati probabilmente i traumi del viaggio di oltre 600 km (effettuato dalla Ecofast Sistema srl) e del posizionamento a Roma. 

Come tutti gli alberi così giganteschi, per rendere possibile il trasporto è consuetudine tagliarne le radici. Quindi Spelacchio, come pure l'albero meneghino e simili, nasce gà morto. Si tratta di un'operazione di routine che consente però agli alberi pensati per addobbare le piazze di resistere nel loro splendore per almeno un mese e mezzo. Con Spelacchio, però, qualcosa non ha funzionato. Forse non è stata eseguita correttamente la delicata operazione di slegatura della pianta, una volta arrivata a Roma. Ed ecco che l'abete rosso della Raggi è seccato prematuramente. L'albero capitolino più che segnare una futura e gravida nascita, sembra un requiem da Re Magi già tornati a casa, sui loro passi. 

E così il Comune di Roma ha cambiato strategia: dopo aver preso le difese della beltà di Spelacchio, inondato da sberleffi e da forte eco mediatico con tanto di troupe televisive internazionali, ora il Campidoglio dichiara morto Spelacchio e vuole fare chiarezza su responsabilità e danni arrecati.

Le frasi ironiche più divertenti della Rete

L'ilarità ha subito preso il campo, soprattutto sui social network, dove sono nate pagine Facebook e Twitter targate Spelacchio (tra i tweet a firma Spelacchio: "Ho più follower che rami"). 

Anche i vip hanno partecipato al dibattito canzonatorio, con Simona Ventura, ad esempio, che ha avviato una colletta di palline, luci e addobbi per risollevare le sorti di Spelacchio.

Ecco alcune delle frecciatine più simpatiche e divertenti, da Twitter. 

Il giornalista Gianni Riotta commenta tagliente: 


Per saperne di più:

Spelacchio
ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
Un'immagine dell'albero di Natale di Piazza Venezia, meglio conosciuto come "Spelacchio", dopo la pioggia degli ultimi giorni. Roma, 16 dicembre 2017.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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