Tradizioni natalizie a scuola, le polemiche danneggiano gli studenti
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Tradizioni natalizie a scuola, le polemiche danneggiano gli studenti

Aumentano gli istituti che rinunciano a presepe e cerimonie. Quali sono le reazioni dei bambini? L'intervista alla psicologa e il nostro sondaggio

“Intervenire sulle regole scolastiche in modo da neutralizzare la ricorrenza del Natale è fuori tempo e dannoso, oltre che elemento di strumentalizzazione negativa verso i musulmani". Sono le parole del leader delle comunità islamiche di Treviso e vice presidente della consulta regionale per l'immigrazione, Abdallah Khezraji, dopo le polemiche che hanno seguito alla scelta del preside della scuola paritaria di Rozzano.

"O c'è un progetto di scuola laica come, ad esempio, in Francia, dove nonostante questo abbiamo osservato le conseguenze del fanatismo - rileva Khezraji - oppure occorre affrontare un progetto di convivenza come avvenuto in diverse scuole in cui il Natale è diventata una ricorrenza abituale anche per gli studenti di altre religioni". Per Khezraji, non devono essere azzerate le differenze ma accettate reciprocamente. Ma le polemiche sembrano non spegnersi. Anzi.

Dopo l’eliminazione dei canti natalizi e del presepe, in una scuola di San Donato di Sassari un preside rifiuta la benedizione del Vescovo, scatenando nuove discussioni e tensioni anche con la Curia. Ma proprio in Italia, secondo un’indagine commissionata alla Doxa dal festival natalizio “Magico Paese di Natale” di Govone (CN), per 1 italiano su 2 (55%) il vero simbolo del Natale è il presepe che batte, anzi sarebbe meglio dire surclassa, l'Albero di Natale. Quale può essere il “contraccolpo” psicologico su bambini che lo hanno sempre fatto e vivono questi momenti come parte integrante delle loro tradizioni?

“Parlare di contraccolpo psicologico forse è esagerato- spiega a Panorama.it,Tania Fiorini, psicologa infantile e psicoterapeuta- la vita è piena di cambiamenti a cui è importante imparare a farvi fronte. Se una scuola ha sempre organizzato il presepe e quest’anno decide di non farlo deve prepararsi a rispondere alle inevitabili domande che da questa decisione arriveranno, ma questo vale anche per quelle scuole che decidano di fare un presepe o un albero laddove questa tradizione non fosse esistita. Di fronte ad una tradizione che viene cambiata, doppiamo aspettarci delle domande ed essere pronti a rispondere in modo pacato. Esercitare l’accoglienza non implica la soppressione delle tradizioni esistenti, quanto piuttosto un ampliamento delle medesime. Come si affrontano le cose fa la differenza molto più delle cose in sé.

Come deve essere affrontato, se è possibile, l'argomento con i bambini?
Dove si dovesse presentare la situazione di una scuola che non organizzi il presepe o l’albero è necessario parlare con i bambini per spiegare le ragione di questa decisione. Non dare nessuna spiegazione è pericoloso, perché si lasciano soli alla mercé di tutte le possibili interpretazioni, non ultima che “sia colpa” della presenza di altri bambini se è stata presa la decisione di non allestire gli addobbi simboli tipici del Natale. Non ci dimentichiamo che gli essere umani sanno adattarsi ai cambiamenti, ed è compito degli adulti favorire questo processo nei bambini.

Quali sono gli atteggiamenti che gli adulti non devono avere per evitare che nei giovani studenti nasca una sorta di risentimento verso i compagni musulmani?

La nostra società è sempre più multiculturale e multietnica ed è indispensabile trovare un modo per stare tutti insieme. Sono in aumento non solo i bambini musulmani, ma anche quelli di altre religioni (si pensi alla comunità cinese) e, perché no, anche i bambini figli di atei o agnostici ed è importante che non si costruiscano sterili contrapposizioni “noi contro loro”, quanto piuttosto si colgano tutte le occasioni per aprire un dialogo e un confronto. Le tradizioni delle differenti culture dovrebbero rappresentare una ghiotta occasione per iniziare la conoscenza reciproca piuttosto che un’occasione per accentuarle o costruire pericolose contrapposizioni.

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Nadia Francalacci