Piromani in azione. E l'Italia brucia da Nord a Sud
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Piromani in azione. E l'Italia brucia da Nord a Sud

In un giorno oltre 155 roghi hanno distrutto centina di ettari di bosco e messo in periocolo la vita di migliaia di persone. I carabinieri hanno arrestato due piromani

Week end di fuoco. 155 incendi hanno devastato, in meno di 24 ore, il Paese. La Campania è stata la regione che, solo nella giornata di domenica, ha inviato il maggior numero di richieste, 9, al Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento della Protezione Civile. A seguire, 4 richieste dall'Umbria, 3 ciascuno da Abruzzo, Lazio, Calabria e Sicilia, 2 dalla Toscana, una da Marche e Sardegna. 42, invece, gli incendi che si sono sviluppati solo nel Lazio, di cui 14 nella provincia di Roma, esclusa la Capitale. Anche l’Umbria è stata flagellata dai roghi: solo dall’inizio di quest’anno sono andati distrutti oltre 552 ettari di boschi e oltre 772 ettari di superfici non boschive.  

Le fiamme divampate nel cuore della Maremma, a Marina di Grosseto sono state quelle che hanno destato maggior allarme in tutta Italia. In meno di 36 ore, tre incendi tutti dolosi, hanno distrutto un campeggio, un maneggio, decine di ettari di bosco. Non solo, hanno costretto 1.100 turisti a dormire all’interno di un centro commerciale e hanno provocato la morte di 19 cavalli.

Mentre i vigili del fuoco stanno ancora analizzando il rogo che ha distrutto il campeggio, i carabinieri hanno arrestato due piromani, un 42 enne di Firenze che ha appiccato le fiamme a Cala Violina e un giovane di 29 anni che però continua a dichiararsi innocente.

L’uomo originario di Firenze, che questa mattina ha confessato ammettendo  “Ho fatto una cavolata”, è stato fermato all’interno dell'area naturale protetta Le Costiere di Scarlino, una riserva del Demanio agricolo-forestale della Regione Toscana ricca di vegetazione dove il bosco dalla campagna si spinge fino al mare. Ma non sempre è semplice riuscire ad arrestare i piromani.

Osservare l’incendio e studiare il suo luogo d’origine. Ingegner Roberto Lupica, vice direttore vicario del Direzione Centrale per l’Emergenza e il Soccorso tecnico dei Vigili del Fuoco, stabilire se un rogo è doloso oppure originato da una distrazione, non è una cosa semplice…
Sono moltissimi gli aspetti che devono essere individuati, repertati  e successivamente analizzati in laboratorio. E’ un lavoro che talvolta può sembrare impossibile, di fronte a roghi devastanti come quello che nel week end ha distrutto il litorale di Marina di Grosseto, ma se le fiamme sono state originate da un piromane, sul terreno rimangono comunque le tracce del suo passaggio: piccole, a volte “microscopiche” ma pur sempre tracce del suo “dna”.

Sono i vigili del fuoco i tecnici dell’investigazione. Non si limitano a spegnere le fiamme ma ad elaborarne scientificamente  la loro propagazione e le modalità con le quali sono state originate. Il loro intervento post incendio,  è fondamentale e fornisce gli elementi utili affinchè le forze dell’ordine possano risalire all’autore dell’incendio  

In che modo si riesce a scoprire se l’incendio è doloso oppure no?
Occorre analizzare lo scenario nella sua interezza per riuscire a capire da dove si è originato l’incendio. Talvolta è molto semplice altre volte occorre ispezionare in modo molto approfondito tutti i materiali presenti sul posto per capire quello che ha subìto una deformazione, dovuta al calore, molto più importante. Quello è il punto esatto da dove ha avuto origine il fuoco. Lo step successivo è dato dalla repertazione di tutti i materiali “dubbi” che possono essere rinvenuti in prossimità del punto d’origine assieme ad altri materiali, anche se completamente distrutti che si trovano nelle vicinanze. Se la potenza del rogo e la velocità con la quale si è propagato è più violenta  rispetto all’infiammabilità stessa dei materiali ritrovati sul luogo, l’incendio è sicuramente doloso. Un altro aspetto investigativo fondamentale per stabilire se l’incendio sia o meno doloso è la propagazione. In questo caso determinante diventa lo studio delle condizioni meteo oltre a quelle ovviamente dell’ambiente nel quale sono divampate le fiamme.        

Quali sono le tecniche utilizzate dai piromani per appiccare gli incendi?
Solitamente questi soggetti utilizzano tecniche ad innesco ritardato per evitare di rimanere coinvolti nell’incendio e soprattutto per aver il tempo di allontanarsi da quel luogo ed eventualmente raggiungere una postazione favorevole per osservare quanto sta avvenendo. Solitamente, riscontriamo l’utilizzo di materiali a lenta combustione collegati a sostanze a rapido sviluppo che permettono alle fiamme di propagarsi velocemente. Attraverso  le attrezzature “campali” ovvero che possono essere utilizzate sul luogo del rogo,  come ad esempio  le "Pid", riusciamo ad individuare immediatamente che tipologia di vapori sta emettendo il reperto che abbiamo appena raccolto e quindi possiamo capire se è stato utilizzato ad esempio, la benzina oppure dell’alcol. E questo lo si è in grado di fare anche a distanza di una settimana.

Da alcuni anni i  Vigili del Fuoco hanno un reparto d’eccellenza che collabora con le procure d’Italia per riuscire a ricostruire incendi o esplosioni che sono state al centro di gravi fatti di cronaca..

Dal 2004 è nato il Nucleo investigazioni antincendio, un gruppo di specialisti che lavorano a fatti di cronaca complessi. A questi dieci uomini, coordinati dall’ingegner Francesco Notaro, vengono affidati casi delicatissimi per i quali è necessario ricostruire sia l’origine delle fiamme che le modalità di propagazione e innesco di un incendio nel quale hanno perso la vita esseri umani.      

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Nadia Francalacci