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Aborto, perché Papa Francesco ha detto quelle parole così pesanti

Più che le idee - non nuove - di condanna dell'interruzione della gravidanza, hanno sorpreso i toni e il linguaggio: con quel terribile sostantivo, "sicari" riservato a medici e personale clinico che applicano la legge 194

"Praticare l'aborto non è un atto civile, è come affittare un sicario per risolvere un problema". E ancora: "Interrompere la gravidanza è un modo di dire" perché in realtà "si fa fuori" una persona.

È durissimo, papa Francesco, nella prolusione tenuta all'udienza generale di mercoledì 10 ottobre, incentrata sul significato del quinto comandamento del Decalogo, “Non uccidere”, che, ricorda il pontefice, impone a tutti i credenti e a ogni uomo di buona volontà di non ammazzare perché l'unico Signore della vita è Dio. Ed in questo ambito i primi a dover essere protetti sono le persone fragili, i bambini non nati, i bambini malati anche se sono ancora nel grembo materno, che devono invece essere considerati sempre "un dono" perché – per il Papa - ci liberano dall'egocentrismo.

Aborto, peccato mortale e delitto abominevole

In realtà, nulla di nuovo sotto il cielo d'Oltretevere in materia di interruzione volontaria della gravidanza.

Papa Bergoglio, come i suoi predecessori ha sempre condannato l'aborto, definendolo “peccato mortale” e “delitto abominevole”. Ma con altrettanta decisione ha sostenuto la necessità di aiutare le donne che in gravidanza vivono momenti difficili, chiamando in causa anche le responsabilità degli uomini, e ricordando che la Chiesa è, comunque, sempre aperta al perdono.

Proprio per questo, nel Giubileo della Misericordia indetto due anni fa, grande spazio è stato dato all'attenzione alle donne in attesa e la vicinanza a quelle che, per svariati motivi, sono costrette a ricorrere all'aborto, concedendo anche ai parroci la facoltà di perdonare in confessione coloro che si pentono d'aver interrotto volontariamente la gravidanza, prerogativa che prima di Francesco era appannaggio solo dei vescovi.

Una linea pastorale in linea con Giovanni Paolo II che, nella storica Lettera alle Donne pubblicata il 29 giugno 1995, chiese perdono all'universo femminile per le “ingiustizie” subite a causa degli uomini, chiamati anche loro alle responsabilità in materia di aborto. Sostenendo, per la prima volta da parte di un pontefice, che le donne che si pentono per aver abortito devono essere perdonate, accolte dalla Chiesa ed aiutate. Stesse aperture ribadite in seguito da Benedetto XVI ed ora da papa Francesco.

Toni duri e linguaggio “sudamericano”

A sorprendere, però, su quanto ribadito da Jorge Mario Bergoglio sono i toni e il linguaggio. Nessun papa prima di lui aveva paragonato i medici e il personale che assistono le donne nelle pratiche abortive a dei "sicari”, parola terribile che ha immediatamente generato forti reazioni da parte di organismi e partiti, come i Radicali e i militanti dell'Uaar (Unione agnostici atei razionalisti) che bollano l'intervento papale “sconcertante ma che non ci stupisce per niente”.

Circola, comunque, dentro e fuori le mura vaticane il sospetto che Francesco – da sempre contrario all'aborto, fin dai tempi dell'Argentina – abbia volutamente calcato i toni, colorandoli con espressioni forti tipiche della spontaneità popolare sudamericana, per mettere a tacere l'ala tradizionalista e conservatrice dei cattolici che lo dipingono come un pontefice di “sinistra”, non ligio alla Dottrina tradizionale, e per questo da combattere con campagne denigratorie.

Come insegna il caso del vescovo Carlo Maria Viganò.

Bergoglio, comunque, al di là dei toni e delle espressioni sudamericane, ha confermato  senza nessuna incertezza che per la Chiesa abortire è peccato alla luce del quinto Comandamento “Non uccidere”, punto centrale della sua catechesi pubblica del mercoledì davanti a circa 30 mila  pellegrini giunti in piazza San Pietro da tutto il mondo.

Nel ricordare che a nessun uomo è lecito uccidere un altro uomo, ha sostenuto che "un approccio contraddittorio consente anche la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti. Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare?".

"Io vi domando - ha chiesto rivolgendosi ai pellegrini - è giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema?". "È come affittare un sicario per risolvere un problema".

Poi ha chiesto di stare vicino a quei genitori che si trovano ad affrontare il problema dell'arrivo di bambini disabili: "I genitori, in questi casi drammatici, hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà, per affrontare la realtà superando le comprensibili paure. Invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza. È un modo di dire «interrompere la gravidanza»", ha commentato il Papa, secondo il quale in realtà "significa fare fuori uno", una persona.

Poi un appello ai giovani, tra l'altro protagonisti del Sinodo in corso in Vaticano: "A tanti giovani va detto: non disprezzare la tua esistenza! Smetti di rifiutare l'opera di Dio! Tu sei un'opera di Dio! Non disprezzarti con le dipendenze che ti rovineranno e ti porteranno alla morte".

Infine un ringraziamento particolare a tutti coloro che spendono il loro tempo per aiutare persone in difficoltà, poveri, migranti: "Vorrei fermarmi per ringraziare tanti volontari, ringraziare il forte volontariato italiano che è il più forte che io ho conosciuto che è sempre vicino ai più deboli bisognosi di aiuto".

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Orazio La Rocca