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Pedofilia: il cardinale Errazuriz e le accuse di omesso controllo sui preti

Richiamato dal Papa, il porporato deve partecipare al summit a porte chiuse in Vaticano (15-17 maggio) in cui si discute della grave crisi che ha colpito la Chiesa cilena riguardo allo scandalo delle violenze sessuali tra il clero

 Ci ha pensato a lungo prima di accettare l'invito-ordine del Papa di guidare la folta delegazione di vescovi cileni al summit in Vaticano dal 15 al 17 maggio per discutere sulla grave crisi che ha colpito la Chiesa del Cile dallo scandalo delle violenze sessuali e della pedofilia tra il clero. Ma alla fine, il cardinale Francisco Javier Errazuriz ha accettato, forse a malincuore, e ha dovuto imbarcarsi sul primo aereo per Roma accompagnato da due vescovi - Cristian Caro (Puerto Montt) e Gonzalo Duarte (Valparaiso) - che faranno parte dei 33 presuli che da martedì fino a giovedì prossimo dovranno rispondere davanti al Pontefice delle tremende accuse di omesso controllo sui preti accusati negli anni scorsi di abusi sessuali su minori.

Chi è Errazuriz

Il cardinale Errazuriz, che è anche autorevole membro del C9, il gruppo dei cardinali che sta affiancando il Papa nella riforma della Curia, si era sempre rifiutato di prendere parte allo scomodo summit, malgrado le pressioni dei cattolici cileni, delle organizzazioni di vittime di preti pedofili e, soprattutto, della stampa del suo Paese.

"Fino a ieri pensavo di non andare, ma alla mia età posso cambiare idea", ha confidato, a sorpresa, prima di imbarcarsi per la capitale italiana. Fino a qualche ora prima, i collaboratori del porporato avevano fatto sapere che il cardinale era "stanco delle controversie" e per questo non avrebbe partecipato agli incontri chiesti dal Papa.

A fargli cambiare idea, secondo la stampa cilena, sarebbe stato lo stesso papa Francesco a chiamarlo direttamente per chiedergli di partecipare all'incontro dove, presumibilmente, sarà oggetto di non poche attenzioni da parte delle autorità pontificie. In particolare, Errazuriz, che è stato arcivescovo di Santiago tra il 1998 e il 2010, dovrà difendersi dalle accuse di omesso controllo e copertura dei casi di pedofilia dalle vittime del sacerdote Fernando Karadima (indicato tra i maggiori responsabili di violenze sessuali), e pertanto ritenuto uno dei principali responsabili dell'occultamento degli abusi dei preti cileni degli anni passati.

"Sono contento che abbia cambiato idea perché era arcivescovo di Santiago negli anni in cui si sarebbero verificato i maggiori atti di violenze sessuali tra giovani vittime", il commento dell'avvocato Sergio Micco, membro del consiglio della Fondazione Voci cattoliche, organismo impegnato accanto alle vittime e sul fronte delle denunzie.

Chiarire le responsabilità

In sostanza, papa Francesco vuole chiarire le responsabilità di ciascuno esponente del clero cileno e chiederà conto dei casi coperti e insabbiati ai 33 vescovi che prendono parte alla tre giorni, dopo la missione dell'inviato dello stesso pontefice, monsignor Charles Scicluna, in Cile, e dopo che  Bergoglio nei giorni scorsi in Vaticano aveva ricevuto e ascoltato le testimonianze di una rappresentanza delle vittime, Juan Carlos Cruz, James Hamilton e José Andres Murillo. I tre avevano puntato il dito non solo contro il 'carnefice' principale, il sacerdote Fernando Karadima già punito con la riduzione allo stato laicale, ma contro tutti coloro che nella Chiesa cilena lo avevano coperto.

"Siamo stati uccisi due volte", avevano detto in una affollatissima conferenza stampa a Roma dopo il colloquio con papa Francesco. Ora è la volta dei vescovi, tra i quali ci sarà anche monsignor Juan Barros, il vescovo di Osorno, figlio spirituale dello stesso Karadima, per il quale è stata forte la protesta delle vittime durante il viaggio del Papa in Cile all'inizio dell'anno. Il più alto in grado, è comunque il cardinale Errazuriz, tra i più stretti collaboratori di Bergoglio in materia di riforme curiali ma costretto a difendersi da accuse pesanti come già accaduto ad un altro “importante” cardinale, l'australiano George Pell, rinviato a giudizio a Melbourne per difendersi da accuse di omesso controllo e abusi sessuali.

Incontri e convocazioni

Gli incontri, che si terranno nella sala al primo piano dell'Aula Paolo VI, fanno seguito alla precedente convocazione dell'episcopato cileno dell'8 aprile scorso. "Il Santo Padre, richiamato dalle circostanze e dalle sfide straordinarie poste dagli abusi di potere, sessuali e di coscienza che si sono verificati in Cile negli ultimi decenni, ritiene necessario esaminare approfonditamente le cause e le conseguenze, così come i meccanismi che hanno portato in alcuni casi all'occultamento e alle gravi omissioni nei confronti delle vittime", si sottolinea nella dura nota della Santa Sede che, nell'annunciare la convocazione dell'incontro, cita anche, e non a caso, le "numerose testimonianze, scritte ed orali, che Sua Santità ha continuato a ricevere nelle ultime settimane".

L'obiettivo – assicurano in Vaticano - è quello di chiarire "la responsabilità di tutti e di ciascuno in queste ferite devastanti, nonché studiare cambiamenti adeguati e duraturi che impediscano la ripetizione di questi atti sempre riprovevoli. È fondamentale - sottolinea ancora la nota diramata dalla Sala Stampa della Santa Sede - ristabilire la fiducia nella Chiesa attraverso dei buoni pastori che testimonino con la loro vita di aver conosciuto la voce del Buon Pastore e che sappiano accompagnare la sofferenza delle vittime e lavorare in modo determinato e instancabile nella prevenzione degli abusi". Non è previsto che papa Francesco rilasci alcuna dichiarazione né durante né dopo gli incontri, "che si svolgeranno in assoluta confidenzialità". Ma chi ha sbagliato “pagherà”, assicurano le autorità vaticane.



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Orazio La Rocca