Parla Massimo Bossetti: "Il mio incubo da mostro innocente"
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Parla Massimo Bossetti: "Il mio incubo da mostro innocente"

All'ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, racconta a Panorama la sua vita in famiglia e le giornate in carcere: "Ho anche tentato il suicidio"

«Sono disposto a rimanere in carcere per il resto dei miei giorni, ma nessuno mi convincerà a confessare un delitto che non ho commesso. Nessuno!».

Sul numero di Panorama in edicola da giovedì 15 giugno, parla in un’intervista esclusiva Massimo Bossetti, il muratore bergamasco condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, avvenuto il 26 novembre 2010.

Alla vigilia del processo di Appello che si aprirà il 30 giugno prossimo, Bossetti si difende dalle accuse e con Panorama ribatte – dettaglio su dettaglio – all’impianto accusatorio che l’ha condannato alla massima pena: la sua presenza sul luogo del delitto, la spiegazione delle tracce genetiche sugli indumenti della vittima , il materiale pornografico trovato sul computer di casa.

Bossetti rivela poi come, detenuto in carcere in questo periodo, abbia tentato il suicidio: «Era sabato, il giorno successivo all’udienza in cui la Pm in modo sgarbato e disumano mise al corrente il mondo intero di possibili scappatelle di mia moglie. Il pensiero mi consumava il cervello. Da un momento all’altro è come se si fosse spenta la luce nei miei occhi, un buio totale…».

Nella lunga intervista, Massimo Bossetti, racconta le lunghe giornate in carcere, dove per lui è diventato importante il rapporto epistolare con l’esterno: «Persone sconosciute, che dal momento dell’arresto mi hanno dimostrato la loro solidarietà con lettere accorate, affettuose, che sono riuscite ad aprire uno spiraglio di luce nelle mie giornate più buie e disperate…».

Con particolari e giudizi, Bossetti si concentra anche sulla famiglia, non soltanto sull’infedeltà della moglie, ma anche sulla scoperta di non essere figlio legittimo e sulla madre che ha dichiarato di essere stata inseminata artificialmente a sua insaputa. E afferma: «Mi ha ferito scoprire molte cose sulla mia famiglia... Mi ha ferito non poter assistere agli ultimi istanti di vita di mio papà: lui mi voleva accanto e mi è stato disumanamente impedito di esserci. E poi sono stato profondamente ferito con una condanna ingiusta, un ergastolo». E aggiunge: «Hanno detto che sono malvagio, sadico, con doppia personalità. Tutte accuse che chi mi conosce sa che sono lunari. Mi ritengo un uomo mite che vive per la sua famiglia».

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