Effetto Bergoglio: l'identikit dei nuovi papaboys
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Effetto Bergoglio: l'identikit dei nuovi papaboys

Attenti al sociale, lontani dai movimenti e vicini alle parrocchie: ecco chi sono i giovani di Francesco

Nuova generazione papaboys: la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) di Rio de Janeiro ha visto cambiare l’identikit dei giovani che si radunano intorno a Papa Francesco rispetto a quelli che accorrevano da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

La prima generazione di papaboys, quella «stregata» da Papa Wojtyla, era composta per lo più da giovanissimi provenienti dai movimenti: Comunione e liberazione, Neocatecumenali, Rinnovamento nello spirito, Focolarini, Comunità di Sant’Egidio, Scout. Amavano le chitarre e gli slogan, la Giornata mondiale della gioventù era una sorta di Woodstock cattolica, anche con qualche concessione alla trasgressione.

Con Ratzinger la musica è cambiata: le chitarre hanno lasciato il posto al canto gregoriano, l’adorazione eucaristica ha sostituito le «ola» per Wojtyla. I papaboys 2.0, al tempo di Benedetto XVI, erano più riflessivi e più legati alla tradizione. Ai grandi raduni di piazza preferivano le messe.

A Rio de Janeiro si è affacciata la terza generazione. I Bergoglioboys sono un po’ più grandi di età dei loro predecessori, più informati e aggiornati, si tengono in contatto con i social network, non hanno paura di criticare la Chiesa e non appartengono solo ad associazioni e movimenti. Molti arrivano dalle parrocchie, altri non sono neppure credenti e sono numerosi quelli che nel tempo libero fanno volontariato o si impegnano sulle frontiere della lotta per la legalità o della difesa dell’ambiente.

Sono più consapevoli e critici, assai meno militarizzati di quelli di Wojtyla che rispondevano ai leader dei loro movimenti. Dal punto di vista politico i papaboys restano bipartisan: da Wojtyla a Bergoglio destra e sinistra per loro non sono motivo di divisione. Anche se i papaboys di Francesco si sentono più vicini al territorio e assai più «terzomondisti» di quelli che seguivano Ratzinger.

La Chiesa di Bergoglio parla la lingua dei poveri ma resta esigente sul fronte della morale sessuale. Molti ragazzi a Rio esibivano il «tau», la piccola croce di legno francescana a forma di T. Jorge Mario Bergoglio ha riacceso, tra i papaboys, anche la devozione alla Madonna: in Brasile c’erano tanti ragazzi devoti alla Vergine di Medjugorje oppure ai santuari mariani latinoamericani.

Il pontefice chiama a raccolta anche giovani gay e divorziati. E non mancano persino i cristiani non cattolici, gli ebrei e i musulmani. Papa Francesco insomma è trasversale, i fedeli si mescolano ai curiosi sperando di stringere la mano o di incrociare
lo sguardo del vescovo di Roma arrivato al soglio «dalla fine del mondo».

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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