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Paolo Villaggio: camera ardente e funerali - FOTO

In Campidoglio e poi alla Casa del Cinema a Roma: da Banfi a Grillo, da Sorrentino a Casaleggio e Franceschini, l'ultimo saluto all'attore

La Camera ardente per Paolo Villaggio è stata aperta il 5 luglio in Campidoglio a Roma.

Davanti alla bara dell'attore, morto all'età di 84 anni a Roma, posta su un tappeto rosso, il cuscino di rose bianche della famiglia.


"Sarebbe felicissimo dell'addio in Campidoglio e soprattutto della presenza di tutte queste persone, mi diceva sempre che la vera sfortuna è morire durante i mondiali perché non ti si fila nessuno - racconta il figlio Pierfrancesco -. Ho avuto la fortuna di stargli molto vicino negli ultimi 5 anni e questo mi ha dato modo di instaurare un rapporto che non avevo mai avuto prima. Ogni volta che tornavo da un viaggio con lui ero esausto perché era una persona complessa - ricorda ancora -, oggi pagherei per fare uno di quei viaggi. Non sono io a doverlo dire, ma della sua eredità artistica resterà sicuramente la maschera di Fantozzi. Con il rispetto dovuto quella interpretazione me lo fa paragonare a Totò".

I funerali si sono tenuti poi in forma laica al teatro all'aperto della Casa del Cinema. Oltre i familiari al completo, i figli Elisabetta e Pierfrancesco e la moglie Maura, hanno partecipato all'evento, tra gli altri, Maria Sole e Ricky Tognazzi, Renzo Arbore, Walter Veltroni, Paolo Cirino Pomicino, Neri Parenti, Luca di Montezemolo, Roberto D'Agostino, Simona Izzo, Dori Ghezzi, Milena Vukotic, Massimo Boldi, Carlo Vanzina, Lina Wertmuller, Carlo Freccero e Luca Bergamo.

Tutto è iniziato con la canzone di Fabrizio De Andrè dal titolo Carlo Martello, e subito dopo è arrivata la voce stessa di Paolo Villaggio tratta dall'intervista (l'ultima) fatta da Mario Sesti nel documentario La voce di Fantozzi. "Non è personaggio comico Fantozzi - dice nell'intervista l'attore genovese -, ma un personaggio tragico, l'uomo più sfortunato in assoluto della letteratura italiana. Ma per fortuna è stato anche un terapeuta liberando gli italiani da quella cultura consumistica, delle settimane bianche e dello spendere a tutti costi per essere felici. Lui faceva le vacanze e tornava infelice. Così molti italiani capirono, forse per la prima volta, di non essere dei fenomeni così isolati quando le loro vacanze erano tragiche".

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ANSA/VINCENZO TERSIGNI
La cerimonia funebre per Paolo Villaggio. Roma, 5 luglio 2017

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Redazione