Giornata internazionale contro l'omofobia
EPA/Villar Lopez
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Omosessualità: perché è importante parlarne a casa e a scuola

La giornata mondiale contro l'omofobia permette di riflettere sull'educazione alla tolleranza del diverso che deve partire da piccoli

Per un bambino il concetto di "diversità" è del tutto relativo. Non è "diverso" colui che ha la pelle più scura o più chiara, quello che porta gli occhiali o l'apparecchio per i denti; quello che viene da un paese lontano o che ha due mamme o due papà.

Un bambino è "diverso", piuttosto, se non ha l'album delle figurine o l'ultimo modello di scarpe da ginnastica. Perché i bambini hanno la capacità di fissarsi su cose che agli adulti sembrano capricci, mentre ci danno lezioni di vita sui grandi temi dell'esistenza.

L'importanza di imparare dai bambini

Per questo, nella giornata mondiale contro l'omofobia, vale la pena riflettere su quello che noi insegnamo ai nostri figli a dispetto di quello che loro, con naturalezza, pensano.

Non si tratta, infatti, di educare alla tolleranza e al rispetto del diverso, perché quella è congenita alla natura del fanciullo, ma di evitare che le sovrastrutture e i sentito dire s'impossessino dei bambini portandoli a odiare quando sono naturalmente predisposti all'amore.

Un bimbo nasce arcobaleno per poi perdere sfumature e acquisire pregiudizi. Quello che può fare un genitore è tenere gli occhi aperti per capire quando l'animo del pascoliano fanciullino perde d'ingenuità e lì intervenire.

Vivere la tolleranza, non insegnarla

"Mamma, perché quei due ragazzi si tengono per mano" ha chiesto una volta un bambino di 7 anni alla madre. E lei, semplicemente, ha risposto: "Perché si amano". "Giusto mamma, come ho fatto a non pensarci" ha concluso il piccolo.

Non servono grandi discorsi filosofici con i bambini, quanto l'evidenza delle cose. Su questo gli psicologi sono tutti d'accordo: non c'è un momento giusto per spiegare cosa sia l'identità di genere, l'omosessualità o perché ci siano coppie formate da soli uomini o sole donne.

E' la vita di tutti i giorni l'occasione d'insegnamento e la scuola di tolleranza.

Bambini tolleranti non diventeranno adolescenti bulli

Difficilmente quel bambino di 7 anni cui la madre ha risposto così diventerà un adolescente bullo o pieno di pregiudizi. Il buon esempio è la miglior arma educativa per crescere esseri umani sereni e consapevoli della differenza tra giusto e sbagliato.

Diverso il discorso quando si tratta di adolescenti che si trovano faccia a faccia con la cattiveria di coetanei cui i genitori, quando avevano sette anni, hanno insegnato che quei due ragazzi che si tengono per mano fanno qualcosa di sbagliato e innaturale.

L'omosessualità a scuola

Lì sarebbe compito degli insegnanti intervenire, ma in Italia non esiste ancora una cultura di genere messa a sistema. Ci sono a macchia di leopardo professori coraggiosi che provano a "insegnare" l'omosessualità cercando di sradicare dal sostrato più profondo della formazione adolescenziale il concetto di "sbagliato" dal fatto che due persone dello stesso sesso si possano amare. 

L'Organizzazione mondiale della sanità ha definito l'omosessualità come una normale variazione della sessualità umana e come tale andrebbe affrontata in classe, a scuola, per le strade e nella vita.

Ma il "diverso" spaventa e la comunità cerca il sympleton da trasformare in capro espiatorio per esorcizzare la paura.

Educare alla tolleranza dovrebbe essere l'asse portante della comunità civile, ma se ancora oggi serve dedicare una giornata mondiale all'omofobia significa che il cammino da percorrere è ancora molto lungo.

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Barbara Massaro