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Obiezioni non tutte di coscienza

Le vicende della Sea Watch, di Morgan e del suicidio assistito hanno riportato in auge il tema della disobbedienza civile (lecita o meno)

In questi giorni la forzatura della legge da parte di una nave che aveva illegalmente trasportato migranti alle nostre coste ha portato alla ribalta il tema della obiezione di coscienza. Ma anche, se pur diverso, il caso sollevato dal cantante Morgan, che si opponeva a uno sfratto legale da casa sua in nome di un valore superiore, ha rappresentato un caso di obiezione di coscienza. Meno eclatante e meno amato dai talk-show si agita una questione ben più importante che è la scarsa considerazione che invece la obiezione di coscienza dei medici riceve dalla legge che intende regolare il suicidio assistito.

Insomma tre casi ben diversi, su fronti vari, ma che tirano in ballo in qualche modo la possibilità di disobbedire alla legge. E come abbiamo visto trattati in modo diverso, con diverso peso, dai media. E qui sta la prima riflessione.

Evidentemente per il pensiero dominante che si esprime nel sistema mediatico ci sono obiezioni più "rilevanti" e altre meno, ma sulla base di questioni che non c'entrano con la rilevanza etica bensì l'opportunità nel dibattito politico e, diciamo così, l'appeal. Seconda cosa, la questione della obiezione di coscienza è sollevabile in ogni caso di dissenso dalle leggi? O deve entrare in gioco laddove l'obbligo della legge impone qualcosa di contrario a livello profondo, radicale, alla propria coscienza. Altrimenti ogni dissenso giustificherebbe una contravvenzione alle leggi.

Nei casi succitati ognuno può vedere come nel primo si è trattato di una disobbedienza non motivata da una vera e propria obiezione di coscienza ma di una sfida di natura politica (condivisibile se rimane tale non se infrange le leggi se no è un "liberi tutti" irresponsabile) sulla gestione di un problema complesso come la immigrazione da regolare o no.

Nel secondo, quello di Morgan, si tratta di una obiezione civile che tira in ballo questioni importanti come la tutela del bene dell'arte. Il cantante e autore monzese fa bene a giocare la sua immagine la sua faccia per questo grande tema, che va dispiegato in tutta la sua portata, come pochi di noi facciamo da tempo. Io a Morgan offro casa mia a Forlì, ma a una condizione: che si impegni a rompere le scatole non su casa sua o su quelle case degli artisti, eccetto che per quelli poveri, ma sul fatto che la musica non è fatta gustare a scuola in Italia - diseducazione dalla quale dipende anche il successo di molti programmi mediocri sulla musica e la canzone. Ci stai, Marco?

Nel terzo caso, il silenzio è preoccupante. Lì si tratta di una vera faccenda di obiezione di coscienza. Ma su questo argomento scomodo, meno glamour, meno "teatralpolitico", vedete? Poco dibattito. Strano.

Forse perché davvero qui si tratta di un caso di obiezione di coscienza, cioè di vera opposizione a un potere che ferreamente impone leggi che molti considerano disumane. Occorre guardare bene.

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Davide Rondoni