Norman Atlantic come il Moby Prince
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Norman Atlantic come il Moby Prince

Differenze e analogie con il disastro navale avvenuto davanti a Livorno 23 anni fa e nel quale morirono bruciate 140 persone. "Renzi, adesso la verità"

Quelle fiamme non hanno divorato solo la Norman Atlantic ma anche i familiari delle vittime del Moby Prince, la nave sulla quale morirono 140 persone, arse vive, in una notte di aprile di 23 anni fa.

Quell’incendio in alto mare tra l'Italia e la Grecia, quelle urla di disperazione e paura dei passeggeri, hanno portato il ricordo indietro di oltre due decenni davanti al porto di Livorno: la nave della Moby Lines si incendiò dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo.

Pochi decine di minuti e il petrolio contenuto nelle cisterne del mercantile prese fuoco bruciando completamente la nave passeggeri e tutti i suoi occupanti. Solo uno, un mozzo, riuscì a salvarsi.

Perché dalle fiamme del Moby Prince non fu salvato nessuno? Perché i soccorsi non sono mai arrivati se non con moltissime ore di ritardo?
Eppure la nave era in rada, nel porto di Livorno a due passi dalla costa e dai soccorritori e non in mare aperto come la Norman Atlantic; quella notte dell’11 aprile 1991 il mare era calmo, non certamente in tempesta come per la Norman Atlantic e infine non c’era neppure la nebbia che ostacolava la visibilità oppure il vento forte che impediva il raggiungimento della nave.

Tutte le condizioni erano favorevoli per salvare i 140 occupanti ma nessuno fece nulla.

Non a caso la tragedia del Moby Prince non ha ancora una soluzione, un colpevole, una dinamica chiara e precisa. Nessuno, nonostante le indagini e processi, è riuscito a stabilire ancora la verità.

Luchino Chessa, figlio del Comandante del Moby Prince morto sulla sua nave assieme a sua madre, vedere le immagini della Norman Atlantic riapre una ferita mai rimarginata completamente…

Purtroppo gli incidenti capitano e senza voler entrare nel merito delle cause dell'incidente e delle condizioni preesistenti del Norman Atlantic, la differenza sostanziale tra la tragedia del 1991 è quella di ieri è che la macchina dei soccorsi in questo caso è stata organizzata bene e ha fatto e sta facendo il suo lavoro. Al contrario, nel caso del Moby a Prince, tutto è avvenuto nel segno della improvvisazione e della disorganizzazione, considerando oltretutto che l'incidente è avvenuto nella rada di un porto, Livorno, in una limpida e serena notte di primavera del 1991..

In questo caso stanno emergendo poco a poco molti aspetti sulla sicurezza e navigabilità dell’imbarcazione mentre per il caso del Moby c’è stato e c’è solo un muro di gomma…

Spero sempre che tutti coloro che hanno avuto a che fare con la tragedia del Moby Prince, per i soccorsi ritardati e scoordinati, per le manomissioni avvenute a bordo del traghetto dopo l'incidente, per le omissioni omertose, per i tentativi di depistaggio, per l'andamento dell'iter inquirente e di quello giudicante che hanno confezionato su misura una verità banale, ma comoda, quando vengono a conoscenza di incidenti come quello di ieri, si mettano la mano sulla coscienza e abbiano il coraggio di dire quello che sanno. Noi familiari delle vittime del Moby Prince non dimentichiamo la tragedia di 23 anni fa e lo stesso dovrebbe fare il Presidente Renzi che è intervenuto puntuale ricordando il lavoro che la macchina dei soccorsi ha fatto e sta facendo per portare in sicurezza tutti i passeggeri ed i membri dell'equipaggio del Norman Atlantic.

Lei ha scritto immediatamente al Presidente Renzi..
Sì, nei giorni scorsi ha ricevuto una mia lettera in cui si richiedeva per l'ennesima volta un suo intervento sulla vicenda Moby Prince. Alla luce di questa nuova tragedia del mare pensiamo per il Presidente Renzi debba dare un segnale in questo senso che può aiutare il nostro Paese a cambiare pagina perché non accada più quello che è avvenuto 23 anni fa. Insomma, non più Moby Prince

Dottor Chessa, lei ha però espresso anche tutto il suo apprezzamento per i soccorritori della Norman Atlantic..
Certamente, come potrei non farlo? Come familiare di vittime di una tragedia di mare vorrei davvero rimarcare l'efficienza dei soccorsi, il lavoro eccellente fatto da tutti coloro che nelle varie vesti hanno portato in salvo oltre 400 persone da un traghetto in fiamme ad oltre 20 miglia dalla costa con un mare in tempesta. Bravi! Come familiare di vittime del mare, come cittadino non posso che essere orgoglioso.

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Nadia Francalacci