Nessuna nuova prova contro Bossetti? Lo si inchiodi sul gossip
ANSA /Ufficio Stampa Carabinieri
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Nessuna nuova prova contro Bossetti? Lo si inchiodi sul gossip

Le indagini languono e gli investigatori corrono dietro a corna e mutandine. Il Dna basterà per condannare il presunto assassino di Yara? Tutto sull'omicidio della tredicenne

In un'estate senza gossip, salvo i bikini e i topless ministeriali, i pettegolezzi hanno preso spunto dalla cronaca nera. E, nel bel mezzo di un agosto uggioso, sono spuntati gli amanti di Marita Comi, la bella moglie di Massimo Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio, in carcere dal 16 giugno scorso. Pare questa l'unica sostanziale - si fa per dire - novità sulle indagini condotte dalla procura di Bergamo. Indagini che, dopo la svolta dell'arresto, sono tornate a languire e a mostrare le proprie fragilità, rese ancor più imbarazzanti dal fatto che, almeno a quanto ci dicono le analisi compiute su migliaia di dna, c'è un nome ed un cognome da aggiungere alle caselle fino a pochi mesi fa incomplete del cruciverba investigativo.

Della morte della povera Yara ormai sappiamo quasi tutto. Il dove, il come, il quando. Da giugno sappiamo anche chi. Eppure, nonostante ci siano ormai molti punti da unire, la procura non ha ancora saputo tirare le linee, chiudere le indagini e chiedere il processo. Ad agosto, con i programmi tv in ferie e i giornali zeppi e zuppi di secchiate d'acqua gelata, si sono arrestate anche le notizie sul delitto Gambirasio. Quasi che gli investigatori abbiano voluto rispettare l'ozio dei cronisti o, piuttosto, ne abbiano approfittato per tirare il fiato. Ma ora la carovana dei media sta ripartendo all'assalto, giornalisti e telecamere tornano a suonare campanelli, a setacciare i paesi della bergamasca e a spremere i pochi dettagli disponibili. Persino il curiale periodico "Credere" ha mandato in copertina un'intervista "esclusiva" a don Resmini, parroco del carcere di Bergamo, che racconta le sue visite quotidiane al pio detenuto Bossetti. Eppure, al gossip si resta.

E come tale, non sempre quel che si dice è tutto vero. I due amanti della signora Comi, per esempio. La notizia, fatta filtrare da ambienti investigativi e volta a sgretolare il quadretto da famiglia del Mulino Bianco che la difesa tenta di dipingere intorno ai Bossetti, è vera a metà. Vera - e verificata - la debolezza, umana e passeggera, datata 2013, del tutto falsa quella datata 2010, più attinente alle indagini (il delitto è del 26 novembre 2010). Cosa c'entra con l'inchiesta? Poco, parrebbe.

Ma fa il paio con le corna originarie, quelle di Ester Arzuffi, madre di Ignoto 1, generato da una tresca con Giuseppe Guerinoni, l'autista di pullman di Gorno. E poi è estate e ci sta bene. Arriva poi un'altra notizia - o sarebbe meglio dire velina - che invece potrebbe davvero pesare a carico di Bossetti. Ovvero che dal suo computer, sequestrato dagli investigatori nella sua casa di Mapello, qualcuno ha digitato le parole "tredicenni" e "sesso" sul motore di ricerca Google. Una ricerca effettuata nel 2014, a distanza di anni dall'omicidio, che però potrebbe svelare reconditi desideri proibiti del presunto assassino. Anche stavolta la notizia si fa spazio su giornali e tv, pigramente rilanciata ed amplificata. Yara, quando è stata uccisa, aveva tredici anni. E il movente sembra essere sessuale. Nessuno però si prende la briga di provare a effettuare la stessa ricerca. Peccato, perché si sarebbe scoperto che con quelle due parole, né su Google né su "Google immagini" si ottengono risultati pornografici. Solo notizie di cronaca o discussioni sulla sessualità di adolescenti. Come il figlio maggiore di Bossetti che, appunto, ha tredici anni.

Forse anche per questi disperati tentativi di aggiungere indizi e prove investigative al quadro accusatorio, gli avvocati di Bossetti, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, la prossima settimana presenteranno domanda di scarcerazione e di arresti domiciliari per il loro cliente. L'esito negativo pare scontato, ma ci sarà comunque da attendere, perché sia in tribunale che in procura si torna a lavorare solo il 15 settembre. Quel che è certo è che sarà un autunno caldo. Con l'accusa che, a rinforzo della prova del Dna, schiererà alcuni dati incontrovertibili: Bossetti fa il muratore (nei polmoni di Yara c'era polvere di cemento), abita nella zona dell'omicidio, la sera del delitto aveva il cellulare spento, frequentava Brembate di Sopra e la zona della palestra da cui è scomparsa la giovane ginnasta e, forse, anche lo stesso 26 novembre 2010 transitava davanti a casa di Yara a bordo del proprio furgone. Di contro la difesa vorrà sapere di più su quel Dna che Bossetti ha lasciato, con il proprio sangue, sui vestiti di Yara nel campo dove fu trovata senza vita, a Chignolo d'Isola. Di quel reperto, però, non è rimasto più niente. Basterà per condannarlo all'ergastolo?

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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