Le navi da crociera? I mezzi preferiti dai narcotrafficanti
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Le navi da crociera? I mezzi preferiti dai narcotrafficanti

Il colonnello Mauro Scenna spiega come migliaia di croceristi ogni giorno viaggiano tra tonnellate di cocaina purissima diretta in Italia

Il mezzo di trasporto più sicuro per i narcotrafficanti? Non è l’aereo, come per la maggior parte dei coloro che viaggiano, bensì la nave. E ancora meglio se si tratta di nave da crociera. Le navi del lusso e del divertimento che solcano i nostri mari sono ormai da anni il mezzo prediletto dei narcotrafficanti: la grandezza, il numero elevato dei passeggeri e un controllo molto più blando alle frontiere, permette il trasporto di centinaia di chilogrammi di cocaina purissima senza correre il rischio essere intercettati.

Da quasi un decennio, infatti, le circa 300-400 tonnellate di cocaina purissima che arrivano in territorio europeo sbarcano per lo più da navi da crociera o mercantili che attraccano nei porto del Nord Europa o negli scali turistici italiani come Civitavecchia o Savona o in quelli commerciali come il porto di Gioia Tauro. E il tutto avviene all’insaputa degli armatori.

Insomma, negli ultimi anni sono cambiate molte volte le rotte e le modalità di occultamento delle sostanze stupefacenti ma non quelle di trasporto. I narcotrafficanti quasi in un gioco a scacchi con l’intelligence, sono costantemente alla ricerca di nuove navi, di nuovi percorsi per attraversare l’Oceano Atlantico ma soprattutto di porti considerati “sicuri” per far sbarcare la droga.

Colonnello Mauro Scenna, Direzione Centrale Servizi Antidroga, che cosa determina il cambiamento di rotta del narcotraffico?
I narcotrafficanti modificano le rotte in funzione del rischio di essere intercettati dalle forze di polizia. Non solo. L’altro aspetto che incide in modo preponderante sul cambiamento di percorso è il grado di corruzione di funzionari doganali presenti nei porti dei Paesi africani che è determinato, spesso, dalle condizioni socio-politiche di quel territorio. In sostanza se in un Paese è più semplice corrompere un funzionario, il carico di cocaina sarà dirottato in quel porto invece che in un altro.

Qual è il percorso che compie oggi il traffico di cocaina? Come sono cambiate le rotte negli ultimi anni?
Negli ultimi anni, a seguito di importanti operazioni antidroga condotte dalle forze di polizia italiane e straniere, abbiamo assistito ad uno spostamento degli sbarchi di cocaina dai porti dell’Africa occidentale a quella orientale. Fino a qualche mese fa, i narcotrafficanti facevano arrivare tonnellate di droga dalla Colombia, dal Brasile e dall’Argentina nei Paesi che si affacciano sul Golfo di Guinea. La droga arrivava con carichi di ananas, banane e frutta sciroppata attraverso società di import ed export. Poi una volta sbarcata in territorio africano, la cocaina seguiva la rotta dell’hashish attraverso il Marocco e Gibilterra fino ad arrivare in Europa. Oggi invece, le rotte stanno interessando la Somalia e l’Eritrea. Da qui la droga attraversa il Sahara raggiunge il territorio europeo attraverso la Turchia e la Grecia altrimenti via mare sbarcando in Spagna, nei porti del Nord Europa oppure in quello italiano di Gioia Tauro.

Ma il mezzo prediletto da narcotrafficanti sono le navi da crociera e i traghetti. In che modo la cocaina viene caricata a bordo?
La cocaina viene introdotta a bordo da marinai corrotti. Il quantitativo oscilla tra i 200 e i 300 chilogrammi a volta. Si tratta di membri dell’equipaggio di origini montenegrine o serbe che fanno parte delle organizzazioni criminali che si occupano del trasporto della sostanza stupefacente attraverso l’Oceano Atlantico.

Come riescono a farla passare ai controlli doganali? 
Le modalità sono essenzialmente due: occultare la droga nei giubbotti e uscire insieme ai turisti o lanciarla all’interno di borsoni dalla nave o dal traghetto. E questo è il metodo più veloce e sicuro.

Si spieghi meglio…
I controlli doganali all’interno dei porti sono molto più blandi rispetto ad esempio a quelli effettuati in un’area aeroportuale, che comunque non è immune al traffico di droghe, e i trafficanti tendono ad uscire assieme ai turisti. A bordo delle navi da crociera ci sono 3 o 4 mila persone che in meno di un’ora lasciano la nave e si riversano sul nostro territorio per le escursioni. La velocità e il numero elevato di persone permette loro di “far uscire” dalla nave la droga. L’altro metodo è quella di lanciarla in mare, a due o tre miglia dalla costa, quando la nave è ancora in navigazione. I marinai corrotti introducono la cocaina all’interno di grossi borsoni muniti di speciali galleggianti. Non appena la nave viene affiancata da imbarcazioni veloci, esempio motoscafi o gommoni guidati da altri trafficanti, lanciano la droga che una volta caduta in mare viene recuperata e portata a terra.

Chi gestisce il trasporto della cocaina dal Sudamerica? Sono le nostre organizzazioni criminali?
No, non sono le nostre organizzazioni criminali tradizionali come la 'Ndrangheta o la Camorra, a gestire tutta la filiera dall’acquisto alla spaccio, ma il traffico è affidato ad un vero e proprio network di organizzazioni diverse che svolgono ciascuna un ruolo differente. La Camorra e l’Ndrangheta la gestiscono non appena raggiunge il territorio italiano, ma l’acquisto dai produttori è affidato ad un altro gruppo criminale così come il trasporto via mare. In questo periodo l’attraversamento dell’oceano Atlantico è in mano ai serbi-montenegrini. Sono loro che detengono il monopolio dei trasporti e sono loro che in base ai blitz e alle nostre operazioni modificano le rotte.

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Nadia Francalacci