Napoli, la Camorra ricomincia a sparare
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Napoli, la Camorra ricomincia a sparare

In due ore, a Scampia e Frattamaggiore, sono stati uccisi in due boss e un uomo è gravemente ferito

La Camorra torna a sparare. Dopo un periodo di apparente calma, nei quartieri di Napoli, ricomincia a scorrere il sangue. Il primo agguato, poco dopo le 15 di ieri pomeriggio, è stato a Scampia.

Francesco Angrisani, 30 anni, esponente di spicco del clan camorristico 'Vanella Grassi', è stato freddato con decine di colpi di arma da fuoco. La Squadra mobile del commissariato di Napoli, ha ritrovato sull’asfalto, nei pressi dell'abitazione di Angrisani all'interno del parco Diana, numerosi bossoli.

Gli investigatori sono certi che fosse proprio Angrisani l'obiettivo dell'agguato in una zona, quella di Scampia, da tempo al centro di una contesa tra vari clan per il controllo del fiorente mercato della droga. Accanto al boss colpito a morte, sull’asfalto, la polizia ha trovato un altro uomo, Antonio Pandolfi, 23 anni probabilmente il suo “guardaspalle”. Pandolfi, ferito gravemente, è tuttora all’ospedale Cardarelli in condizioni gravissime. Sul luogo del delitto gli investigatori hanno trovato una lunga scia di sangue.

La fazione della "Vanella-Grassi", clan della camorra di Secondigliano, annovera i cosiddetti "girati"che anni fa entrarono in contrasto con il clan Di Lauro per il controllo delle attività illecite nella zona.

Da Scampia a Crispano

Il secondo agguato, invece, a Frattamaggiore. Anche qui, sull’asfalto è rimasto il corpo senza vita di un affiliato al clan camorristico di Crispano, nel Napoletano. La vittima è un uomo di 52 anni, Mauro Pistilli, già noto alle forze dell'ordine e ritenuto dagli investigatori affiliato al clan camorristico Cennamo.

Il killer, secondo alcune testimonianze sarebbe un ragazzo molto giovane che dopo avere sparato, è fuggito a bordo di un'auto. Pistilli, soccorso da alcuni passanti, è deceduto nell'ospedale di Frattamaggiore. Sull'accaduto stanno indagando i carabinieri di Casoria e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna.

Camorra, la scia dei morti carbonizzati

Due anni fa, sono stati trovati cinque cadaveri bruciati in meno di 20 giorni nella periferia Nord di Napoli. I nuovi clan usarono il fuoco come il clan Di Lauro nella faida con gli scissionisti di 12 anni fa. Gli omicidi che si verificarono in quel periodo ricalcarono il modus operandi della faida di Secondigliano negli anni 2004 e 2005.

Poco più di dieci anni fa il clan Di Lauro in lotta con gli scissionisti, usava il fuoco con tre scopi: in in primis quello di togliere la vita e qualsiasi traccia dal luogo del delitto, poi per rallentare l’identificazione del cadavere e quindi le indagini e infine per distruggere anche le attività imprenditoriali del clan avversario. In sostanza, il fuoco era utilizzato anche per far ‘capire’ agli avversari che su quel terreno o in quel determinato posto loro non potevano stare.

La droga e le piazze di spaccio

A scatenare questa nuova ondata di violenza, probabilmente proprio come due anni fa, la droga. I clan stanno cercando nuovi spazi, nuovi canali commerciali per lo spaccio. Ad oggi, le forze di polizia hanno “decapitato” i grandi vertici del clan camorristici storici e sono ‘subentrati’ una miriade di nuovi boss che lottano tra di loro per la supremazia dei quartieri e ovviamente delle piazze di spaccio.




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Nadia Francalacci