"Mio fratello è innocente, non ha ucciso il piccolo Gabriel"
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"Mio fratello è innocente, non ha ucciso il piccolo Gabriel"

Parla la sorella di Paolo Arrigo, condannato a sedici anni con la compagna Elizabete Petersone per aver causato la morte, nel maggio dl 2009, del piccolo Gabriel, il figlioletto di lei

Si può anche morire d'ingiustizia. Magari non fisicamente, ma l'umiliazione e quella sensazione di impotenza di chi crede di dover subire una scelta ritenuta sbagliata, sono capaci di svuotare un essere umano nel profondo. Ne è convinta Anna Arrigo, sorella di quel Paolo Arrigo che le cronache ci hanno fatto conoscere come uno degli assassini del piccolo Gabriel - morto di botte nel maggio del 2009 nella sua casa di via Costamagna, ad Imperia - e che la Corte di Cassazione ha spedito in carcere confermando la sentenza di secondo grado a 16 anni di reclusione.
"Mio fratello è innocente: è la giustizia, oggi, ad aver ucciso un uomo" dice Anna che, alle 14 di questo pomeriggio, insieme ai genitori, ha salutato il fratello condotto al carcere imperiese. I giudici non sanno indicare con esattezza chi, tre anni fa, uccise il bimbo di 18 mesi appena. Se la madre, Elizabete Petersone, emigrata dalla Lettonia in Liguria dove vive il padre naturale del bambino, o il suo compagno, Paolo Arrigo appunto, conosciuto pochi mesi prima. Certamente Gabriel morì a causa di un colpo mortale al fegato e per lo spezzamento di una vertebra: per questo, i due sono stati ritenuti responsabili in egual misura di un omicidio tanto atroce.
"Elizabete ha cercato in un primo momento di scaricare la responsabilità su mio fratello, per poi ritrattare - continua Anna - Di questo, però, i giudici sembrano non aver tenuto conto. Paolo non ha mai avuto parole cattive verso nessuno, nemmeno verso la sua ex compagna che, al contrario, ha mentito. L'unico suo rimorso è di non essere riuscito a capire e a salvare il bimbo, anche quando ha cominciato a sospettare qualcosa. Quindici giorni prima dei fatti, insieme a mio padre, portò Gabriel al Gaslini di Genova perché, secondo la versione della madre, era caduto dal lettino. Paolo si è ripetuto più volte che avrebbe dovuto capire quel segnale, ma purtroppo non poteva immaginare. Nessuno poteva immaginare".
"Lei non aveva rapporti con noi. Ricordo solo che una volta mi ha detto che Gabriel era troppo vivace e le dava fastidio e, davanti a mie normali obiezioni sul fatto che tutti i bimbi sono così, non ha voluto sentire ragioni. Mi sono anche proposta di tenerglielo qualche giorno, ma lei non ha mai voluto".
"Paolo parla poco del bimbo: ma non certo perché non fosse affezionato a lui. Il ricordo è però molto doloroso e lui, in questi anni, non ha fatto altro che tentare di salvarsi da accuse ingiuste. Oggi i giudici hanno tolto la vita a lui" conclude Anna.

LEGGI IN ALLEGATO L'INTERVISTA DEL 2010 A PAOLO ARRIGO SU PANORAMA

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