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Messina: perché Ylenia continua a proteggere il fidanzato

Accusato di tentato omicidio pluriaggravato, lei lo difende. La psicologa: "Potrebbe trattarsi di una forma di Sindrome di Stoccolma"

Ylenia Grazia Bonavera, 22 anni, continua a negare. Sono trascorsi quasi tre giorni da quando il suo ex fidanzato ha tentato di bruciarla viva ma lei, anche davanti alle prove, continua a dichiarare che lui è innocente. "Non c’entra niente - ribadisce con forza la ragazza - chi mi ha aggredito è più alto di Alessio e ha i capelli lunghi".

Una descrizione che non ha trovato riscontro nelle indagini dei carabinieri che poche ore dopo l’aggressione hanno arrestato Alessio Mantineo, 25 anni, con l'accusa di aver tentato di uccidere Ylenia gettandole addosso della benzina e appiccando il fuoco. Un’aggressione avvenuta nel cuore della notte e in un condominio popoloso dove, però, nessuno ha visto, nessuno ha sentito e soprattutto nessuno è intervenuto in aiuto di Ylenia ad eccezione di un’anziana signora.

L'indifferenza di un quartiere
La ragazza urlava tra le fiamme e, a parte l’anziana condomina, nessuno ha avuto il coraggio di prestarle soccorso.

Ylenia, infatti, era appena rientrata da una serata in discoteca e stava cercando di aprire il portone di casa quando il suo aggressore, sul pianerottolo del condominio, prima le ha gettato addosso il liquido infiammabile e poi le ha dato fuoco. La giovane è ricoverata al Policlinico della citta di Messina con ustioni sul 13% del corpo e nonostante le ferite e il dolore che queste le provocano continua strenuamente a dichiarare l’innocenza del suo ex fidanzato.

Dott.ssa Sara Pezzuolo, psicologa giuridica e criminologa, perché anche davanti all'evidenza, questa ragazza rifiuta di denunciare il suo compagno?
In criminologia questo fenomeno può trovare spiegazione nella Sindrome di Stoccolma, espressione coniata nel 1973 dal criminologo-psicologo Bejerot Nils. Essa, pur non essendo una vera e propria classificazione psichiatrica, descrive la forte dipendenza affettiva che si crea tra vittima e carnefice, una dipendenza psicologica tale da determinare un'alleanza e persino "solidarietà". Data la relazione sentimentale tra la vittima e l'autore del reato credo che il rifiuto della denuncia possa trovare qui il suo significato.

La coppia non era nuova a litigi molto violenti. Poi la fine della loro storia. La ragazza, però, continua a sostenere che lui l'abbia amata e la ami ancora nonostante il tentativo di omicidio. Come è possibile?
Anche qui la vittimologia può fornire degli elementi di riflessione. La vittima, a causa del legame di dipendenza affettiva con l'aggressore, di un attaccamento patologico nei suoi confronti, ha necessità di difenderlo e di difendersi lei stessa dalla realtà.

È presente un meccanismo di negazione a discapito di una lettura oggettiva dei fatti/eventi e del fatto/reato. Predomina il sentimento positivo nei confronti dell'ex ragazzo con rimozione di tutti gli aspetti negativi (vittima negatrice). In alcuni casi è presente il cosiddetto trauma-bonding (legame di sofferenza) per cui la vittima, a causa dei traumi vissuti, perdona continuamente.
Naturalmente le ipotetiche dinamiche instauratasi e le possibili spiegazioni rispetto al caso specifico, devono essere correttamente verificate solo previa un'attenta analisi della relazione tra i due giovani.

C'è solo il legame malato con quest'uomo oppure anche la paura di un quartiere che nel momento del bisogno le ha chiuso le porte?
Credo che si tratti solo della prima ipotesi in accordo con il fatto che la vittima, per quanto sopra detto, potrebbe rifiutarsi di denunciare per un legame di dipendenza e non di paura. È nell'esclusività della relazione, del legame tra i due giovani che si potranno trovare le chiavi di lettura della tragedia.

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Nadia Francalacci