Grillo e la mafia: "Che il leader del M5s torni a studiare"
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Grillo e la mafia: "Che il leader del M5s torni a studiare"

Secondo il professor Giuseppe Carlo Marino la provocazione dell'ex comico potrebbe essere interpretata da Cosa Nostra come un segnale di disponibilità

Giuseppe Carlo Marino, professore ordinario dell'Università di Palermo, è uno dei più autorevoli «mafiologhi»  italiani. Ha scritto due bestseller, Storia della Mafia e I padrini (Newton & Compton), che ricostruiscono minuziosamente la secolare storia della cultura mafiosa in Sicilia. A questi due libri se n'è recentemente aggiunto un altro che,  sulla base di un poderoso lavoro di ricerca documentale, ha scritto a quattro mani con il giornalista Pietro Scaglione, nipote di uno dei primi magistrati assassinati dalla mafia in Italia: L’altra resistenza (Ed. Paoline) con sottotitolo Storie di eroi antimafia e lotte sociali in Sicilia. La prefazione è di Don Luigi Ciotti. Panorama.it lo ha intervistato all'indomani della provocazione di Beppe Grillo sulla «mafia buona» dei tempi andati.

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Professor Marino, che cosa pensa della sparata di Grillo?
Come storico e studioso del fenomeno sono rimasto basito. Da Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino in poi, cioé dal 1876 a oggi, siamo costretti tutte le volte a far ripartire il discorso sulla mafia da zero. Sembra quasi che la gente tenda ad emozionarsi per i delitti della mafia anziché cercare di capire il dramma del fenomeno mafioso in Italia. E la cosa che fa più impressione è che questa sostanziale ignoranza non è presente soltanto in una larga fascia di opinione pubblica ma anche tra gli operatori di giustizia e i rappresentanti del ceto politico

In un'intervista che rilasciò a Panorama.it dopo l'arresto di Bernardo Provenzano lei disse: «La vecchia Cosa Nostra aveva bisogno di un capo assoluto e di una  gerarchia molto rigida. Il nuovo sistema ha bisogno semmai di un'oligarchia  che deve muoversi su scala internazionale.  Certo:  continueranno a dare in subappalto il lavoro sporco  ad alcuni manovali di lusso del crimine come Messina Denaro come i boss della mafia albanese, turca, colombiana. Ma quelli che contano veramente sono persone insospettabili e anche piacevoli, con cui tutti noi usciremmo volentieri a cena». Conferma anche oggi?
Certo

Non sta dando indirettamente ragione a Grillo?
Tutt'altro. Probabilmente Grillo voleva solo enfatizzare il passaggio storico dal mafioso con la coppola e la lupara al mafioso «rispettabile»che guida i consigli di amministrazione delle multinazionali: una trasformazione avvenuta dopo la disarticolazione del vecchio padrinato di origini agrarie. Però Grillo non capisce che anche la mafia del passato, quella che precede la sua cosiddetta modernizzazione, era nient’altro che un potere oppressivo e parassitario che si esercitava con le forme più sottili della astuzia e della violenza. Era, da questo punto di vista, in perfetta continuità con quella che oggi è diventata. Gli consiglierei di tornare a studiare

Dietro la provocazione del comico sulla mafia buona del passato c'è secondo lei un calcolo politico?
È possibile. Niente esclude che, a parte la sostanziale ignoranza, Grillo abbia inteso lanciare ai mafiosi che non hanno il doppiopetto dei messaggi rassicuranti circa l’intenzione pacifica e collaborativa del suo movimento. Il problema è che questo tipo di messaggi trova sempre orecchie molto attente

Allude ai mafiosi?
Sì. A loro volta gli affiliati, soprattutto quelli di una volta che Grillo ritiene meno pericolosi, tendono a interpretare questi messaggi come una mano tesa. O comunque sono accolti con simpatia

A vent'anni dalla morte di Falcone e Borsellino, il ceto politico, secondo lei, è oggi più attrezzato per comprendere e combattere il fenomeno mafioso?
C'è ancora oggi una sostanziale ignoranza, per non dire di peggio. Basti dire che i nostri uomini politici tendono spesso a usare i termini mafia e criminalità organizzata come sinonimi. Facendo così un favore ai mafiosi, che non si ritengono criminali ma soltanto mafiosi, come tutti i padrini storici di Cosa Nostra.

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Paolo Papi