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Made in Italy in pericolo, come tutelare i brand sul web

Contraffazione e uso improprio dei marchi, ecco in quale modo si proteggono i prodotti italiani dalle falsificazioni e dallo sfruttamento online

“L'evoluzione del web e dei servizi offerti dalla rete come l’hosting provider - attivi o passivi - portali dalle denominazioni e dai servizi più disparati, hanno semplificato la contraffazione online dei Segni Distintivi italiani ed europei in genere. Che a mio avviso restano sempre i più forti sia in termini di affidabilità che di qualità ed innovazione concettuale”. 

I falsi Made in Italy

I prodotti italiani, ormai è cosa nota, sono tanto ambiti quanto contraffatti. Dal Giappone alla Cina, dagli Stati Uniti al Brasile, non c’è un prodotto nostrano che non sia stato copiato. Una vera piaga per l’economia del Bel Paese che però, al di fuori dai confini, si trasforma in una incredibile fonte di reddito.

Cosa succede ai brand italiani

Un fenomeno che è in costante aumento e sempre più spesso mette in difficoltà le aziende italiane.

"Solo in Italia negli ultimi 5 anni i numeri della contraffazione su internet hanno avuto un incremento di oltre il 50% rispetto al quinquennio precedente - spiega a Panorama.it, l'avvocato Fabio Maggesi esperto di Diritto del web e di tutela dei marchi. . A marzo 2017, un'importante operazione della Guardia di Finanza, ha sequestrato ed oscurato, 381 siti web, molti dei quali con estensione ".it", attraverso i quali venivano venduti prodotti Made in Italy contraffatti realizzati in Medio Oriente. Le contraffazioni o usi impropri del segno distintivo più frequenti, rimangono quelle dei grandi capi di abbigliamento italiani o europei. A seguire, ovviamente, tutti i brand che hanno denominazione italiana. In pratica, quei marchi che, anche se non noti, richiamano il Made in Italy".

Quali sono i paesi esteri dove viene sfruttato illegalmente il marchio italiano?
In questi ultimi anni mi sono imbattuto in contraffazioni o uso improprio di marchi all'interno della rete che vedevano coinvolti molti Paesi soprattutto del Nord Africa, in particolare la Tunisia. In ogni caso fuori dalla Comunità Europea, il proliferare di nomi a dominio di note aziende Italiane è ormai all'ordine del giorno. Serve una importante diligence per contrastare il problema.

A seguito di un abuso o una truffa sul web, occorre sempre rivolgersi al tribunale ordinario?
Assolutamente no. La pesante e lentissima "macchina della giustizia ordinaria" non aiuta la parte lesa, stante la dinamicità e l'evoluzione del web che ogni giorno produce un proliferare incontrastato e rapidissimo di problematiche generate dallo sfruttamento di nomi a dominio e/o di marchi registrati. Per esempio, un soggetto che desiderasse promuovere un'azione giudiziaria perché ha individuato online la presenza di un "nome a dominio" avente all'interno il proprio marchio denominativo o parte di esso, tale da indurre confusione in capo all'utente navigatore, può ormai da anni rivolgere il proprio sguardo verso metodi di risoluzione alternativi delle controversie rispetto alla composizione giudiziale ordinaria.

Ad esempio?
Mi riferisco alle più snelle Adr (Alternative Dispute Resolution, la procedura di risoluzione extragiudiziale delle controversie possibile anche in via telematica) o eventualmente ai Giudizi arbitrali. Personalmente, io preferisco sempre le prime. orami si devono considerare l'unica alternativa valida per combattere il proliferare del sempre più frequente del Domain Grabbing ossia, operazioni di sfruttamento di un segno distintivo notorio all'interno di un URL di diversa fattezza.

Seguendo queste procedure che cosa si ottiene?
Quello che si potrà ottenere in tempi molto veloci, sarà un provvedimento specifico di riassegnazione del Domain Name (DN o indirizzo virtuale). Per il risarcimento del danno, invece, sarà necessario dar corso a un'azione giudiziaria presso il Tribunale Ordinario. Per fare un esempio, negli ultimi tre anni, sto cercando di contrastare mediante ricorsi all'ICANN (L'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, responsabile della gestione e del coordinamento del sistema dei nomi a dominio) o denunce agli organi competenti, il diffondersi di registrazioni quotidiane di nomi a dominio che hanno all'interno la dicitura "PLANETWIN365", che a mio avviso è in assoluto il marchio più contraffatto all'interno del panorama delle scommesse online. Molto spesso, anche qui, il registrant risulta essere tunisino o comunque proveniente da paesi stranieri. In questo modo, con tempi molto brevi e costi irrisori, si riesce ad acquisire immediatamente il giusto risultato senza dover far fronte alle problematiche ordinarie della giustizia ordinaria.

Ci sono altri metodi alternativi di risoluzione delle controversie?
C'è il ricorso all'AGCM laddove, per esempio, si riscontrasse l'utilizzo improprio del brand all'interno di portali web di diversa natura, non autorizzati o che semplicemente sfruttano la notorietà del segno distintivo di specie per motivazioni che esulano dall'esistenza o meno del medesimo marchio all'interno del sito in questione. Anche in questo caso i tempi di intervento sono molto contenuti e mediamente in 6 mesi, ma in taluni casi rilevanti anche in pochi giorni, l'Autorità può ordinare la sospensione dell'attività del sito in questione.

E il termini di costi?
Ad esempio, anche per il ricorso all'Antitrust (AGCM) il risparmio per l'utente è indiscutibile - gratis nello specifico - e l'intervento non preclude il ricorso ad altri strumenti di tutela che possono essere esperiti anche cumulativamente dal titolare del diritto, come per il caso dell' ADR.

Come si combatte la falsificazione o contraffazione del marchio sul web?
Tramite la registrazione di nomi a dominio in tutte le estensioni di interesse; un'analisi continuativa del web per il tramite di professionisti e sorveglianza sulle registrazione dei nomi a dominio effettuate impropriamente da terzi oppure con una segnalazione continuativa degli abusi rilevati esclusivamente a legali competenti in Diritto delle nuove tecnologie. Infine, adire esclusivamente a procedure extragiudiziali per l'ottenimento di quanto spettante o adire esclusivamente a procedure extragiudiziali per l'inibizione e la riassegnazione di pertinenza. 


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Nadia Francalacci