Ma intorno a Bibbiano un "sistema" c'è
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Ma intorno a Bibbiano un "sistema" c'è

A negarlo è stato il procuratore generale bolognese Ignazio De Francisci, che ha criticato giornali e strumentalizzazioni politiche. Così è stato a sua volta strumentalizzato dai teorici del "raffreddore"

Nel suo discorso d'inaugurazione dell'anno giudiziario, sabato 1 febbraio, il procuratore generale di Bologna Ignazio De Francisci ha dedicato alcune frasi all'inchiesta "Angeli e Demoni" della Procura di Reggio Emilia: cioè all'inchiesta esplosa clamorosamente a fine giugno, e poi passata alle cronache come lo "scandalo di Bibbiano", che ha appena visto la chiusura delle indagini preliminari (108 capi d'accusa) contro 26 indagati.

Da oltre sei mesi quell'inchiesta ha aperto un faro sicuramente meritorio sul fenomeno dei presunti allontanamenti illeciti di bambini. Che cosa ne ha detto De Francisci? Che «i casi relativi ai presunti affidi illeciti in Val d'Enza e nel Reggiano sono circoscritti territorialmente, e peraltro tutti ancora al centro di un procedimento penale giunto alla fine delle indagini e quindi pronto per la verifica dibattimentale».

Il procuratore generale ha poi aggiunto una frase dal sapore critico, quasi polemico: «Tutto ciò» ha detto De Francisci «ha però diffuso l'idea che esista un generalizzato 'sistema Bibbiano', complice un'informazione giornalistica non sempre misurata e a volte pressappochista. Anche la politica ci ha messo su del suo, ma su questo è meglio tacere».

Su Bibbiano, a nostro sommesso parere, l'alto magistrato bolognese ha detto una cosa giusta e insieme sbagliata. Perché se è vero che negli ultimi mesi la politica, da destra così come da sinistra (ma anche nella sua componente "grillina"), ha spesso strumentalizzato e probabilmente ha anche fatto del male all'inchiesta "Angeli e Demoni" e alla giustizia in genere, forse proprio per questo De Francisci avrebbe dovuto astenersi da valutazioni preliminari e suscettibili di letture "politiche". Perché se un alto magistrato (nella fattispecie il procuratore generale, cioè colui che per funzione guida l'ufficio dell'accusa nella Corte d'appello della circoscrizione giudiziaria di cui fa parte il Tribunale di Reggio Emilia) afferma oggi che di fatto "non esiste un sistema Bibbiano», questo può essere letto impropriamente come un parere assolutorio nei confronti degli indagati, o magari come un parere critico nei confronti dell'inchiesta penale condotta dai suoi colleghi della Procura di Reggio Emilia.

Per rendersene conto, del resto, basta leggere i commenti seguiti sui giornali e online alle parole di De Francisci: la sua frase «non esiste un sistema Bibbiano» è ora sugli scudi di tutti gli osservatori e dei commentatori più favorevoli alla parte che da mesi cerca di "smantellare" l'inchiesta e lo scandalo, la parte che in novembre aveva descritto quanto è accaduto nel piccolo centro reggiano come «un raffreddore», la parte che oggi si domanda «come mai stiamo ancora a parlare di Bibbiano».

Paradossalmente, insomma, il procuratore generale De Francisci ha – di certo senza volerlo - fornito materiale polemico proprio a quell'informazione pressapochista e a una parte di quella politica strumentalizzatrice che lo stesso magistrato aveva criticato nel suo solenne discorso.È vero che il procedimento penale per i 26 indagati è ancora all'inizio.

Dovrà passare prima per la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Reggio e poi attraverso l'udienza preliminare, e solo a quel punto cominceranno le udienze, e poi verranno requisitorie e arringhe difensive, e finalmente le sentenze. Ma non si può negare l'esistenza di un "sistema" che troppo spesso ha indotto in errore la giustizia minorile.

Proprio in Emilia Romagna sono ancora forti gli echi e le polemiche per la controversa stagione giudiziaria dei "Diavoli della Bassa modenese", che alla fine degli anni Novanta portò all'allontanamento di almeno 16 bambini dalle loro famiglie, provocando una somma contraddittoria di condanne e di assoluzioni, ma anche crudeli suicidi e morti di crepacuore. Non si può negare l'esistenza di un "sistema" perché casi simili ai dieci finiti sotto inchiesta a Bibbiano stanno comparendo in inchieste parallele.

Ce n'è una in corso anche a Rimini, dove due responsabili dei servizi sociali sono accusate (e anche qui la Procura ha da poco annunciato la chiusura delle indagini) di avere arbitrariamente separato due figli da una madre romena, così violando le prescrizioni del Tribunale dei minori di Bologna.

C'è infine un "sistema" che comunque supera e travalica la piccola Bibbiano e l'Emilia Romagna: è un sistema che troppo spesso si è rivelato patologico sia nelle norme sia nelle procedure della giustizia minorile. Di questo sistema fanno purtroppo testimonianza i tanti casi di allontanamenti ordinati e (tardivamente) revocati solo perché i motivi alla base delle decisioni si sono rivelati fallaci.

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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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