Lucide e fragili: ecco il ritratto delle giovani assassine
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Lucide e fragili: ecco il ritratto delle giovani assassine

Dal delitto di Lignano all'agguato di Brescia. Sempre più spesso ci sono le donne dietro ad efferati fatti di sangue. Parla il criminologo Silvio Ciappi

Donne che uccidono, donne che pianificano fatti di sangue. La recente strage di Lignano Sabbiadoro o la storia della ragazza di Brescia che sfregia con l’acido il compagno che non vuole riconosce il bambino che porta in grembo coinvolgendo un amico, mettono in risalto come è accaduto in passato con il caso di Erika e Omar o di Rosa e Olindo, il ruolo centrale della donna nel commettere il reato.

Non più complici  o semplicemente testimoni passivi ma protagoniste di stragi che spesso non hanno neppure una motivazione forte a giustificazione. Gli uomini, invece, si stanno trasformando solo in meri esecutori.

Silvio Ciappi, criminologo e psicologo forense, in Italia i delitti violenti sono in diminuzione ma si sta registrando un aumento la presenza della donna nell’organigramma del fatto di sangue. Che cosa sta accadendo?
Fino ad alcuni anni fa, solo il 5% degli omicidi veniva commesso dal sesso femminile oggi invece, questo dato è in forte aumento. La presenza attiva nel commettere o pianificare una strage o un omicidio è legato all’emancipazione della donna. Il ruolo paritario che essa si è conquistata a livello lavorativo e sociale con l’uomo, si riflette anche nella sfera della criminalità.

Dunque, la donna si sente uguale all’uomo anche nella violenza.  Ma che cosa, nel sesso femminile, diventa determinante  per far scattare questa violenza?
Proprio come l’uomo che uccide anche per la donna che arriva a compiere in prima persona un omicidio o a commissionarlo, è determinante il legame sociale. Oggi, sempre più debole. Ciò sta a significare che anche la donna ha un legame sociale fragile che la spinge a commettere reati così gravi. Proprio il legame sociale molto debole, l’assenza o la carenza di rapporti affettivi, è alla base di quasi tutti i reati violenti ed è  determinante anche nell’abbassamento della soglia di età degli assassini o in questo caso delle assassine.

Allora la donna che compie un omicidio  non è così forte come appare…
La donna-assassina a differenza dell’uomo è solamente più lucida. Pianifica, studia l’omicidio o la strage ma è fragile proprio come l’uomo perché è fragile la realtà in cui vive e che la spinge a compire quel gesto. Chi uccide, ammazza per non vedere sul volto della vittima una propria debolezza, un proprio fallimento. Potremmo anche riassumere il concetto con un ”ti uccido per non morire”. In sostanza, oggi l’omicidio è a sfondo narcisistico.

Donne  lucide ma fragili e anche estremamente violente. Usano il coltello infierendo sulla vittima o sulle vittime…
Sì, anche questo aspetto si è molto modificato. Prima poteva uccidere con un colpo di pistola oggi massacra a coltellate la sua vittima: non una o due ma a decine. Il caso di Erika e Omar ma anche il caso della suora di Chiavenna, ne sono un esempio. La donna, così come l'uomo tende, con l’omicidio, a cancellare la persona che sta ammazzando infierendo sulla vittima. I delitti seguono le evoluzioni della società e quella attuale è caratterizzata molto dai videogiochi. Insomma chi uccide, con quel gesto, cerca di compiere né più né meno quello che fa con un joystick ovvero eliminare il nemico o l’intruso.

In passato, la donna diventava assassina  se era affetta da una patologia. Oggi non è più così..
I malati mentali non sono pericolosi. È la persona normale che può diventare offensiva se perde il suo equilibrio. Infatti sono pochissime le donne-assassine affette da patologie mentali. Le assassine di oggi, sono “giovani gusci vuoti”: senza affetti, senza lavoro, senza legami che vivono la normalità nella normalità.  

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Nadia Francalacci