«L'ossigeno» dei Carabinieri per Bergamo
(Arma dei Carabinieri)
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«L'ossigeno» dei Carabinieri per Bergamo

A Bergamo i carabinieri vanno a caccia di bombole di ossigeno. Dalla provincia che più sta pagando il conto di morti arriva l'appello alle altre regioni del Paese affinché si attrezzino, finché c'è tempo, a mettere in campo le strategie che potranno salvare centinaia di vite. Nella bergamasca sono decine i casi di persone affette da Covid19 che, pur lamentando per giorni o addirittura settimane i sintomi della polmonite da coronavirus, sono stati abbandonati a sé stessi, soccorsi quando ormai era troppo tardi. O non soccorsi affatto e deceduti in casa. Perché i medici curanti non riescono ad effettuare visite a domicilio, le ambulanze non possono battere sul tempo gli aggravamenti che si sviluppano in poche ore e negli ospedali non c'è più posto. Ma l'intuizione di un carabiniere potrebbe fare la differenza, salvando centinaia di vite. Quelle a cui è mancato l'ossigenoterapia.

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A Bergamo, infatti, anche le bombole di ossigeno liquido per le terapie a domicilio sono introvabili. I numeri li dà Filippo Lintas, presidente di Assogas tecnici e domiciliari: "E' ormai impossibile soddisfare le richieste di gas, mancano le bombole. Una ditta della bergamasca che prima dell'emergenza Covid riforniva circa quattrocento pazienti a casa, a marzo deve soddisfare 1370 richieste. C'è 'impennata di richieste a cui non riusciremo a tener testa. Anche perché una bombola di ossigeno liquido per un paziente cronico "normale" dura fino ad otto giorni, per un paziente Covid basta appena per due o tre giorni. Stiamo rastrellando le cantine, telefonando ai parenti dei pazienti, ogni bombola può salvare una vita".

Il comandante provinciale dei carabinieri, Paolo Storoni, ha compreso che la capillare diffusione sul territorio delle stazioni dell'Arma poteva giocare un ruolo decisivo. E così ha attivato la rete dei suoi militari per recuperare le bombole in casa dei pazienti che sono guariti o che non ce l'hanno fatta. Grazie ai contatti con le farmacie di paese hanno avuto la lista dei pazienti a cui bussare. In soli due giorni i carabinieri hanno così recuperato quasi trecento bombole di gas liquido inutilizzate. Potenzialmente equivalenti ad altrettanti vite umane.

L'autorimessa del comando provinciale è stata sgomberata per far posto ad un deposito dove i militari hanno portato le bombole recuperate per poi riconsegnarle ai fornitori delle varie ditte, questo per evitare che le stesse facessero la spola tra decine di comuni e paesi sparsi per le valli bergamasche, perdendo molto tempo. Dopo vari tentativi riusciamo a contattare il colonnello Storoni alle 22 di giovedì 27 marzo. Nel pomeriggio ha dovuto organizzare, d'intesa con la Prefettura l'ennesimo trasferimento di salme fuori regione, contattando i forni crematori disponibili ad accogliere le salme dei pazienti bergamaschi. Sono già trecento le bare che ha dovuto inviare, sui camion dell'Esercito, in Emilia, in Toscana, in Friuli. L'immagine della colonna militare che il 18 marzo, a marcia ridotta come un corteo funebre, ha lasciato il piazzale del cimitero di Bergamo, è una delle più dolorose nella storia d'Italia.

Al telefono la sua voce è stanca ma soddisfatta: «Ho finito ora una videoconferenza con i distributori di bombole di gas liquido e siamo riusciti a trovare un accordo importante. E' stata divisa la provincia in sette aree: ogni ditta copre un'area, come se fosse un concessionario esclusivo, e recupera in questi giorni anche le bombole delle ditte concorrenti. In questo modo stiamo rastrellando centinaia di bombole e abbiamo fortemente ridotto i tempi morti tra consegne. E all'occorrenza aiutiamo a a reimmetterle in circolazione». Tutto questo non basta ancora.

E dal presidente di Assogas, Filippo Lintas, arriva l'invito, condiviso dal colonnello Paolo Storoni, affinché in tutta Italia si organizzino reti locali per il rifornimento di bombole e, dove si può, si concentrino i malati meno gravi in strutture attrezzate per somministrare l'ossigeno ospedaliero rifornito dalle cisterne invece di disperdere il prezioso gas in migliaia di bombole sparpagliate sul territorio, che ormai non si trovano più.

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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