Veronica
ANSA/CIRO FUSCO
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Omicidio di Loris: e se la mamma Veronica fosse innocente?

Le dichiarazioni dei condomini lasciano qualche dubbio, entravano e uscivano di casa in quei minuti, ma nessuno ha visto né sentito nulla

In tutto questo, Veronica è rimasta in prigione. Mentre noi siamo passati attraverso Natale, Capodanno, Epifania, tra regali sotto l’albero, tombole, panettoni, spumante e partite a mercante in fiera, la mamma di Santa Croce Camerina, accusata dell’omicidio del figlio Loris, è rimasta sola dentro la cella del penitenziario di Agrigento, dove si è vista sbattere le sbarre in faccia. La prima volta dal Tribunale del Riesame di Catania, che il 3 gennaio ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere e ha rigettato la richiesta di annullamento presentata dal suo legale. Poi, qualche giorno più tardi, la chiusura che forse le ha fatto più male: quella del marito Davide Stival, che è andato a trovarla per la prima volta da quando è stata arrestata, e ha fatto due passi indietro quando lei ha provato ad abbracciarlo. "No, Veronica, per favore, non posso". Una sentenza definitiva, l’unica contro la quale non potrà appellarsi l'indomito avvocato Francesco Villardita, la roccia alla quale la donna si è attaccata nel momento in cui tutti le hanno voltato le spalle.

Una donna con una infanzia difficile, dei rapporti non proprio idilliaci con la famiglia di origine, ma che aveva avuto la forza di voltare pagina e di ricostruirsi una vita con l’uomo che amava e con il quale aveva fatto due figli. Una donna che fino al 29 novembre scorso era descritta da tutti come un’ottima mamma. Perfino il marito, che oggi prende le distanze, ha raccontato al Corriere della Sera che nei dieci anni passati insieme non aveva mai notato una stranezza: "E guai assolutamente a chi le toccava Loris. Se capitava che io la rimproverassi, che accennassi soltanto a dargli uno schiaffo, lei prendeva subito le sue difese. Era il cocco di mamma. Eppoi era bravissima in casa, a noi tutti, a me e ai due bambini, non ci ha mai fatto mancare mai niente. Si occupava lei di tutto, pagava le bollette, le stanze sempre in ordine, i bimbi a scuola sempre pulitissimi, la spesa fatta, il pranzo pronto. E se qualche sera di usciva a mangiare una pizza con gli amici, Loris e Diego sempre con noi. Per lei i figli erano in cima a tutto, sempre».

Una mamma perfetta che nel momento in cui tutto sembra convergere contro di lei non merita neppure il beneficio del dubbio. Chissà. Proviamoci noi, proviamo per un momento a metterci nei panni di Veronica Panarello e facciamo finta, almeno per un attimo, che non sia l’assassina. Neppure nel peggior incubo accadono cose come queste: ti ammazzano tuo figlio, vieni sbattuta in carcere tra la folla che ti urla assassina, tua sorella va in televisione a dire che sei stata tu perché da piccola eri una mezza pazza, tuo marito non ti rivolge più la parola, tu non vedi più l’altro figlio, il giornale con un titolo a tutta pagina ti definisce una "buttana", non ti viene permesso di partecipare al funerale del tuo bambino, e la corona di fiori che gli hai mandato non viene ammessa in chiesa ma lasciata fuori, per terra.

C’è da augurarsi soltanto che sia davvero colpevole, perché se così non fosse, allora quello che noi popolo italiano avremmo commesso attraverso chi esercita la giustizia sarebbe un crimine contro l’umanità. Eppure i giudici non hanno avuto alcun dubbio e hanno confermato la ricostruzione della procura, per la quale la dinamica dell’omicidio è chiara. I fatti sarebbero andati in questo modo: Veronica quella mattina non porta il figlio a scuola, va con la machina alle 8,33 nella strada poderale che porta al vecchio mulino, dove poi verrà ritrovato il corpo del bambino. Che cosa ci va a fare? Un sopralluogo, ha deciso che lo ammazzerà e che quello sarà il posto dove getterà il suo corpo. Poi torna a casa, sono le 8,48, infila la macchina in garage, sale in casa, ammazza il figlio con delle fascette di plastica strette al collo, lo spoglia, lo riveste senza mutandine, se lo carica sulle spalle, lei gracile il bambino di otto anni, lo trascina a piedi per tre pani di scale, torna in garage, lo carica sul cofano, esce alle 9,23 e lo va a gettare nel canalone.

Ha programmato tutto, mossa da quella che i giudici hanno definito “indole malvagia, priva del più elementare senso di umana pietà”, eppure ha scelto di uccidere il figlio nel luogo più rischioso, dentro casa, con la vicina di pianerottolo che sente anche il rumore di una posata che cade per terra, e con tutti gli abitanti del condominio, senza ascensore, che a quell’ora del mattino entrano ed escono di casa. Nessuno di loro ha visto o sentito nulla, nessuno di loro ha visto o sentito il bambino neppure quando, secondo la procura, sarebbe rientrato a casa da solo dopo la lite in strada con la madre.

Veronica Panarello ha dichiarato di essere tornata a casa quella mattina, di aver fatto il letto, sistemato i vestiti, raccolto i giochi sul tappeto, passato l’aspirapolvere. Poi ha ricevuto la telefonata del marito. La vicina di casa, Giuseppa Bareffato, sentita due volte, ha confermato il racconto della donna: "Ricordo di aver udito quella mattina il rumore di un aspirapolvere provenire dal suo appartamento, ritengo potessero essere tra le 8,45 e le 9". È logico pensare che in quei minuti Loris fosse ancora vivo. Alle 9,01 squilla il telefono, è il marito. "Mia moglie mi ha risposto che era tutto a posto, che aveva accompagnato i bambini a scuola e, dopo aver fatto un po’ di ordine a casa si sarebbe diretta a Donnafugata. Il dialogo sarà durato un paio di minuti”. Alle 9,03, presumibilmente, Loris è ancora vivo, stando alla procura, magari con le fascette ai polsi legato al letto.

Mancano 20 minuti alle 9,23, il momento cui l’auto di Veronica esce dal garage. In quel lasso di tempo sarebbe stato compiuto il delitto, senza che nessuno degli inquilini nei cinque appartamenti del condomio senta o veda qualcosa. Una vicina, Angela Iurato, rientra a casa al secondo piano alle 9,15 ed esce con il marito 5 minuti dopo. Nulla. Un altro condomino, Carmelo Emmolo: “Sono uscito verso le 9,15, non ho visto né sentito nulla di strano”.

Veronica dunque avrebbe dovuto agire tra le 9,03 e le 9,14, uccidendo Loris, mettendo in atto il piano di depistaggio e portando il corpo senza vita nel bagagliaio dell’auto, per poi magari risalire a casa, far sparire ogni traccia nei minuti tra le 9,15 e le 9,23. Tutto senza che nessuno abbia mai visto nulla. Possibile?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Carmelo Abbate