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Legittima difesa: perché in Italia aumentano le licenze per il tiro sportivo

Più semplici da ottenere rispetto a quelle per la difesa, stanno portando sempre più persone nei poligoni. Ma non per spirito agonistico...

Aumentano gli italiani con una pistola nel cassetto o un fucile nell'armadio. I dati elaborati dalla Polizia di Stato sono chiari: negli ultimi due anni le richieste di licenza per difesa personale sono diminuite nel nostro Paese del 4,7%, ma sono aumentate complessivamente del 30,8% le licenze per iltiro sportivo e per la caccia.

L’impennata maggiore è stata registrata proprio da quelle per uso sportivo, che hanno fatto registrare un incremento del 18,4%, passando da 397.384 domande a 470.821; e la stessa cosa, anche se in dimensione leggermente minore, è avvenuta per le licenze di caccia: da 689.019 a 774.679 (+12,4%). Per un vero e proprio boom (circa 160 mila nel solo ultimo anno) di carabine, revolver e armi semi-automatiche, tutte regolarmente detenute, il cui possesso non nasce però dalla volontà di imitare gli azzurri protagonisti nel tiro a Rio 2016...

"Anche se non tutti possono avere la licenza per uso sportivo, è però indubbio che è molto più facile da richiederee ottenere rispetto a quella per difesa personale, che richiede requisiti particolarmente selettivi", afferma Marco Tiberi, istruttore di tiro della Polizia di Stato e presidente del Tiro a segno nazionale di Cecina, in provincia di Livorno. "Naturalmente anche il cittadino che fa domanda di una licenza per il tiro sportivo, deve avere requisiti morali e fisici idonei all’uso di un’arma, ma la procedura è per così dire più agile". 

La motivazione, quindi, non è propriamente sportiva, ma legata invece alla volontà di poter possedere un'arma?
"Sì, in tanti casi la vera motivazione è questa: si vuole possedere un'arma, andando al poligono per imparare a usarla con un istruttore, per sentirsi più sicuri e tranquilli".

Sulla base della sua esperienza personale, da quanti anni ha notato questa tendenza? E chi riguarda maggiormente?
"Confermo la tendenza fotografata dai dati: negli ultimi 24 mesi c’è stato un progressivo e costante aumento di persone che si sono iscritte al poligono di tiro con la licenza sportiva. Quanto al profilo, nella mia espreienza il 90% delle iscrizioni per tiro sportivo sono di uomini che hanno un’età superiore ai 35 anni e appartengono per lo più al ceto medio".

Come avviene la formazione dei nuovi iscritti?
"Quando il soggetto si presenta per la prima volta al poligono, viene affidato a un istruttore di tiro che gli spiega sia come si maneggia in sicurezza l’arma sia - ed è un aspetto assai importante - tutta una serie di elementi giuridici che il soggetto con una licenza di questo tipo deve conoscere perfettamente. Dopo la parte teorica, si passa quindi a quella pratica, che prevede di far sparare al tesserato 50 colpi sia con una carabina calibro 22 sia con una pistola sempre calibro 22". 

Dopo questo primo approccio, cosa succede?
"Il soggetto ritorna la volta successiva con l’arma di proprietà e continua l’addestramento con la propria pistola, recandosi al poligono le volte che vuole. Solitamente, comunque, queste persone vengono a esercitarsi con cadenza settimanale e prevalentemente nel weekend, sparando ogni volta una cinquantina di colpi".

C'è qualcuno che alla lunga si fa prendere dalla passione per il tiro sportivo?
"Onestamente, solo il 20% si iscrive alle gare e inizia un percorso agonistico. Qualcun altro chiede di poter frequentare corsi avanzati di tiro, ma la maggior parte viene al poligono solo per imparare a usare un’arma e mantenersi poi in esercizio".


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Nadia Francalacci