Legittima difesa? Il caso di Lodi, cos'è successo
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Legittima difesa? Il caso di Lodi, cos'è successo

Il ristoratore che ha sparato al ladro uccidendolo è indagato per omicidio volontario. Dall'autopsia risulta che ha esploso il colpo a distanza ravvicinata

È notte. Dei ladri entrano in un locale per rapinarlo. Il proprietario che abita al piano di sopra si sveglia, imbraccia il fucile e li affronta. Vuole spaventarli? Cacciarli via? Dare loro una punizione? Questo lo accerterà la magistratratura perché dal fucile dell'uomo parte uno, forse due colpi che colpiscono a morte uno dei ladri. 

Questa non è la trama di un film ma la storia, purtroppo come tante, di Mario Cattaneo, il titolare dell'osteria Dei Amis di Casaletto Lodigiano, che la scorsa settimana ha ucciso uno dei ladri che si erano introdotti nella sua tabaccheria-ristorante. Adesso l'esercente è indagato per l'omicidio volontario del 33enne romeno Petre Ungueranu. Tutto chiaro? No, giovedì 16 marzo il titolare dell'osteria infatti sarà interrogato di nuovo perché la sua ricostruzione non quadra. Ma come per i casi precedenti, in cui alcuni esercenti vittime di rapine avevano ucciso i propri aggrassori, anche per il caso di Lodi è stata invocata la legittima difesa da esponenti politici e cittadini vicini al proprietario dell'osteria sostenendo che l'uomo ha reagito per difendere i suoi beni e i suoi cari. E che, se anche ha ucciso, non è colpevole.

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Cosa è avvenuto
Nella notte tra giovedì 9 e venerdì 10 marzo dei rumori sospetti nell'Osteria dei Amis svegliano il suo proprietario Mario Cattaneo che sorprende dei ladri nel suo locale. Mario Cattaneo è armato e durante la colluttazione dal suo fucile parte un colpo. Forse due. Uno dei ladri, Petre Ungueranu, colpito alla schiena muore. Il ristoratore si difende dicendo che ha sparato per legittima difesa.

Chi è la vittima
Il giovane rumeno Petre Ungueranu, è la prima vittima di questo caso che da ladro si è ritrovato cadavere. Non è morto nel locale che voleva rapinare. Il 33enne è stato ritrovato senza vita la mattina successiva alla sparatoria a 150 metri di distanza dal bar-ristorante di Cattaneo, accanto al piccolo cimitero di Gugnano, piccola frazione di Casaletto lodigiano. Di lui adesso ci sono i primi risultati dell'autopsia che, eseguita ieri (13 marzo) all'Istituto di medicina legale di Pavia l'indagine sul corpo, chiarisce quale è stata la traiettoria dei pallini esplosi dal fucile e da che distanza. Ovvero, il giovane rumeno è stato ucciso da una rosa di pallini da fucile da caccia esplosa da una distanza ravvicinata. Per i risultati definitivi il consulente ha chiesto 60 giorni. 

Il presunto innocente
Mario Cattaneo, 67 anni, è il titolare dell'Osteria dei Amis di Gugnano che, aggredito all'interno della sua proprietà, ha risposto con violenza e adesso, per aver ucciso un uomo, sarà processato con l'imputazione di omicidio volontario. Ha dato la sua versione dei fatti che non convincono però gli inquirenti.

Come aveva dichiarato al Quotidiano.net l'esercente si sostiene: "Intorno alle 3.40 mio figlio Gianluca mi ha svegliato dopo aver sentito suonare l’allarme del ristorante. Ho preso il mio fucile che tengo in casa e mi sono diretto al piano terra dove c’è la porta dell’ingresso posteriore del locale. Dall’altra parte i ladri avevano bloccato l’accesso. Non volevano che uscissi e come ho aperto la porta mi hanno aggredito. Non volevano che andassi fuori, puntavano a guadagnare tempo. Uno di loro mi ha afferrato con forza il braccio e ha cercato di strapparmi il fucile. Non sapevo che cosa volessero fare. Come si è aperta la porta mi hanno afferrato la canna del fucile per potermi disarmare. Il colpo è partito mentre cadevo, quando mi hanno trascinato per un braccio. Non mollavo l’arma perché pensavo che ci fosse ancora un colpo dentro. Se me l’avessero portata via mi avrebbero sparato". Ma i punti interrogativi restano tanti. 

Il giallo: tre dubbi sul caso
Alla luce delle "contraddizioni" iniziali in cui sono incorsi Cattaneo, i suoi famigliari e alcuni testimoni fa capolino un vero e proprio giallo: un teste afferma che, alle 3 e 40 di quella notte, ha sentito due colpi. Tutti gli altri parlano di uno. E chiarire la circostanza se il teste abbia capito male, non sarà facile.

Primo. Cattaneo, all'arrivo dei carabinieri, avrebbe parlato sì del furto, ma avrebbe detto di aver sparato solo dopo che gli era stato chiesto conto dei lividi sul braccio. Il fucile, nel frattempo, era stato riposto nel mobile di sicurezza in cui sono custodite le altre armi del ristoratore con la passione per la caccia.

Secondo. Il sangue trovato sulla inferriata è del ladro? Se fosse suo lo avrebbe lasciato mentre, forse con l'aiuto dei complici, la scavalcava per fuggire. Capirlo potrebbe aiutare a chiarire la dinamica di quanto accaduto.

Terzo. Rimane infine da comprendere che cosa sia accaduto quando Cattaneo ha aperto con forza la porta che dà sul cortiletto. Lui afferma che in cui in quel momento si trovavano i ladri. Il ristoratore sostiene inoltre che un malvivente ha afferrato la canna del fucile per disarmarlo. L'oste sarebbe caduto e, in quel momento, sarebbe partito il colpo. Ma le primi analisi sul cadavere sembrano contraddire Cattaneo.

Le prese di posizione e la legittima difesa
Insieme alle indagini proseguono intanto le prese di posizione a favore del ristoratore indagato per omicidio volontario, come alcuni esponenti di Fratelli d'Italia e della Lega. Il partito di Matteo Salvini ha anche avviato una raccolta di fondi "Io sto con Mario" a partire da alcuni bar e sezioni della zona, per sostenere anche economicamente l'assistenza legale dell'uomo per cui è stata invocata la legittima difesa. Attesa per il 25 aprile a Verona una manifestazione su "legittima difesa sempre".

ANSA / FLAVIA MAZZA
Il braccio tumefatto di Mario Cattaneo, il ristoratore che ha ucciso un ladro entrato a rubare nella sua osteria, Casaletto Lodigiano (Lodi), 12 marzo 2017

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Chiara Degl'Innocenti