Lampedusa: a un anno dalla strage del mare, l'emergenza continua
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Lampedusa: a un anno dalla strage del mare, l'emergenza continua

Oggi giornata di celebrazioni della tragedia che costò la vita a 366 persone. E da gennaio almeno altri 3 mila migranti sono morti in mare

È passato un anno esatto dalla tragedia di Lampedusa. Era il 3 ottobre 2013 quando un barcone salpato dalla Libia naufragò, provocando la morte di almeno 366 persone. Oggi, tra Lampedusa e Roma, si susseguiranno le cerimonie di commemorazione. Ma nel frattempo l'emergenza migranti al largo delle coste italiane non si arresta. È di ieri la notizia della morte di almeno altri dieci profughi che scappavano dalla Libia con un'imbarcazione di fortuna.

Un appello all'Europa 

Quest'anno, sottolinea l'Unhcr, le persone che finora hanno compiuto la traversata in mare sono in tutto 165 mila, rispetto alle 60 miladel 2013. Alla luce dei dati, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati rinnova il suo appello all' Europa affinché investa maggiori risorse per garantire il soccorso in mare nel Mediterraneo e intensifichi gli sforzi per fornire alternative legali a questi pericolosi viaggi. È necessario, per l'Unhcr, che lo sforzo collettivo continui ad assicurare un forte impegno nel salvataggio di vite umane in mare e ad aumentare le alternative legali ai rifugiati in cerca di salvezza in Europa.

"Stiamo venendo meno all'insegnamento insito nei naufragi dello scorso ottobre e sempre più rifugiati continuano ad annegare nel tentativo di raggiungere la salvezza. I paesi dell'Ue devono lavorare insieme per continuare a portare avanti le vitali operazioni di soccorso in mare, compito che è stato in gran parte svolto dall'operazione Mare Nostrum in Italia, ma anche da navi mercantili" ha detto l'Alto Commissario Antonio Guterres.

Mancanza di alternative

Molti di coloro che compiono la traversata in mare non dispongono di alternative legali e sicure per raggiungere l'Europa, sottolinea l'Unhcr, ed è necessario trovare con urgenza tali soluzioni per proteggere le persone dal rischio di doversi affidare ai trafficanti. Queste potrebbero comprendere un aumento delle quote di reinsediamento e l'accesso ai visti per ragioni umanitarie per le persone in fuga da guerre e persecuzioni, ma anche politiche comuni di gestione delle frontiere tra l'Ue e i paesi del Nord Africa che non guardino soltanto la sicurezza delle frontiere, ma anche al rispetto dei diritti umani e dei rifugiati. L'Unhcr esorta i governi europei affinche' facciano di piu' per facilitare i ricongiungimenti familiari. Inoltre, gli Stati potrebbero avviare schemi di sponsorizzazioni private e utilizzare programmi quali la concessione di visti per motivi di studio e di lavoro a vantaggio dei rifugiati. 



Investimenti insufficienti

Anche Oxfam accende i riflettori sulla necessità impellente di rivedere il sistema di accoglienza di profughi e migranti in Italia e in Europa, cominciando a garantire visti per motivi umanitari.  

“Non è possibile affrontare questo gigantesco flusso migratorio con gli strumenti usati sino ad oggi e con un approccio che sembra a volte schizofrenico – sottolinea Alessandro Bechini responsabile programmi domestici di Oxfam Italia - Serve quanto prima uno sforzo europeo per garantire visti per motivi umanitari o altri meccanismi di ingresso per quanti fuggono da guerre e fame, altrimenti ci saranno ancora solo lacrime e commemorazioni. Oxfam è favorevole a un’operazione che crei un canale sicuro nel quale profughi e migranti siano messi in grado di poter sfuggire alla morte in mare. Apprezziamo l’incredibile lavoro svolto dal’Italia con il programma Mare Nostrum per salvare il maggior numero possibile di migranti arrivati dalle coste del nord Africa. Tuttavia i limiti e le responsabilità dell’Europa sono evidenti e la prospettata operazione Frontex Plus non lascia sperare in una svolta, che vada oltre l’approccio puramente emergenziale.”

Una situazione complessiva di difficile gestione, che secondo Oxfam, è strettamente correlata anche all’insufficienza degli investimenti da parte dei Governi europei in interventi di Cooperazione allo Sviluppo nei Paesi di provenienza dei migranti: Siria, Eritrea, Somalia, Mali  e Nigeria solo per citare alcuni dei paesi da dove sono più consistenti i flussi migratori verso l’Italia e l’Europa. Investimenti che restano, per la maggior parte, ben al di sotto degli impegni che vengono pubblicamente presi nei vari summit internazionali e che non vengono, salvo rare eccezioni, rispettati. Ad esempio l’Italia è ancora ferma allo 0,14% del Pil negli investimenti in cooperazione, di contro a un obiettivo assunto che dovrebbe portare il nostro Governo a destinare lo 0,7%".

Un anno fa la tragedia di Lampedusa

Immigrati sbarcano a Lampedusa (Credits: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

L'allarme delle Nazioni Unite

I nuovi dati sulle traversate irregolari nel Mediterraneo, relativi al terzo trimestre del 2014, mostrano un allarmante aumento del numero di persone che muoiono durante il viaggio verso l'Europa. L'allarme è dell'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati. Sia in termini assoluti sia percentuali, i numeri sono in aumento: in totale, tra il 1° luglio e il 30 settembre sono arrivate in Europa 90 mila persone e almeno 2.200 hanno perso la vita, mentre nel periodo 1 gennaio-30 giugno si contavano 75.000 arrivi e 800 decessi.

Lampedusa, la cerimonia per le vittime, un anno dopo

Un momento della cerimonia interreligiosa in memoria dei 366 migranti che persero la vita nel tragico naufragio del 3 ottobre 2013. I sopravvissuti partecipano alla preghiera, Lampedusa, 2 ottobre 2014. ANSA/CORRADO LANNINO

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