Buba Seaasay, 24 anni. Vittima di un attacco razzista nel pistoiese
Facebook/Massimo Biancalani
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Razzismo in Italia: perché sparare a un uomo non è una "goliardata"

Per l'aggressione a un giovane del Ghana sono stati fermati due tredicenni, mentre Daisy Osakue vola agli europei

Sono stati due ragazzini di 13 anni a sparare a Buba Seaasay, 24 anni, originario del Ghana, ospite di una struttura d'accoglienza ecclesiastica a Vicofaro, in provincia di Pistoia.

L'episodio era avvenuto il 2 agosto ed era stato denunciato dal parraco, Don Massimo Biancalani che aveva spiegato, tramite la sua pagina Facebook come il ragazzo straniero sia stato prima raggiunto da una serie d'insulti e poi da proiettili a salve sparati da una scacciacani.

"Una goliardata"

La squadra mobile di Pistoia, dopo la denuncia di Don Massimo, aveva iniziato una serie di perquisizioni nelle case della zona visto che le telecamere di sorveglianza avevano inquadrato alcuni ragazzini che si aggiravano nei pressi della canonica proprio poco prima dell'episodio.

Nel corso di uno di questi sopralluoghi uno dei minori ha ammesso le sue colpe (ma non è imputabile perché ha meno di 14 anni) e nell'abitazione dei genitori è stata rinvenuta l'arma utilizzata per esplodere i colpi che hanno raggiunto il migrante. Secondo gli investigatori, però, si sarebbe trattato solo di un "Momento goliardico, escludendo qualsiasi riconducibilità a motivi razziali o politici".

Sono più o meno le stesse parole utilizzate per commentare i fatti della banda dell'uovo, il gruppo di delinquentelli di Moncalieri che ha rischiato di far perdere gli Europei a Daisy Osakue, l'atleta italiana di origini nigeriane raggiunta dal lancio di uova da una Fiat Doblò pochi giorni fa. 

Daisy si è già rimessa e agli Europei di atletica ci è andata con la voglia di vincere (ed è già finalista di categoria), ma anche in quel caso le forze dell'ordine avevano escluso la matrice razzista parlando di "atto goliardico".

Ma "goliardia", secondo l'enciclopedia Treccani, in italiano implica un qualcosa connesso con la spensieratezza, la voglia di vivere e di scherzare in maniera disimpegnata e in questo momento in Italia ci si può permettere di tutto tranne di essere disimpegnati e spensierati.

Perché non c'è nulla di divertente in un tredicenne che spara a un uomo di colore urlando "Negro di merda"

L'odio, a differenza dell'amore con cui tutti noi nasciamo come fosse un "pacchetto base", s'impara e quei ragazzini da qualche parte l'hanno appreso mentre sempre più spesso ci si trova davanti a atti razzisti e xenofobi etichettati come fossero leggere scaramucce tra anime innocenti, ma così non è. 

La mancanza di empatia

Perché pur anche togliendo lo sfondo razzista come motivazione del lancio delle uova nei confronti dell'atleta di origini nigeriane o il dolo consapevole nello sparare a un ragazzo di colore urlando "negro di merda" quel che resta è l'assenza di rispetto umano ed empatia nei confronti del prossimo che hanno mostrato gli aggressori di Daisy (tra cui c'è anche un ragazzo figlio di un consigliere comunale Pd che ora si cosparge il capo di cenere e si chiede "Dove ho sbagliato) e i minorenni di Pistoia.

Si tratta di quella mancanza di simpatia (nel senso greco dell'etimologia e cioè condivisione di emozioni) che muove il pensiero razzista.

Un clima pericoloso

Perché il clima di intolleranza e di mancanza di rispetto per chi è diverso è nell'aria e si respira in ogni paese da nord a sud della penisola.

E infatti mentre l'onda populista tanto in voga al momento deride chi aveva classificato il caso Daisy come ennesimo episodio di razzista in un solo giorni altri due immigrati sono stati picchiati e malmenati.

A Napoli un venditore ambulante con regolare permesso di soggiorno è stato raggiunto da un colpo di pistola alla gamba esploso da due ragazzi a bordo di uno scooter, mentre a Pistoia Buba Seaasay veniva umiliato per il solo fatto si esistere.

Due episodi che si vanno ad aggiungere al bollettino delle ultime settimane di aggressioni ai danni di stranieri



Daisy Osakue, aggredita per strada mentre tornava a casaDaisy Osakue, aggredita per strada mentre tornava a casa Facebook

L'omicidio di Aprilia

Nella notte tra il 28 e il 29 luglio un episodio ancora più grave si è verificato ad Aprilia, nella provincia di Latina. Un immigrato di origini nordafricane è stato inseguito e picchiato a morte da due giovani italiani incensurati che lo avevano scambiato per un ladro.

L'uomo, un marocchino di 43 anni, era a bordo di un'auto che i due aggressori hanno ritenuto sospetta; dopo aver chiamato i carabinieri i due italiani non hanno aspettato l'arrivo delle forze dell'ordine e hanno iniziato un inseguimento finito con il pestaggio a morte dello straniero. "Ci siamo rovinati la vita", hanno detto.

I precedenti

Riavvolgendo il nastro a ritroso il 26 luglio a Vicenza un operaio trentatreenne di Capo Verde che lavorava su una pedana sospesa a 7 metri d'altezza per sistemare delle luminarie, è stato colpito da un colpo di carabina. A sparare un quarantenne italiano che, dalla sua finestra, ha centrato l'immigrato. L'uomo si è difeso sostenendo che stesse puntando ai piccioni.

Nella stessa giornata un ospite del centro di accoglienza di San Cipriano d’Aversa, nel casertano, aveva denunciato di essere stato colpito in pieno volto con una pistola ad aria compressa dopo essere stato raggiunto da due ragazzi italiani.

Il 17 luglio un episodio analogo è accaduto a Roma dove una bambina di etnia rom di 14 mesi è stata ferita da un colpo di pistola ad aria compressa alla schiena e ora rischia di paralisi. "Volevo solo provare la pistola" si è difeso l'uomo fermato il 24 luglio dalle forze dell'ordine.

A Latina l'11 luglio due nigeriani che aspettavano alla fermata dell'autobus sono stati raggiunti ancora una volta da colpi esplosi da un'arma ad aria compressa.

Forlì, 5 luglio: un uomo ivoriano viene avvicinato da un'auto mentre si trova in bicicletta e dal finestrino della vettura viene esploso un colpo che lo raggiunge in pieno addome.

Salvini: "Ma quale allarme razzismo"

Mentre il Ministro degli Interni Matteo Salvini continua a minimizzare sostenendo che l'unico vero "allarme sociale" siano "i reati degli immigrati" il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un monito a far sì che l'Italia non si trasformi in un Far West. Intanto il Ministro Fontana ha appena lanciato la proposta di abolire la Legge Mancino quella che punisce con il carcere l'apologia del fascismo. Secondo il titolare del dicastero per la famiglia si tratta di una norma - ha scritto Fontana su Facebook - "Che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano".

Un bollettino di guerra

Solo nell'ultimo mese e mezzo, però, le aggressioni a sospetto sfondo razzista sono state otto con il bilancio di 9 feriti e un morto.

A Partinico, nel palermitano, un diciannovenne di origine senegalese richiedente asilo dal 2016 è stato aggredito nella piazza del paese da alcuni ragazzi che, secondo le prime ricostruzioni, gli avrebbero detto di tornarsene a casa sua.

Alla risposta: "Lasciatemi in pace, non cerco rogne!" sarebbe partito l'attacco. Il senegalese è stato preso a pugni e calci ed è finito in ospedale. A Napoli, invece, un ventinovenne nigeriano è stato picchiato dai proprietari del negozio davanti al quale stava chiedendo le elemosina. 

Da Idy Diene a Soumayala Sacko

L'escalation di violenza, però, è iniziata ben prima di 45 giorni fa. Lo scorso 4 marzo l'ambulante senegalese Idy Diene è stato ammazzato a Firenze da un sessantacinquenne italiano, Roberto Perrone, che in seguito ha dichiarato di essere uscito di casa per uccidersi, ma di non aver avuto il coraggio.

Il 2 giugno successivo Soumayla Sacko, sindacalista maliano, è stato ammazzato a colpi di fucile nelle campagne calabresi mentre era a lavoro in una fabbrica dismessa.

A Caserta, poi, l'11 giugno due ragazzi del Mali ospiti di una struttura Sprar del Comune sono stati investiti da una raffica di colpi di pistola ad aria compressa e hanno riportato lesioni al petto e all'addome.

E, infine, il 20 giugno a Napoli lo chef Konate Bouyagui, maliano di 22 anni, viene raggiunto da un proiettile alla pancia mentre torna a casa. A sparare due ragazzi a bordo di una macchina. "Credevo di morire - ha detto lo chef che poi ha aggiunto - C'è un clima di intolleranza contro le persone di colore per colpa di una politica basata sulla propaganda contro gli immigrati".

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Barbara Massaro