L'Emilia che non si piange addosso
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L'Emilia che non si piange addosso

Nuovi capannoni, container, tensostrutture, perfino tende e gazebo: qualunque cosa pur  di ripartire con la produzione, il lavoro. A sette mesi dal terremoto gli emiliani sono tornati al loro lavoro. I loro racconti, anche in video.

L’ Emilia colpita dal terremoto del maggio scorso è un pezzo di Pianura Padana aperta in cui la linea dell’orizzonte è interrotta qua e là da pioppeti e capannoni. A mano a mano che procedi nel reticolo di strade, tra paesini e cittadine, fra grandi e piccoli imprenditori che in questi mesi si sono rimboccati le maniche, avverti dentro di te il privilegio della scoperta: il made in Italy come marchio dell’anima. Ti sembra di respirare la formula magica che fa convivere acciaio e campi, muggiti delle mucche e rombo di motori, capitale e lavoro, valvole per cuori artificiali e gnocco fritto, puzza di letame e starnuti di ciminiere industriali. Senti la vibrazione, la tensione eterna e silenziosa verso la felicità. E non hai ancora bevuto un goccio di Lambrusco. Senti cultura, amicizia, accoglienza, coesione sociale, solidarietà, ingegno, brevetto e sensualità.
È il vero made in Italy, la vera materia prima che qui si fa formaggio, là aceto, piastrelle, ceramiche, motori. È ciò che la crisi e il terremoto non riusciranno mai a cancellare. Anzi, al primo impatto ti sembra quasi che il sisma non ci sia mai stato, o sia avvenuto in epoca lontana. Poi mentre ti avvicini al cratere scorgi segni sempre più evidenti, che in ogni caso ti raccontano storie di ricostruzione, non di distruzione. Fino a quando arrivi in piazza della Costituente, cuore di Mirandola, dove ogni particolare diventa iconografia. Gli edifici sono ricoperti di impalcature di tubi innocenti, i cerotti del cemento, e recintati da grate d’acciaio alte 2 metri. Sopra ognuna di queste ci sono attaccati decine e decine di cartelli colorati. Annunciano inaugurazioni, trasferimenti, riprese di attività. Slogan diversi con una parola comune scritta a caratteri cubitali: «Aperto». Ci siamo, siamo tornati, non ce ne siamo mai andati. Le uniche transenne non trasformate in tazebao sono quelle che circondano il grande presepe, davanti al municipio. Tradizione, fede e continuità nonostante tutto. E ti sembra quasi che i rumori secchi di tubi e gru siano il perfetto sottofondo di questo Natale. Ti verrebbe da gridare al miracolo, poi ti giri verso la chiesa di San Francesco e di colpo tutto è chiaro: la facciata è in piedi, sorretta da una ragnatela di tubi, ma se continui a camminare e vai oltre, dietro ci sono solo cumuli di macerie. Aperto, sorretto, ma colpito al cuore. E le ferite nascoste sono quelle che fanno più male.

Marta Zavatta
ristoratrice
Segui i cartelli che indicano «Dalla Marta» e ti ritrovi nella campagna di Mortizzuolo, in un edificio in costruzione. Da qui parte una nuova indicazione che ti guida 100 metri più avanti, dentro una tensostruttura con pavimento in gomma. Marta è una figura storica di questa campagna emiliana, la sua trattoria è quasi una chiesa per gli abitanti della comunità: un punto di ritrovo per le famiglie di operai e contadini, soprattutto la domenica. Marta ti accoglie con il grembiule, si scusa per i tovaglioli di carta, ti dice a voce i piatti del giorno e va in cucina a preparare. «L’amore, la fede, la famiglia: nessun terremoto potrà mai portarci via le cose che più contano» sostiene la donna, che ha anche recitato in una fiction con Giulio Scarpati. «E poi ricordiamoci sempre che il Signore ti dà la croce di un peso che sei in grado di portare».
    Dalla Marta c’è una tradizione natalizia che si rinnova: un cero rosso acceso alla porta della trattoria. «Vuole dire che le famiglie che non si possono permettere il pranzo di Natale sono le benvenute. Nei limiti del possibile sarà così anche quest’anno».

Susanna Benatti
imprenditrice commerciale
Susanna Benatti è un’imprenditrice con sei negozi di pelletteria e profumeria distribuiti nei comuni di San Felice, Mirandola e Cavezzo. Il terremoto ne ha danneggiati tre, che sono rimasti chiusi per alcuni mesi. Oggi solo uno ha ancora le saracinesche abbassate. Lei corre da una fiera all’altra, passando per muratori, clienti, banche e fornitori.
    «Sto difendendo trent’anni di lavoro, tutto il valore che ho generato l’ho sempre reinvestito nella mia impresa» dice mentre ti porge un vassoio di pasticcini che le ha appena lasciato un cliente. «A casa non mi è rimasto un bicchiere integro, ma la priorità era questa, i miei negozi, i miei sacrifici. A questo punto spero solo che lo Stato mantenga le promesse, perché noi abbiamo dovuto anticipare un sacco di soldi».

Luciano Gavalotti
imprenditore metalmeccanico
Luciano Gavalotti ha 57 anni, lavora da quando ne aveva 14. È imprenditore metalmeccanico, produce cilindri oleodinamici a Mirandola. Il terremoto ha distrutto il suo capannone, lui ne ha preso subito un altro in affitto ed è ripartito con i suoi 10 dipendenti. Ma la situazione non è facile. «Sono appena rientrato da una riunione con un grosso committente, il tema più discusso è stato lo sconto, oltre alla modalità dei pagamenti» afferma alla scrivania del suo ufficio provvisorio dove ha già il progetto per il nuovo capannone. «I tempi di pagamento ufficiali sono di 120 giorni, ma in pratica si finisce sempre a 210 o addirittura 240 giorni. Io per fortuna me la sto cavando perché dal 2009 non avevo fatto grossi investimenti. Per spostare l’attività in questo capannone ho speso 50 mila euro, e altri 50 mila mi costerà demolire il vecchio fabbricato». Il Natale alle porte: «Se guardo indietro non posso non pensare che sarà un Natale bellissimo, come tutti gli altri. Mi ritengo una persona fortunata e ho molte speranze per il futuro».

Ermes Prati
dirigente d’industria
Ermes Prati subito dopo la scossa ha ricevuto una telefonata: «Corri subito perché sono caduti i capannoni e ci sono tante persone sotto». Poi è caduta la linea. Prati è l’amministratore delegato della Mix srl, impresa con sede a Cavezzo che costruisce macchine per miscelare polveri e paste, 60-70 dipendenti, 90 per cento della produzione rivolta all’estero. Gli operai si sono salvati per miracolo, uno si è infilato dentro una macchina d’acciaio pochi secondi prima del crollo. Prati e gli altri componenti del consiglio di amministrazione si sono riuniti subito nello spiazzo accanto ai capannoni e hanno preso decisioni immediate: uffici spostati a Modena e messaggio urgente per tutti i clienti sparsi nel mondo: «La Mix è operativa e farà fronte a tutte le commesse».
    In parallelo alla produzione è partita la ricostruzione dei 10 mila metri quadrati di superficie coperta, oggi completata al 70 per cento con un investimento di circa 2 milioni di euro messi insieme tra riserve aziendali, finanziamenti a tassi agevolati e assicurazioni. Il bilancio di fine 2012 è sorprendente, con il fatturato in leggera crescita e un paio di nuovi dipendenti.

Susanna Baraldi
pubblicitaria
Il 19 novembre ha potuto rimettere piede negli uffici di Mirandola dove ha sede la sua agenzia di pubblicità e comunicazione. Dopo tanto tempo, Susanna Baraldi e le sue due collaboratrici hanno riassaporato il gusto di lavorare in un ambiente caldo e confortevole. Per sei mesi si sono attaccate ai computer portatili da una tenda, un container, una roulotte. «Ho fatto più traslochi in questo periodo che in tutta la mia vita. Mi ha tenuto a galla la grande passione per il mio lavoro, e il sostegno delle mie due colleghe» racconta fiera seduta alla sua scrivania. «Quello che è successo mi ha reso molto più forte da un punto di vista professionale, ho trovato la forza per studiare nuovi progetti. Sarà un Natale di speranza».

Franco Cucchi
imprenditore commerciale
Ha preso le insegne gigantesche del suo supermercato Sigma, le ha staccate dall’edificio danneggiato e trasferite sopra i due container situati nel piazzale dove ha trasferito la sua attività. In questo modo Franco Cucchi ha delocalizzato la sua attività di una decina di metri, nel centro commerciale Le terrazze di Mirandola. «Ci mancano i nostri punti di forza: il fresco, la macelleria e la gastronomia» precisa. «Siamo piccoli imprenditori, non abbiamo le spalle larghe, non possiamo fermarci, qui dentro lavoriamo in 28 famiglie». Il futuro è incerto: «Io sono ottimista per natura, ma la nostra sorte è legata a quella del centro storico. Se la gente tornerà nelle proprie abitazioni, allora noi riavremo tutti i nostri clienti». Intanto, a febbraio si torna nella vecchia sede ricostruita.

Clarissa Martinelli
giornalista radiofonica
Clarissa Martinelli è giornalista, la sua voce è tra le più conosciute in Emilia grazie a Radio Bruno. Martinelli conduce un programma di music and news ogni mattina dalle 10 alle 12. Era in onda il giorno della forte scossa, i cui segni sono ancora ben visibili dentro l’edificio di Carpi che ospita la radio. E, dopo i primi attimi di panico, lei e i suoi colleghi si sono ritrovati a fare vera informazione di servizio, come una sorta di unità di crisi. «Arrivavano telefonate su telefonate, abbiamo lasciato il microfono aperto per favorire le comunicazioni di emergenza in diretta». Martinelli e i suoi colleghi hanno continuato l’opera di solidarietà anche nei mesi successivi con raccolte fondi e campagne diventate cult: per esempio le magliette con il logo «Teniamo botta».

Marco Gavioli
tabaccaio
Per entrare nella tabaccheria provvisoria di Marco Gavioli basta girare una maniglia, e la maniglia di un container non è quella di una cassaforte. Ragion per cui ogni giorno, a pranzo e a sera, Gavioli tira giù tutte le sigarette, le mette negli scatoloni e se le porta a casa. Prima del terremoto aveva una bella tabaccheria dentro il Castello di Mirandola, con vetrine, pipe, toscani e umidificatori per sigari cubani. «In 20 secondi crolla tutto e ti assale lo sconforto» ammette mentre prepara gli scatoloni per il pranzo. «Ma ho ricevuto tanta solidarietà dai miei colleghi e dalla Federazione italiana tabaccai, che mi hanno aiutato economicamente, soprattutto con il container». Il volume d’affari è diminuito: «Giù del 30 per cento, il gioco del Lotto è crollato, mentre è leggermente aumentato il gratta e vinci». Il Natale sarà diverso rispetto agli anni scorsi: «Quest’anno non abbiamo fatto il presepe in casa. Ospitiamo dei familiari, e poi con il terremoto non sai cosa succede, viene una scossa e casca tutto».

Luigi Mai
imprenditore metallurgico
Da dentro un container situato a San Prospero dirige i 60 dipendenti che lavorano nel capannone accanto e producono strutture in acciaio inox per i settori farmaceutico, alimentare e agricolo. Il 95 per cento dei prodotti vola all’estero. Luigi Mai è anche il presidente della Cna Modena, nella cui provincia si contano 70 mila imprese meccaniche, alimentari, biomedicali: un’impresa ogni 9,8 abitanti, reddito pro capite nel 2011 pari a 32 mila euro. Luigi Mai conosce il vero significato della parola solidarietà. «Durante il trasloco dal capannone distrutto all’altro, mi hanno chiamato i miei concorrenti per offrirmi il loro aiuto in modo da non farmi perdere i miei clienti» racconta con un pizzico di commozione. «Il segreto del nostro modello produttivo è la sua totale compenetrazione nel tessuto sociale, ragion per cui diventa difficile da estirpare, anche per un terremoto. Qui da noi il capannone non è la fabbrichetta del padrone, non è solo una fonte di reddito, ma è soprattutto la cellula che alimenta la società e sua volta ne ricava linfa vitale».

Gloria Trevisani
imprenditrice tessile
Gloria Trevisani accetta di parlare ma a una condizione: «Che mi diate la possibilità di ringraziare Mario Lanzarini, mio compagno e nuovo socio in azienda, e Marco Gianfranchi, il mio consulente, che a due giorni dal sisma, con la terra che ancora tremava sotto i nostri piedi, sono entrati nel vecchio capannone per recuperare i nostri server e i dati di salvataggio, che sono il nostro patrimonio».
    Trevisani è un’imprenditrice tessile che realizza collezioni, dal cartamodello al capo cucito, per i grandi marchi della moda. Ha 17 dipendenti e dopo il terremoto si è trasferita a Carpi. Anche lei ha potuto contare sulla solidarietà: «Un nostro fornitore, Carpinet, ci ha messo a disposizione alcuni suoi uffici a titolo gratuito, dove otto persone hanno lavorato per 20 giorni. Non ha voluto neppure le spese». Però non tutto è rose e fiori: «Mi fa rabbia quando ci descrivete come persone forti che si rialzano da sole, e che magari passi a livello nazionale il messaggio che qui sia tutto a posto. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tocca alle istituzioni».

Matteo Barbieri
parrucchiere
Per quattro mesi ha ricevuto le sue clienti sotto un gazebo all’esterno del negozio di parrucchiere situato al piano terra di un edificio dichiarato inagibile. Matteo Barbieri si è arrangiato così per tutta la bella stagione anche grazie alla scuola di acconciature di Modena, che gli ha prestato un banco di lavoro completo. Alla fine ha perso qualche cliente, ma ne ha guadagnate tante altre, attirate dal coraggio e dalla determinazione di questo giovane professionista di Mirandola.
    Al Natale pensa con malinconia: «Sarà un Natale di delusione. Hai una azienda, sei sempre stato in regola, l’hai gestita bene, con coscienza e valori istituzionali, poi ti trovi in una situazione di difficoltà per un evento come il terremoto e ti ritrovi con lo Stato che ti sbatte la porta in faccia».

Natascia Pellacani
impiegata
Natascia Pellacani è impiegata in una società di servizi di Cavezzo: 20 persone dentro un container molto ben organizzato. La sua casa è stata danneggiata dal sisma, e Natascia con il marito e il figlio di 14 anni hanno dormito in macchina, poi in un gazebo nel giardino della sorella, tenda, roulotte, fino al recente ritorno in casa. «La mia grande fortuna è stata un marito che ha saputo aspettarmi, ci ho messo un po’ prima di trovare la forza di rientrare in casa» racconta la donna. «Il nostro rapporto ne è uscito rafforzato, ma conosco tante coppie che sono scoppiate. In questi mesi io ho lavorato sodo e sono stata poco presente in casa. Per mio marito non deve essere stato facile. Dedico a lui il mio più sentito augurio di buon Natale».

Gianluca Alberghini
imprenditore metallurgico
Gianluca Alberghini è un imprenditore di 43 anni con 26 dipendenti, che produce serbatoi in acciaio per riscaldamento a Sant’Agostino, in provincia di Ferrara. Il suo capannone è rimasto in piedi, ma ha riportato danni per oltre 2,5 milioni di euro. Alberghini ha portato subito i macchinari nel piazzale esterno, e già tre giorni dopo il sisma la produzione aveva ripreso a pieno regime a cielo aperto.
    Le commesse arrivano per la maggior parte dall’estero (95 per cento) e hanno un tempo di consegna molto breve, anche di tre giorni. Nel frattempo ha rimesso a posto il fabbricato e oggi tutto sembra tornato alla normalità. «Se penso che a Ferragosto ero sul tetto a smontare i pannelli fotovoltaici, quasi non mi sembra vero di avere oggi un tetto sulla testa. Nessuno di noi ha fatto ferie, abbiamo lavorato 16 ore al giorno: l’azienda è la nostra vita».

Maria Grazia Torelli
imprenditrice commerciale
In piazza Martiri della libertà a Cavezzo è nato un centro commerciale con una decina di container. Il suo nome è 5.9, come la magnitudo della scossa più forte del terremoto del maggio scorso: un modo per ricordare, per esorcizzare, sdrammatizzare. C’è il bar, la pizzeria, la gelateria, e c’è il negozio di scarpe per bambini di Maria Grazia Torelli, sorriso e dolcezza contagiosi.
  «Dopo 14 anni di attività nel mio negozio in centro mi sono ritrovata a lavorare dentro l’officina di mio padre, che mi ha messo un angolo a disposizione dove ho sistemato scaffali e registratori di cassa» racconta Maria Grazia. «Adesso dentro questo container mi sento rinascere, mi sembra di ricominciare». Anche lei ha qualcuno da ringraziare. «Devo dire grazie a tanti miei fornitori, soprattutto alla Lelly Kelly, nella persona di Elisa, che il giorno dopo il terremoto mi ha detto: non ti preoccupare, ti lasciamo tutto in conto vendita fino a settembre 2013».  

* Ringraziamo per la disponibilità e la collaborazione la Cna nazionale ed emiliana

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Carmelo Abbate