Isis, nella cellula italiana una decina di aspiranti jihadisti
ANSA/POLIZIA DI STATO
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Isis, nella cellula italiana una decina di aspiranti jihadisti

Oltre all'italo-tunisino sottoposto a misura di sorveglianza, sono diversi i giovani pronti a rispondere all'appello degli estremisti arrestati dalla Digos

Erano almeno una decina: abili, indottrinati e pronti a partire per essere arruolati. Oltre al giovanissimo italo-tunisino residente in provincia di Como, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, tanti altri giovani erano finiti nella rete di arruolamento tessuta dai tre estremisti islamici arrestati oggi nel corso di una operazione della polizia di stato e della Digos di Brescia. Tanto che in queste ore le indagini proseguono non soltanto in Italia ma anche in Albania, e non si escludono ulteriori arresti.

C’è un aspetto che emerge in questa inchiesta e che impone una riflessione profonda. I tre uomini arrestati oggi, gli albanesi zio e nipote, e il ventenne italiano di origine marocchina, di fatto non si conoscevano bene, nel senso che non si frequentavano di persona. Mesi e mesi passati a parlare sulle chat, migliaia e migliaia di messaggi scambiati, per vedersi faccia a faccia al massimo un paio di volte.

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Che cosa significa tutto ciò dal punto di vista della nostra sicurezza? L’investigatore esperto a cui facciamo questa domanda, in tono confidenziale ma diretto ed efficace risponde con queste parole: “Significa che abbiamo il culo scoperto”. Ed è proprio così. Sarebbe tutto più semplice, dal punto di vista del contrasto e della prevenzione, se gli estremisti facessero ricorso ai canali tradizionali per il reclutamento di adepti: case, associazioni, ritrovi, moschee.

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Invece no. Il nemico è molto più infido e difficile da arginare e combattere. Perché indottrina attraverso filmati, perché cerca di trasmettere valori. I suoi valori: compattezza, unità, fedeltà a un dio che ti trasmette potenza e forza, che ti guida in ogni istante del giorno e della notte, e che non ti abbandona mai. La sicurezza che mancava nella tua vita. Il punto fermo a cui aggrapparti in una fase difficile della crescita in cui ti senti sradicato dalla tua cultura di partenza e non desiderato da quella di accoglienza.

La domanda successiva è semplice: quanto queste persone sono pericolose? Oppure si tratta di ciarlatani del web che non sarebbero mai capaci di far male a una mosca? La risposta è sotto i nostri occhi. I tre uomini arrestati oggi avevano innalzato a modello ed erano in contatto con Anas El Abboubi, partito dalla Valsabbia due anni fa per andare a combattere in Siria. Oggi Anas è ancora lì, a tagliar gole.

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Carmelo Abbate