Ecco come uccide l'Angelo della Morte
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Ecco come uccide l'Angelo della Morte

Il caso dell'infermiera di Piombino è solo l'ultimo di una lunga serie di omicidi commessi in corsia

Decidono il destino dei loro pazienti. Non calcolano gli affetti, il dolore che possono procurare e dispongono della vita degli altri come meglio credono. In una sorta di onnipotenza. Sono gli Angeli della morte, gli infermieri che decidono quando il cuore dei loro pazienti deve smettere di battere. Assieme ad alcuni serial killer missionari, gli angeli della morte sono l'unica categoria di assassini seriali le cui vittime non rispecchiano le loro preferenze sessuali e per questo sono una categoria atipica, sui generis, in ambito criminologico.

Le loro vittime sono i malati con i quali entrano in contatto. Spesso si tratta di anziani e cronici, oppure deboli, come neonati o bambini. Il modus operandi di questi assassini, prevede in genere la somministrazione di farmaci o sostanze tossiche tramite iniezioni.

L'infermiera di Piombino

Una infermiera di 55 anni, originaria di Savona ma residente a Piombino da 36 anni, è stata arrestata con l'accusa di aver ucciso 13 persone in meno di 24 mesi. Quasi una persona ogni trenta giorni.

- LEGGI QUI LA STORIA DELL'INFERMIERA DI PIOMBINO

Il caso Poggiali
L’infermiera 42enne, Daniela Poggiali, arrestata a Lugo di Romagna il 9 ottobre 2014, prediligeva dosi massicce di cloruro di potassio. Con le sue iniezioni procurava uno "shock cardiogeno". Poi una volta giunto il decesso, cercava di occultare l’omicidio. Daniela Poggiali, infatti, secondo gli inquirenti avrebbe tentato di nascondere le prove rimuovendo il cadavere di una delle anziane, gettando separatamente il deflussore "sporco di potassio" nel "tentativo di occultarlo e comunque rendendolo anonimo mediante la sostituzione dell'unica parte ovvero il catetere che presentava tracce biologiche della sua vittima. L'azione omicidiaria dell'infermiera sarebbe stata secondo il giudice "dettata da una volontà di autocompiacimento e di sopraffazione di chi versava in condizioni di debolezza".

Il caso Caleffi
“Mi dispiace molto per quello che è successo, e chiedo perdono, se è possibile. Non volevo che finissero così, quei pazienti. Io praticavo quegli interventi perché mi piaceva che tutti accorressero in tempo a salvare i pazienti”. Anche, Sonya Caleffi, l’infermiera di Como che, in pochi mesi, ha ucciso oltre 15 pazienti ricoverati presso le case di cura e gli ospedali dove aveva prestato servizio, perché voleva attirare l’attenzione. Sonya a quindici anni incomincia a soffrire di depressione e di anoressia nervosa, ma a scuola rimane una ragazza molto tranquilla, con buon profitto. Non desta sospetti. Poi intraprende la carriere da infermiera e quando il 15 dicembre 2004 viene arrestata, confessa ‘solo’ 6 omicidi, 4 verranno accertati dagli inquirenti e 2 rimangono "sospetti".

Nel 1993 si sposa con un falegname di Cernobbio dopo 6 mesi di fidanzamento ma i continui litigi la portano a separarsi dopo appena un anno. Poi conosce un radiologo e va a convivere con lui a Tavernerio, dove finito il lavoro vive in uno stato di reclusione in casa. Lavora tra il 1993 e il 2002 presso l'Ospedale Valduce di Como nei reparti di chirurgia generale, endoscopia e pronto soccorso, all'Ospedale Valduce della cittadina comasca e in due case di riposa della provincia lombarda. Nel frattempo tenta il suicidio per 4 volte tra il 2001 e il 2004.

Tra il settembre e il novembre 2003 lavora al reparto di medicina generale dell'ospedale Sant'Anna dove si verificano per causa sua 8 decessi di malati terminali uccisi a causa dell'iniezione di aria e quindi di embolia. Da settembre all'8 novembre 2004 lavora all'Ospedale Manzoni di Lecco dove avrebbe provocato la morte di 18 persone. Viene scoperta dalla direttrice medica del presidio che informa la Procura.

Il caso Stazzi
È il 2009. Angelo Stazzi, 66enne già noto alla cronaca nera per aver ucciso la sua collega infermiera Maria Teresa Dell'Unto, viene individuato dagli investigatore come il responsabile della morte di sette anziani ospitati dalla casa di riposo dove l'uomo lavorava. Motivo che ha portato la Squadra Mobile capitolina all'infermiere? Tutte  le morti sono avvenute per grave ipoglicemia determinata dalla somministrazione di forti dosi di insulina. Gli omicidi sarebbero tutti avvenuti tra il gennaio e l’ottobre del 2009. L'uomo somministrava agli anziani prima forti dosi di psicofarmaci per abbatterne il sistema immunitario, poi iniezioni letali di insulina. Nessuna delle vittime era affetta da diabete o aveva gli psicofarmaci, come medicinali inseriti nei trattamenti di cura.

"Il legame che si stabilisce tra l’Angelo della morte e la propria vittima è un legame di tipo assistenziale" spiega Sara Pezzuolo, psicologa giuridica. "Le vittime prescelte sono proprio i pazienti con i quali entra in contatto e con cui instaura un legame che rimanda, nella sua massima espressione, al movente del delitto". 

Le sensazioni che provano
"Una delle classificazioni proposte dall’FBI dei serial killer è stata stilata tenendo conto delle motivazioni (movente) che portano al compimento del delitto" dice Pezzuolo. "Nel caso specifico degli Angeli della Morte essi solitamente vengono fatti rientrare nella categoria del "Serial Killer Dominatore" cioè tra coloro che uccidono per esercitare il totale controllo di vita e di morte su un’altra persona: gli Angeli della morte dichiarano che uccidono le proprie vittime perché, ad esempio, sono stanche di vederle soffrire. In realtà l’agito delittuoso è determinato dal profondo bisogno di sentirsi potenti e gratificati quasi potendosi sentire “Dio”.

Inoltre, solitamente l’attività omicida può essere associata a periodi di forte stress o depressione dell’Angelo della morte associati anche alla presenza, in alcuni casi, di disturbi di personalità quali il disturbo borderline, istrionico, narcisistico. "A differenza di altri omicidi" aggiunge Pezzuolo, "quelli commessi dagli Angeli della morte non sempre sono facili da identificare come omicidi dal momento che queste morti possono facilmente essere scambiate per moti naturali e, come tali, archiviate.


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Nadia Francalacci