Perché l'infermiera-killer è diventata un'eroina
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Perché l'infermiera-killer è diventata un'eroina

Daniela Poggiali, accusata di omicidio a Lugo, riceve decine di lettere di ammiratori. Conquistati forse dal suo sorriso e dalla sua aria spavalda

L'hanno vista nei filmati dei Tg sorridere sicura e spavalda giusto pochi giorni dopo l'arresto. E poi ancora l'hanno vista nelle foto pubblicate alla spicciolata dai giornali locali dove lei, fisico allenato in palestra e corti capelli biondi sempre a posto, saluta sorridente da spiagge dei mari del sud.

Tanto è bastato a diversi ammiratori per maturare un desiderio impossibile: conoscere l'infermiera dell'ospedale 'Umberto I' di Lugo, nel ravennate, arrestata per le morti sospette in corsia. E così in poco tempo sono diverse le lettere arrivate in carcere alla donna, la 42enne Daniela Poggiali. Qualcuno tra i mittenti, per garantirsi più chance di risposta, ha addirittura allegato alle missive dei francobolli. L'infermiera, residente a Giovecca di Lugo, si trova nel carcere di Forlì dal 9 ottobre scorso, giorno in cui è stata raggiunta da un'ordinanza di custodia cautelare per la morte dell'8 aprile scorso di una paziente di 78 anni legata, secondo l'analisi medico legale, a una dose letale di potassio iniettatale in concomitanza con la somministrazione di un farmaco.


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Accertamenti sono in corso anche su altri 38 decessi verificatisi nei primi tre mesi dell'anno nello stesso reparto dell'ospedale lughese quando era in servizio la 42enne: di questi, almeno 10 - dalla lettura delle cartelle cliniche - presenterebbero lati oscuri. Come dire che erano siì pazienti in condizioni critiche: tuttavia la loro morte, che prima o poi sarebbe arrivata, non era attesa in quel momento. Un quadro insomma quello delineato finora dalla Procura di omicidio pluriaggravato.

Ma ad alimentare il desiderio di conoscere l'infermiera, non sembrerebbe contribuire solo il fascino esercitato su taluni da questo tipo di reati. C'eè anche l'immagine che la 42enne ha finora offerto di sé. Quella di una donna sicura e volitiva della quale - almeno secondo i verbali di sommarie informazioni - avevano soggezione non solo molte colleghe, ma pure diversi medici. Una donna che non si è lasciata sfuggire una lacrima nemmeno quando di notte i carabinieri sono andati a prenderla nella sua abitazione. Una breve esitazione l'ha colta solo quando in caserma le hanno preso le impronte digitali. Poi di nuovo determinata e sfrontata: come quando uscendo dall'aula dell'interrogatorio di garanzia stretta tra una nuvola di agenti della Penitenziaria, ha rassicurato il compagno e un'amica presenti nei corridoi del Tribunale. E poi ha sorriso ai giornalisti allungando il collo quasi come per mettersi in posa.


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