Incendio
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Incendi sul Vesuvio, di chi è la mano criminale

Oltre cento ettari di parco in fumo. Le cause dei roghi? Bande organizzate e difesa dell'abusivismo tra le ipotesi più accreditate

I roghi che stanno bruciando il patrimonio ambientale italiano, da Messina al parco del Vesuvio, da San Vito Lo Capo al calabrese - dove sono morti due anziani nel tentativo di spegnere le fiamme - lasciano una scia nera, anzi, nerissima. Di morte, devastazione e dubbi.

Troppi focolai, troppi chilometri arsi, perché gli incendi si siano generati da soli, per autocombustione. Dietro, tanto per cambiare, c'è la mano umana. Una mano criminale

Bande organizzate dietro ai roghi al Vesuvio

"Ci sono bande organizzate di delinquenti che per ragioni economiche o speculative incendiano pezzi del nostro territorio. La soluzione è individuarle, metterle in galera e buttare la chiave": è la secca analisi del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.   

Le motivazioni di atti così irresponsabili e deprecabili? "Ci sono interessi economici, il bisogno di garantirsi successivamente il lavoro anche da parte di fasce di precariato. O c'è chi, come nell'area del parco del Vesuvio, mette in campo operazioni di resistenza e sabotaggio".

L'ipotesi criminale: difendere l'abusivismo imperante 

Le ipotesi e gli indizi vanno infatti tutti in una direzione: dietro ai roghi sul Vesuvio è probabile ci sia l'intento di difendere l'abusivismo regnante in quella zona. L'ente che gestisce il parco nazionale ha intrapreso una lotta intensa contro l'abusivismo: migliaia di costruzioni abusive sono sotto sequestro e destinate alla demolizione. I ricorsi dei proprietari hanno rallentato l'iter. Probabilmente anche la furia devastatrice delle fiamme rallenterà e destabilizzerà. La supposizione che va per la maggiore è che si voglia delegittimare il governo del territorio: intoppare, immobilizzare, salvare i propri interessi

È addirittura intervenuto l'esercito è per arrestare l'intervento di ulteriori mani criminali. "Abbiamo bloccato tutte le vie di accesso al parco nazionale e stiamo pattugliando assiduamente il territorio per segnalare nuovi roghi e individuare e bloccare eventuali piromani", racconta il maggiore Carlo Bianchi, comandante del II gruppo tattico Terra dei Fuochi dell'Esercito.

Inneschi dolosi (ma senza l'uso di animali)

Oltre cento ettari sono già andati in fumo, nel parco nazionale del Vesuvio, che include il territorio di tredici comuni. Ercolano e Torre del Greco tra le zone più colpite. Dalla procura di Torre Annunziata è stato aperto un fascicolo su incendi dolosi a carico di ignoti. 

Le forze dell'ordine hanno trovato inneschi che confermano la tesi del dolo. Per un po' si è diffusa sui social network anche la voce che animali vivi, gatti cosparsi di benzina, siano stati usati come miccia degli incendi.

"Notizie prive di ogni fondamento", secondo Stella Cervasio, garante dei diritti degli animali del Comune di Napoli. "Non risulta a nessuno degli inquirenti che stanno svolgendo indagini una simile atrocità". 

Un piromane arrestato in Puglia

In Puglia un piromane è stato arrestato in flagranza di reato dai carabinieri della Forestale. Si tratta di un coltivatore diretto, fermato mentre appiccava un incendio boschivo doloso in un'area adiacente alla sua proprietà nel comune di Solopaca, in provincia di Benevento.    

I militari, che tenevano sotto controllo l'area già oggetto negli ultimi anni di reiterati incendi boschivi, hanno sorpreso l'uomo intento ad appiccare il fuoco in diversi punti. 

Gli incendi sul Vesuvio - Foto

Vesuvio
ANSA/CIRO FUSCO
L'incendio sul Vesuvio così come è visibile da Napoli, 12 luglio 2017.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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