Il diario del conclave - 11 marzo
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Il diario del conclave - 11 marzo

Mentre i cardinali discutono dello Ior, il toto-papa fa tre nomi: Scola, Scherer e Ouellet. La diretta web

Dieci congregazioni generali, oltre 160 interventi dei cardinali. I lavori del “preconclave” sono stati molto impegnativi e diversi cardinali confidano di essersi stancati di tutta questa serie di interventi (“più faticoso di un Sinodo: ognuno si alzava e diceva la sua su un problema della Chiesa”). In realtà è stata l’occasione per fare un giro di orizzonte molto ampio e libero su tutte le principali questioni che interrogano la comunità cristiana: tutti hanno parlato con grande schiettezza e senza riserve. “Proprio questa libertà ha fatto crescere la fraternità e l’unione nel collegio cardinalizio”, osserva il cardinale di Vienna, Chrostoph Schoenborn.

L’ultima mattinata di discussione è stata dedicata a uno dei temi più spinosi e controversi: l’Istituto per le opere di religione (lo Ior), definito impropriamente “la banca vaticana”. Il cardinale Tarcisio Bertone, che presiede la commissione di vigilanza, ha tenuto una relazione sugli ultimi tempestosi mesi dello Ior, che hanno visto le dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi, la nomina del nuovo presidente Ernst von Freyberg, il difficile negoziato con le autorità di vigilanza monetaria europea per entrare  nella “white list” e il recente blocco dei bancomat vaticani da parte della banca d’Italia.

I porporati hanno preso coscienza che il problema della gestione delle finanze in Vaticano è ancora un nodo dolente che necessita, come il resto della Curia, di una profonda riforma in nome della trasparenza e della sobrietà. Un compito difficile da affidare al successore di Benedetto XVI che, alla luce delle discussioni del preconclave, si troverà sul tavolo già un’agenda piena di impegni e di obiettivi complessi.

Nel pomeriggio sono proseguiti i contatti e le riunioni riservate tra i cardinali, mentre i 90 “conclavisti” (cioè addetti al conclave, dai cerimonieri agli autisti, dagli infermieri ai cuochi) hanno giurato nella cappella Paolina, di fronte al camerlengo, il cardinale Bertone, di conservare il silenzio su tutto ciò che vedranno e udiranno durante il conclave, pena la scomunica.

L’ultimo atto, prima che il camerlengo intimi “l’extra omnes” (“fuori tutti” dalla cappella Sistina) sarà la “Missa pro eligendo Romano Pontifice” che si terrà nella basilica di san Pietro, presieduta dal cardinale decano Angelo Sodano. Concelebreranno tutti i membri del collegio cardinalizio. Nell’omelia Sodano, che non parteciperà alle votazione perché ha superato gli 80 anni di età, darà le ultime indicazioni e suggestioni ai cardinali elettori prima dell’inizio degli scrutini.

Il “borsino” dei candidati vede sempre come favoriti l’italiano Angelo Scola e il brasiliano Odilo Scherer. Ma se entrambi non riuscissero a raggiungere la soglia dei 77 voti richiesti per l’elezione, i porporati potrebbero far convergere i propri voti sul canadese Marc Ouellet. Molto apprezzato anche l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan. E se anche lui non riuscisse a farsi strada potrebbe far confluire i suoi suffragi sul connazionale di Boston, il cappuccino Sean Patrick O’Malley. Tra i cosiddetti “outsider”, ma con buone probabilità di essere presi in considerazione: l’austriaco Christoph Schoenborn e il brasiliano Joao Braz de Aviz.

Pour Fait-Religieux

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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