Il caos delle scuola con il Covid, raccontato dai ragazzi
(Ansa)
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Il caos delle scuola con il Covid, raccontato dai ragazzi

Norme poco chiare che generano confusione, come racconta questo studente di 9 anni davanti a regole diverse a seconda del prof in cattedra

Mentre in famiglia ci chiedevamo quale senso avesse far cominciare l'anno scolastico e dopo quattro giorni fermare tutto per le elezioni, al senso civico di una figlia che sarà scrutatrice al seggio e che si chiede da chi e come saranno disinfettate le matite copiative dopo ogni votazione, si è contrapposto lo scambio di messaggi con "Nipote 1" che mi raccontava i suoi primi tre stressanti giorni di lezione in prima media.

Copio e incollo i messaggi: Zio il problema è che il Prof 1 dice "In classe però togliete la mascherina, se no respirate la vostra anidride carbonica e vi fa male". Il Prof 2: "il metro di distanza ai posti c'è solo se state dritti. Se raccogliete una penna o vi sbracate sul banco è meno di un metro. Quindi fermi, diritti, o mettete la mascherina. Prof 3: se interrogati però abbassatela, se no non si capisce niente. Prof 4: se interrogato però alzatela, che è in quel momento che esce la "sputazza". Zio, il problema è ricordarsi chi vuole che cosa."

Sono molto orgoglioso di lui, è pragmatico e concreto, quindi la sera successiva azzardo un messaggio in chat: "Oggi a scuola?"

La risposta non arriva immediatamente, ma dopo una decina di minuti il non ancora adolescente confeziona il suo rapporto giornaliero: "Si è rotto l'elastico della mascherina di Andrea, e Prof 2 l'ha riattaccato con la cucitrice. Però ha toccato la mascherina con le mani e lui è andato in bagno a lavarla e si è punto. Il Prof no, non si è lavato le mani. Però ha sgridato Maria perché ha regalato a Piero la sua mascherina di riserva, lui l'aveva persa."

Dopo qualche minuto interviene con una telefonata sua madre: "Ciao, a me oggi è stato riferito che in una scuola del centro Italia la dirigente scolastica ha preteso che gli allievi gettassero nei rifiuti la mascherina al momento dell'ingresso a scuola, tutte, anche quelle lavabili, e che gettassero all'uscita quelle fornite dalla scuola. Di fatto lasciando senza mascherina per il rientro a casa quanti non ne avevano di scorta".

Cerco quindi di tranquillizzarla spiegando che potrebbe trattarsi di una diceria, che mi pare strano, ma lei mi invia immediatamente il messaggio originale sul telefonino e mi invita a controllare.

Sarà che per indole cerco sempre di ridimensionare le storie, ma il mio buttare acqua sul fuoco la fa arrabbiare fino a quando, nel successivo battibecco, mi arrendo senza condizioni perché la donna mi minaccia di inserirmi direttamente nella chat della classe. Desisto, non potrei certo sopravvivere a una trentina di madri scatenate e la telefonata finisce con la mia resa incondizionata. A pareggiare pensa mio nipote: "Domani vieni a prendermi dopo scherma? Non abbiamo gli spogliatoi e mamma dice che puzzo di sudore..."

Vado, chissà che cosa mi potrà raccontare, oggi credo avesse educazione artistica, potrebbero essere successe cose molto divertenti. (Forse continua)

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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