I 5 fatti più importanti della settimana 4/8 aprile
Dallo scandalo Panama Papers fino alla sicurezza su WhatsApp, senza dimenticare il caso Regeni
Sono tanti gli avvenimenti che hanno caratterizzato questa prima settimana di aprile. Oltre al caso di Giulio Regeni che chiude a tinte fosche il weekend, si va dallo scandalo Panama Papers alle proteste di Bagnoli contro il governo Renzi, passando per la nuova procedura di sicurezza utilizzata dal sistema di messaggistica più usato al mondo, WhatsApp.
Lo scandalo Panama Papers
Panama City, sede dello studio Mossack Fonseca, da cui è partita la fuga di notizie sulle società off shore, che ha coninvolto centinaia di persone in tutto il mondoANSADue parole per uno scandalo di dimensioni colossali. È stato ribattezzato “Panama Papers”, il cui nome è dato dagli 11,5 milioni di documenti emersi da un'inchiesta giornalistica sui conti off-shore che vede coinvolti numerosi leader politici, dello sport internazionale e della cultura.
L’inchiesta è partita da alcune rivelazioni trapelate dallo studio legale Mossack Fonseca per finire nelle mani del giornale tedesco Suddeutsche Zeitung, poi condivise con diversi giornalisti di vari media internazionali tra cui Guardian e Bbc. Mentre per l’Italia l’esclusiva è de L’Espresso.
Il giornale tedesco Zeitung racconta di come i soldi venissero dirottati all’estero da funzionari dell’intelligence, da leader politici e criminali. Un’inchiesta che allargandosi a macchia d’olio fa venir fuori anche i nomi di esponenti dello spettacolo e dello show business. In mezzo a tanti nomi altisonanti 100 sono italiani. Tra quelli già emersi nei giorni scorsi figurano anche Luca Cordero di Montezemolo, Barbara D'Urso, Valentino Garavani, Daniel Fonseca e Jarno Trulli.
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Protesta a Napoli contro Matteo Renzi
Il corteo di protesta contro il premier Matteo Renzi, atteso nel pomeriggio in città per partecipare alla cabina di regia su Bagnoli, Napoli, 6 aprile 2016ANSA/CESARE ABBATEL’arrivo del premier Matteo Renzi il 6 aprile a Napoli per la partecipazione alla cabina di regia su Bagnoli non è stato di certo ben accolto. Un gruppo di manifestanti, partito da Piazza Dante, ha dimostrato il suo dissenso verso il Governo, intonando cori contro l’esecutivo e aprendo il corteo con cartelli dagli sloogan più vari che andavano dal “Napoli sfiducia il Governo Renzi” fino al “Non c’è trippa per ratti, Renzi torna nelle fogne”. I manifestanti, divisi in varie zone, hanno avuto anche alcuni scontri con le forze dell’ordine. Nonostante queste proteste, in Prefettura, la riunione della cabina di regia per riqualificare la zona di Bagnoli, fissata per le ore 18, ha avuto comunque il suo svolgimento.
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Il figlio di Riina nella trasmissione di Vespa, Porta a Porta
Il conduttore di "Porta a porta", Bruno Vespa, durante il lancio della puntata dove andrà in onda l'intervista a Salvo Riina, figlio del boss della mafia siciliana Totò Riina, Roma, 06 aprile 2016. ANSA/CLAUDIO PERI“Amo mio padre e la mia famiglia, non tocca a me giudicare le azioni della mia famiglia”. È con queste parole che Salvo Riina, figlio del “Capo dei Capi” Totò Riina, racconta di sé e di quello che rappresenta per lui il padre, nel salotto buono della Rai, Porta a Porta. A intervistarlo il padrone di casa Bruno Vespa che tra le domande ha incluso anche il libro che Riina junior ha scritto sul rapporto con suo padre e con la sua famiglia. Non poche le proteste che si sono scatenate, sia prima che la trasmissione andasse in onda ma che a poco sono servite per bloccarla sia dopo, tanto da indurre la commissione antimafia parlamentare a convocare la presidente della Rai, Monica Maggioni, e il direttore generale, Antonio Campo Dall’Orto, per avere chiarimenti sulla vicenda.
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Più sicurezza su WhatsApp
YASUYOSHI CHIBA/AFP/Getty ImagesIl 5 aprile ogni utente che utilizza WhatsApp, il sistema di messaggistica istantaneo più usato nel pianeta, si è trovato a dover avviare la procedura di crittografia “end-to-end”, ovvero una tecnica che permette di leggere chiaramente un messaggio solo al mittente e al destinatario senza che ci sia intercettazione da parte di altri. Tutto questo per cercare di tutelare ancora di più quel concetto che si prova sempre a non tenere in considerazione quale quello della privacy.
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La beneficenza si fotografa di nudo
Si chiamano "nelfie" e sono i selfie (quasi) nudiScott Indermaur /Stockimo/AlamySi fa beneficenza autoscattandosi nudi. O quasi. Questa la nuova frontiera dei selfie senza veli, i cosidetti “nelfie”, postati poi sulla nuova piattaforma www.nelfie.org spiegando con poche parole a chi si donano i fondi e perché. Il primo a dar vita nella pratica a questa idea, è stato il co-fondatore della piattaforma Tom Wren con una foto personale, del tutto senza veli, sfocata ad arte.