La guardia nazionale voluta da Hollande in Italia sarebbe inutile
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La guardia nazionale voluta da Hollande in Italia sarebbe inutile

Un'esperta di intelligence spiega perché non serve aggiungere strutture di sicurezza. E il ruolo della criminalità nel controllo del territorio

“La sicurezza non si può improvvisare e soprattutto non si può pensare di farla creando una nuova struttura. Prima occorre capire quali sono le dèfaillance di quelle esistenti. Poi, eventualmente, pensare di progettarne un’altra”. Margherita Paolini, esperta di intelligence e geopolitica, non nasconde le sue perplessità davanti al progetto annunciato dal presidente francese Hollande di creare una guardia nazionale che in Francia aiuti le forze dell'ordine nella lotta contro gli attacchi terroristici. Il nuovo corpo, secondo quanto ha precisato l'Eliseo, sarà creato dalle riserve operative già esistenti.

Dottoressa Paolini, che cosa non la convince?
Per creare una struttura come la intende Hollande, occorre del tempo che la Francia purtroppo non ha a disposizione considerando che è sotto attacco. Il tempo è un elemento fondamentale perché una struttura possa essere efficiente in quanto occorrono archivi, dossier, metodi… soprattutto metodi che i nuovi uomini devono apprendere.

Credo che la Francia debba prima mettere ordine tra le strutture esistenti ovvero polizia e intelligence, e semmai successivamente pensare ad un’altra struttura di supporto. Intanto, però, deve capire perché ha così tanti “buchi” nella sicurezza, perché le informazioni ‘sensibili’ non circolano e perché l’intelligence sembra non esistere. Se Hollande riesce a risolvere questi problemi, non credo debba creare una guardia nazionale.

Secondo lei, in Italia, potrebbe essere utile un’ulteriore struttura così come l’ha ideata Hollande?
“Le struttura parallele sono sempre negative. No, non credo. In Italia, abbiamo dei Servizi Segreti che hanno una lunga esperienza legata anche al terrorismo interno. Un’esperienza che adesso si sta rivelando estremamente importante in quanto ha ‘cristallizzato’, nel tempo, metodi investigativi e operativi che oggi sono applicabili anche al terrorismo islamico. Inoltre, credo che in Italia una struttura “alla francese” sia del tutto superflua in quanto, per la prevenzione degli attentati svolge un ruolo molto importante anche la presenza della criminalità organizzata.

In che senso…
Dove c’è una presenza molto forte della mafia, anzi, diciamo in generale della criminalità organizzata, è molto difficile che si possano compiere attentati. O meglio, si abbassano tantissimo le probabilità che si possano verificare. Mi spiego. Le mafie sono strutture estremamente organizzate che presidiano il territorio e creano collegamenti, legami anche in altri Paesi. Pensiamo ai Balcani e al traffico illegale di armi e droga. La criminalità per potere svolgere tranquillamente questi traffici ha creato dei presidi e di conseguenza anche degli accordi non solo con le organizzazioni criminali locali ma anche con i terroristi, che proprio in quelle aree si addestrano.

Se con i primi instaurano rapporti “commerciali”, con i secondi un patto di “non belligeranza” ovvero in cambio di supporti logistici così come passaporti falsi o altro, chiedono la “tranquillità” di poter portare a compimento i loro traffici illegali. Un attentato in un territorio dove vi è una forte presenza mafiosa, convoglierebbe una maggiore presenza delle forze dell’ordine, una maggiore attenzione da parte di quegli apparati dello Stato che la criminalità organizzata vuole tenere lontano. Ecco forse perché fino ad ora non vi sono stati attentati nel nostro territorio. Detto ciò, in Italia c’è comunque una struttura d’intelligence molto preparata, con uomini validi e capaci con anni di esperienza alle spalle e che conoscono perfettamente il terrorismo.

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Nadia Francalacci