"Ho ucciso mio marito per salvarmi la vita"
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"Ho ucciso mio marito per salvarmi la vita"

Parla Luciana Cristallo, assolta per legittima difesa

Questa è la storia di una vittima. La storia di una donna che ha pagato due volte. La prima per le violenze subite dall'uomo che ha amato alla follia, la seconda per essersi dovuta difendere da lui fino ad ammazzarlo.

A stabilirlo, oggi, è una sentenza di primo grado emessa dalla III sezione della Corte d'Assise di Roma: Luciana Cristallo ha ucciso l'ex marito, Domenico Bruno, per legittima difesa. Il suo compagno di allora, Fabrizio Rubini, accusato di averla aiutata ad occultare il cadavere, assolto perché il fatto non sussiste. L'accusa, che chiedeva l'ergastolo, aveva ipotizzato anche la premeditazione.

Tutto ebbe inizio la notte del 27 gennaio del 2004 quando Domenico Bruno aggredì, per l'ennesima volta, la sua ex moglie in casa. Lei, per difendersi, non poté fare altro che afferrare il primo coltello capitato sotto mano e colpirlo per 12 volte. Il cadavere, gettato nel Tevere, riaffiorò un mese dopo su una spiaggia di Ostia. Il 5 aprile del 2005 Luciana e Fabrizio vennero fermati.

Assistita dai suoi avvocati Giovanni Sabatelli e Giorgio Antonicelli, dopo la sentenza di assoluzione Luciana Cristallo ha deciso di parlare per la prima volta e raccontare l'incubo che ha vissuto per anni. E ha deciso di farlo perché tante donne, in questi giorni, le hanno inviato messaggi di solidarietà e le hanno chiesto di non fermarsi. Di non tacere. Proprio quello che, anche attraverso questa intervista, lei adesso implora loro di fare: denunciare, gridare al mondo quello che subiscono. Perché se Luciana è una sopravvissuta, troppe altre no. Solo dall'inizio del 2012  sono state 101 le donne ammazzate da uomini. L'ultima, Carmela, aveva appena 17 anni.

La stessa età che aveva Luciana quando conobbe Domenico, l'uomo che avrebbe sposato 11 mesi dopo e che le avrebbe dato quattro figli. Un sogno di felicità, il suo, infranto contro la natura di lui che, con il tempo, sarebbe diventato sempre più sospettoso e geloso fino ad arrivare a controllare ossessivamente gli spostamenti della moglie, il suo telefono, le sue  amicizie. E addirittura a pedinarla. “Era la mia ombra costante – racconta Luciana - cronometrava quanto ci mettevo ad andare da un posto all'altro. Tutto quello che sfuggiva al suo controllo diventava un' occasione di lite”.

Perché, nonostante questo, lei scelse di restare con lui?

Perché la speranza di tenere insieme il nostro matrimonio era più forte di tutto. Avevo l'incoscienza di pensare che gli sarebbe passato, che si trattasse solo di un momento, che lui in realtà mi amava.

Invece?

Invece quello che amava davvero erano gli schiaffi, afferrarmi per i capelli e, follemente, stringermi il collo.

Quando ha pensato per la prima volta che lui potesse ammazzarla?

Quando è morto.

Per questo lo ha ucciso?

Non credo potesse esserci, in quel momento, la possibilità di una scelta differente. E' stato istinto di sopravvivenza. Non ho pensato ad altro che a salvarmi la vita.

E lo rifarebbe?

In quelle condizioni sì.

Come si è sentita nei giorni successivi?

Vedevo sangue ovunque, non facevo altro che pulire. Vedevo il sangue e vedevo lui, lui era costantemente presente. Ho smesso di vederlo quando ci sono stati i funerali.

Si è mai pentita di quello che ha fatto?

Forse ho fatto una cosa sbagliata perché è morta una persona, ma ho salvato la mia vita.

Pensa che quanto accaduto potesse, in qualche modo, essere evitato?

Se davanti a una tragedia annunciata avessi ricevuto più aiuto, forse sarebbe andata diversamente.

Si è sentita abbandonata?

Domenico è riuscito a fare terra bruciata intorno a me. E' riuscito ad allontanare tutti da me. I miei amici avevano paura di lui che non faceva altro che minacciare chiunque mi si avvicinasse. I miei vicini di casa provavano a intervenire, ma nessuno è mai riuscito a bloccarlo. Anche quando un giorno ebbe una crisi terribile e spaccò tutto, i poliziotti arrivarono a casa e poi me lo hanno lasciato là.

I suoi quattro figli le hanno mai rimproverato la perdita del padre?

Mai. Li ho sempre avuti vicini. Ma hanno sofferto moltissimo. La più piccola per anni ha avuto paura che uscissi di casa anche solo portare a spasso il cane. Un altro, che ha assistito davvero a troppi episodi orrendi, per lo choc balbetta.

Secondo lei cosa pensano le altre donne di quello che ha fatto?

Per quanto possa sembrare assurdo, in tante mi hanno ringraziato per quello che ho fatto e mi hanno scritto di non fermarmi, di andare avanti. Ma sono io a voler dire loro di parlare, di far venire fuori quello che vivono. Perché finché loro non denunceranno, non urleranno al mondo quello che avviene, la paura che le angoscia, gli uomini continueranno a farsi forza del terrore che riescono a incutere.

Perché tante donne non riescono a farlo?

Perché vorrebbero odiare i loro uomini che in parte, però, amano anche. Perché hanno paura di essere allontanate dai figli, che accada di peggio, di essere uccise. L'introduzione del reato di stalking è stato un fatto importantissimo, ma purtroppo non basta e si tende ancora a minimizzare.

Si aspettava di essere assolta?

No, non mi aspettavo che finisse così e non so cosa aspettarmi dagli altri due gradi di giudizio. Spero solo di poter riprendere in mano la mia vita e restituire alla mia famiglia, ai miei figli, quello che ci è stato tolto. Anche se questa sentenza non è, e non potrà mai essere, una spugna che cancella la tragedia che ho vissuto, oggi, comunque, sono più serena.

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Claudia Daconto