Gli incroci tra Bossetti e il padre di Yara
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Gli incroci tra Bossetti e il padre di Yara

I due lavoravano nello stesso cantiere che era di proprietà di due soci: il marito della sorella gemella del presunto assassino e il miglior amico di Fulvio Gambirasio. E i vecchi colleghi aggiungono...   20 domande agli inquirenti - I due investigatori eroi - L'opinione dell'avvocato Gentile - Chi ha pensato ai figli del presunto killer?

Massimo Giuseppe Bossetti dice di non conoscere Yara e la sua famiglia, di aver incontrato il papà una sola volta in cantiere. Fulvio Gambirasio, dal canto suo, sostiene, insieme con la moglie Maura, di non essersi mai imbattuti nel presunto assassino della loro figlia: «Forse l’avremo visto in paese, da giovani», ma nulla di più.

Tutto ciò appare strano, e proviamo a capire il perché. Brembate di sopra è un comune di circa 7 mila abitanti dove, messa in conto anche la proverbiale riservatezza dei bergamaschi, tutti si conoscono. Per capirci, la famiglia Bossetti ha abitato per trent’anni a circa 500 metri di distanza da via Rampinelli, abitazione dei Gambirasio. In ogni modo, nel periodo in cui Yara scompare, Bossetti orbita e lavora nello stesso cantiere di Fulvio Gambirasio. Il primo, ripetiamo, come muratore, il secondo con la sua ditta che realizza coperture per le costruzioni.

Non si tratta di un cantiere qualsiasi. I datori di lavoro sono due soci, che qui chiameremo Tizio e Caio. Il primo, Tizio, è il marito di Laura Letizia, la sorella gemella del presunto assassino. Quindi suo cognato. Il secondo, Caio, è uno dei più cari amici di Fulvio Gambirasio. Lo era prima della scomparsa di Yara e lo è ancora adesso. Insomma, non due mondi estranei e separati, ma in qualche modo collegati, all’interno di una comunità in cui già ci si conosce tutti, almeno di vista.

Massimo Giuseppe Bossetti ammette un solo incontro con il papà di Yara. Ma chi ha lavorato con loro nello stesso cantiere ha raccontato agli inquirenti che i momenti di contatto sono stati certamente più di uno, che i due non potevano non conoscersi, e che Bossetti è stato tra quelli che hanno avuto una parola di conforto per l’affranto Gambirasio nei giorni successivi la sparizione della figlia. Eppure il papà di Yara, comprensibilmente sconvolto, non ricorda il contatto con il presunto assassino della figlia.

Non sono questi particolari di poco conto, perché consentono di far luce sulla dinamica del sequestro di Yara: è stata prelevata a forza all’uscita della palestra? O tratta in inganno con una scusa da un conoscente? Ha seguito di sua spontanea volontà quello che sarebbe diventato il suo aguzzino? Se Bossetti non parla, bisogna comunque trovare una risposta a queste domande.

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