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Gli esercizi spirituali di papa Francesco ispirati da Ionesco e Saint Exupery

Perché è significativo che le meditazioni della Quaresima per la prima volta prendano spunto da testi di autori laici del XX secolo

La "rivoluzione" di papa Francesco si materializza anche nel corso degli esercizi spirituali della Quaresima in corso da domenica scorsa ad Ariccia, presso Roma.

Qui, per la prima volta, le meditazioni prendono lo spunto da testi di due grandi autori del XX secolo scorso, rigorosamente laici, il drammaturgo Eugene Ionesco e Antoine de Saint Exupery. Ma anche da testi di altri poeti contemporanei come l'italiano Tonino Guerra.

All'incontro, il quarto da quando papa Bergoglio è asceso al Soglio di Pietro, insieme al pontefice partecipano tutti gli esponenti della Curia Romana (tra cardinali, vescovi e monsignori). Un uditorio, quindi, formato esclusivamente da ecclesiastici invitati dal predicatore ufficiale del ritiro, il religioso portoghese don José Tolentino de Mendonca, a meditare sul significato della Quaresima partendo da testi come La sete e la fame, scritto nel 1964 da Ionesco (nato in Romania nel 1909 e morto in Francia, a Parigi nel 1994) riconosciuto come grande esponente del teatro dell'assurdo, e Il piccolo principe, capolavoro della letteratura fantastica per adolescenti, scritto nel 1943 da Antoine de Saint Exupery, un anno primo di morire per un incidente aereo nel Mediterraneo all'età di 44 anni.

LA SETE DI CRISTO ATTRAVERSO GLI AUTORI LAICI

Tema del ritiro – che nelle intenzioni di papa Francesco deve preparare "adeguatamente" i rappresentanti della Curia pontificia alle prossime festività pasquali - "La scienza della sete", che nelle intenzioni di padre José Tolentino de Mendonca, delinea "i contorni effettivi della sete come bisogno fisico, come riconoscimento dei nostri limiti, della nostra vulnerabilità estrema. La sete ci priva del respiro, ci esaurisce, ci sfinisce, ci lascia assediati e senza forze per reagire, ci porta al limite estremo".
Fondamentale, quindi, per il predicatore conoscere tali limiti anche attraverso l'aiuto di scrittori e poeti non necessariamente ecclesiastici, attraverso i quali è possibile conoscere più a fondo il significato del periodo quaresimale.
"La poetessa Emily Dickinson diceva che la sete – ha spiegato padre Tolentino de Mendonca secondo quanto riportato dalla Radio Vaticana - ci insegna il cammino dell'acqua. Io credo molto in queste parole".

Ecco perché "i poeti saranno molto presenti in queste meditazioni. A me interessa molto il contributo che la letteratura può dare alla vita spirituale. La letteratura è molto reale, non è astratta, è incarnata nei personaggi in parole poetiche che sono le più vicine alla nostra esperienza umana, non è ideologica, rappresenta il mondo e la vita come essa è, senza scegliere. Allo stesso tempo, cerca sempre una interiorità. Non si fida solo in ciò che si vede. Perciò la letteratura è un cammino per arrivare al cuore. Lo proporrò in alcune meditazioni in un modo molto centrale". Tra gli autori scelti dal predicatore, oltre a Ionesco e de Saint-Exupery, Pessoa, Clarice Lispector, e "alcuni italiani, tra i quali uno che amo molto, dialettale, che ha lavorato molto per il cinema, Tonino Guerra".

UNA PREDICAZIONE FUORI DAL COMUNE GRADITA AL PAPA

E così, fin dal primo giorno di ritiro e di meditazioni, il predicatore portoghese, "aiutandosi" con la lettura di alcuni testi scelti tra i maggiori autori laici contemporanei, fa notare che Cristo "ci promette di dissetarci, riconoscendo che siamo incompleti e in costruzione: Gesù sa quanti ostacoli ci frenano e quante derive ci ritardano. Siamo così vicini alla fonte e andiamo così lontano... La sete dell'uomo di oggi si tramuta nella disaffezione nei riguardi di ciò che è essenziale, in una incapacità di discernimento. Il consumismo oggi non è solo materiale ma anche spirituale".

Infatti, sottolinea don Tolentino de Mendonca, "le nostre società che impongono il consumo come criterio di felicità trasformano il desiderio in una trappola: ogni volta che pensiamo di appagare la nostra sete in una vetrina, in un acquisto, in un oggetto, il possesso comporta la sua svalutazione e questo fa crescere in noi il vuoto. L'oggetto del nostro desiderio è un 'ente assente', è un oggetto sempre mancante".

Si tratta sicuramente di una predicazione fuori dal comune che – stando a quanto filtra Oltretevere – il pontefice ha gradito molto. Un po' meno qualcuno del suo seguito poco sensibile alla letteratura contemporanea. Ma che gli addetti ai lavori hanno apprezzato senza riserve, come il professor Giulio Ferroni, secondo il quale "sono tutti segni della grande apertura culturale del pontificato di Papa Francesco: più prevedibile nel caso del Il piccolo principe, ma certamente più inattesa per Ionesco".

Secondo Ferroni - docente emerito di Storia della Letteratura all'università 'Sapienza' di Roma e fra i curatori dell'ultima opera edita dalla Treccani sul contributo della letteratura italiana alla storia del pensiero - "Sono autori molto diversi, che rappresentano due prospettive opposte della letteratura del Novecento: uno la negatività, l'altro l'approdo verso valori positivi, ma tutti e due rientrano a pieno titolo nell'atteggiamento di grande attenzione che specie negli ultimi tempi la Chiesa dimostra verso tutte le forme della cultura laica contemporanea, dove gli elementi di crisi, malessere, assenza, vuoto, anche nella loro negatività più radicale, si ricollegano a un bisogno di spiritualità. La Chiesa si sa confrontare molto bene con il 'negativo' che domina la cultura contemporanea, leggendolo ovviamente dal suo legittimo punto di vista".

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Orazio La Rocca