Ferrovie, l’Odissea sulla Genova-Milano
ANSA/ FERROVIE DELLO STATO
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Ferrovie, l’Odissea sulla Genova-Milano

Quindici ore per fare 150 chilometri. L’11 dicembre il maltempo ha mandato in tilt decine di treni nel Nord-Ovest. Ecco cosa è successo

Ronco Scrivia (Genova), 11 dicembre 2017, pochi minuti prima delle 8 di sera. Alla stazione dei treni, da un convoglio regionale straordinario, scendono centinaia di persone. Sono studenti, giovani lavoratori, signore e signori di mezz'età e c‘è anche qualche anziano sulla 70ina. In pochi minuti affollano un minuscolo scalo ferroviario palesemente inadeguato a ospitarli tutti, con i marciapiedi ricoperti di una neve spessa che una fitta pioggia gelata sta trasformando lentamente in poltiglia. 

Bloccati a Genova 

Sono  tutti viaggiatori che arrivano da Genova e che da ore tentano di raggiungere in treno Milano o le altre città del Nord.  Alcuni hanno un appuntamento di lavoro l’indomani, qualcuno un esame all'università e molti altri, più semplicemente, stanno facendo ritorno a casa dopo il ponte dell'Immacolata trascorso sulla riviera ligure di Levante o di Ponente, in Toscana o in Costa Azzurra. Per tutte quelle centinaia di persone, il viaggio verso il Nord si è trasformato una vera e propria Odissea. Dalla mattina dell'11 dicembre la linea Genova-Milano è infatti completamente in tilt, causa maltempo, anche se i motivi tecnici del blocco restano un mistero. 

In Liguria, tutti gli intercity in arrivo da Ponente si sono “arenati” alla stazione di Genova Piazza Principe, quelli in arrivo da Levante si sono invece fermati a Brignole. C'è chi si è messo in viaggio dalla mattina alle 6 e alle soglie delle 8 di sera non è riuscito ancora a percorrere quei maledetti 150 chilometri che lo separano da Milano. Il traffico ferroviario è in panne e di approdare nel capoluogo lombardo non c'è verso. Anche Torino è irraggiungibile dalla costa. Buona parte dei viaggiatori, vedendo l'aria che tira, hanno deciso già alla mattina di fare dietrofront, prendendo il primo treno utile per tornare da dove sono venuti e  rimandando la partenza al giorno dopo. 

Un pomeriggio in attesa

Ma  sono tanti quelli che a Milano devono andare per forza. C’è la signora Vera che l’indomani mattina ha un aereo per Francoforte, il signor Mario che è partito da Massa e deve rientrare a Monza perché ha finito le ferie, c’è Elisabetta che ha in calendario  un esame di statistica all’Università. Tutti loro, a Genova, hanno atteso per ore, invano. Su tutti gli intercity i capitreno hanno  spiegato che la linea era boccata e che occorreva mettersi l'animo in pace. “Ci scusiamo per il disagio”, ha detto per ore la voce dall'interfono, “restate in attesa di ulteriori comunicazioni”. Quelle comunicazioni tanto attese, però, non sono mai arrivate. Le uniche notizie certe erano solo le soppressioni a raffica degli intercity partiti la mattina da est e da ovest, che uno dopo l'altro avevano ormai terminato a Genova la propria corsa.

 A Brignole, nel pomeriggio inoltrato, c'era stato però un ultimo barlume di speranza: chi era rimasto sull'intercity 666, l'ultimo ad avere ancora qualche chance di partire, era stato invitato a scendere e a recarsi al servizio di assistenza-clienti in biglietteria, dove era pronta una soluzione “ingegnosa”: tutti i passeggeri diretti al Nord erano stati appunto dirottati su un treno regionale speciale diretto nella  minuscola stazione di Ronco Scrivia. Lì una serie di Pullman rimediati d'emergenza (perché non farli partire direttamente da Genova?) era pronta a trasportare tutti a Tortona (Al), dove altri treni regionali erano predisposti per portare i passeggeri fino a Milano o Torino. 

E così, dopo tutte quelle peripezie, verso le 8 di sera dell'11 dicembre 2017  centinaia di persone partite alla mattina si trovano stipate in un angusto sottopassaggio della stazione di Ronco Scrivia, su scale semi-ghiacciate, in attesa di salire su un quartetto di autobus da una cinquantina di posti ciascuno. A dirigere il trasbordo c'è soltanto una solerte controllora di Trenitalia, che si è già premurata di annotarsi su un foglietto di carta la destinazione di tutti i passeggeri. 

Sotto la neve a Ronco Scrivia

Il suo sforzo è titanico ma riesce a fare quasi tutto da sola, a parte qualche piccolo aiuto ricevuto in stazione da un terzetto di operai in tuta arancione. Delle forze dell'ordine non si vede l'ombra ma le centinaia di passeggeri, quasi stipati nel sottopassaggio della stazione di Ronco Scrivia, per fortuna avanzano  disciplinati verso i pullman che li aspettano sulla strada, eseguono alla lettera gli ordini, non senza mugugni, proteste e invettive contro le ferrovie italiane. 

Lentamente, quasi per miracolo, tutto fila liscio. I bus arrivano a Tortona, dove i treni regionali straordinari fanno il loro dovere e riportano al Nord tutti i passeggeri. Chi è partito poco dopo l'alba, alle 6 o 7 di mattina, giunge a Milano dopo le 22 della sera. Nell'Italia dei Frecciarossa che a 300 all'ora attraversano le pianure, solcano le valli, trapassano le montagne da banda a banda, ci sono persone che hanno impiegato 15 ore per percorrere poche centinaia di chilometri.

Certo, c’è il maltempo, il gelicidio, la neve sui monti. Ma fa impressione vedere centinaia di persone al freddo, in una piccola stazione alle falde degli Appennini dove non hanno mai messo piede prima. Fa impressione vedere che a gestire l'emergenza sul luogo c'è una donna che fa quasi tutto da sola. E fa impressione  sapere quanto i viaggiatori hanno dovuto aspettare per completare la tratta: 150 chilometri in 13 ore, poco più di 10 chilometri l’ora.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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