Expo 2015: uno sguardo alle incompiute
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Expo 2015: uno sguardo alle incompiute

Il piano di candidatura dell'Esposizione universale era molto più ricco di quello attuale, e prometteva maggiori ricadute per la città. Ecco tutte le opere che si sono perse o ridimensionate strada facendo

Terminata la corsa contro il tempo, archiviate le polemiche, l’Expo 2015 prende il via. Accanto all’orgoglio esibito mediante hashtag e alla soddisfazione per un evento che ha già superato i dieci milioni di biglietti venduti catapultando Milano al centro dell’attenzione mondiale, resta tuttavia il rammarico per quel che poteva essere e non è stato: molti dei progetti iniziali, infatti, sono stati ridimensionati o posticipati e di alcuni, addirittura, si è persa ogni traccia. Ecco una breve ricognizione sul "lato B" dell’Esposizione universale.

I non pervenuti

Alzi la mano chi si ricorda del museo d’arte contemporanea che avrebbe dovuto svettare su Portello, dando filo da torcere al Guggenheim di Bilbao e alla National Gallery di Londra, o la Città del Gusto, che doveva finalmente riqualificare l’area dell’Ortomercato ed essere pronta addirittura nel 2011. E ancora: la cittadella della giustizia a Porto di Mare, un milione di metri quadri comprensivi di sezione distaccata del tribunale, nuovo carcere ed esposizione permanente dedicata a Cesare Beccaria; il nuovo stadio di atletica leggera di Rho; il Centro di ricerca biomedica avanzata ai margini del parco agricolo, pensato per invertire il trend della fuga di cervelli; la Biblioteca europea con sette milioni di volumi e il museo interno sull’esperanto. No? Eppure tutte queste strutture comparivano nel dossier di candidatura presentato da Milano nel 2006 e rappresentavano, insieme alle vie d’acqua e di terra, il nocciolo dell’eredità che l’Expo avrebbe lasciato al capoluogo lombardo. Sono state tutte accantonate fra il 2010 e il 2013.

Il rendering della Città della giustizia presentato dal Comune nel 2008.

Le vie ridimensionate

La nuova Darsena, inaugurata il 25 aprile, è un gioiellino. Peccato che nelle intenzioni iniziali del comitato organizzatore dovesse trattarsi dello snodo iniziale della ben più ambiziosa Via d’acqua, capace di trasformare Milano in una novella Amsterdam collegando i Navigli al sito espositivo con un percorso tutto navigabile: progetto archiviato a causa di difficoltà logistiche, ripetuti tagli al budget e contestazioni degli ambientalisti. Sorte ancora peggiore è toccata alle Vie di terra, il nuovo percorso pedociclabile da 22 chilometri che avrebbe dovuto collegare Darsena e fiera con le attrazioni culturali milanesi, soppresso a novembre 2011 per risparmiare una novantina di milioni.

Le infrastrutture zoppe

La strada statale Rho-Monza, il collegamento infraterminal dell’Aeroporto di Malpensa e buona parte della Tangenziale estrena di Milano non sono stati consegnati in tempo. Ma i ritardi infrastrutturali più gravi riguardano le metropolitane. La linea 6 è stata cancellata e parzialmente integrata nella nuova linea 5 (Bignami-San Siro), che tuttavia non è ancora interamente accessibile. Il piano originario delle 21 fermate della linea 4 (Linate-Lorenteggio) si è fermato invece al minimo indispensabile: una sola fermata, da Linate a Forlanini, da dove poi i viaggiatori possono prendere il passante ferroviario. Il resto sarà pronto, forse, nel 2018.

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Gianluca Ferraris

Giornalista, ha iniziato a scrivere di calcio e scommesse per lenire la frustrazione accumulata su entrambi i fronti. Non ha più smesso

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