Expo 2015: la Cassazione scagiona la G-Risk
ANSA / MATTEO BAZZI
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Expo 2015: la Cassazione scagiona la G-Risk

I giudici hanno sbloccato i fondi posti sotto sequestro per l'inchiesta sugli appalti

Expo 2015, la Cassazione ieri sera ha annullato il provvedimento del Tribunale del riesame di Milano, presentato dai legali della G-Risk e di Giuseppe De Donno, legale rappresentante della società. I giudici supremi della sesta sezione del Palazzaccio non hanno ravvisato illegalità da parte dell'azienda di intelligence e di sicurezza privata, dell’ex ufficiale dell’Arma, De Donno, nel giudicarsi gli appalti per l'evento milanese più importante al mondo. 

L’inchiesta Expo 2015 nasce all’incirca due anni fa. Per il pm di Milano, Alfredo Robledo e il giudice per le indagini preliminari, Andrea Ghinetti, l’ex ufficiale del Ros, (Giuseppe De Donno ndr), legale rappresentante della società G-Risk, nonché imputato nel processo palermitano sulla presunta trattativa Stato-mafia, il 7 agosto 2009 era stato nominato dall’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, come membro del comitato per la legalità e trasparenza delle procedure regionali per l’Expo.

Ora è accusato di aver ricevuto e sottoscritto incarichi con Infrastrutture Lombarde Spa, (cioè il braccio destro della Regione Lombardia di Expo 2015) per un’equivalente di circa mezzo milione di euro, scavalcando, secondo la procura di Milano, tutte le procedure previste per l’assegnazione degli appalti alle società di investigazioni e sicurezza.
 
Secondo gli inquirenti, le concessioni  per i servizi dovevano essere conferite mediante una procedura negoziata con altri concorrenti. Per il gip Ghinetti, “Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde e Piepaolo Perez, capo dell’ufficio gare e appalti, avrebbero assegnato le consulenze direttamente alla G-Risk, con violazione delle norme in vigore”.
 
Gli investigatori in base alla corrispondenza rivenuta sul computer di Perez, scoprono accordi rinnovabili con la G-Risk, per il “servizio di rilevazione del rischio ambientale e legale nell’ambito delle attività istituzionali e operative”, costituendo secondo il magistrato Robledo e il giudice Ghinetti, un “ingiusto profitto” e “un danno per l’ente conferente”.
 
Il 20 marzo scorso Antonio Rognoni e Pierpaolo Perez vengono arrestati per associazione a delinquere, turbativa d’asta e truffa. Mentre Giuseppe De Donno, l’ex ufficiale dell’Arma, braccio destro del giudice Falcone, viene accusato di concorso in turbativa d’asta, concorso in truffa ai danni dello Stato e concorso di falso in atto pubblico oltre al sequestro  in via preventiva di 560mila euro, come l’equivalente di una somma stimata dai giudici per “ingiusti profitti”.
 
Nell’aprile scorso il Tribunale del riesame di Milano, conferma la tesi del pm Alfredo Robledo.
 
Ieri sera intorno a mezzanotte il colpo di scena. La Cassazione annulla con un’ordinanza dettagliata il provvedimento del Riesame, criticando i giudici sia per il sequestro preventivo di mezzo milione di euro a carico della G-Risk sia per non aver ravvisato alcuna illeicità, illegalità  o “comportamenti devianti” nella condotta della stessa società e del suo legale rappresentante, Giuseppe De Donno.
 
Ora tocca al Riesame, pronunciarsi di nuovo, dopo il giudizio pungente espresso dalla Cassazione.

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Anna Germoni